Cronache
La "gaffe" di Milo Infante, anche i giornalisti hanno un cuore
L'esperto conduttore di "Ore 14" si è reso protagonista di un lapsus freudiano che rivela la sua bontà d'animo, di fronte a un caso davvero agghiacciante
Milo Infante, vicedirettore di Rai Due, è un giornalista esperto, di quelli che si sono formati alla vecchia maniera, facendo cronaca e quindi incontrando il dolore e le vicissitudini che vanno a ingrossare il bagaglio professionale. Lo si potrebbe quindi ragionevolmente immaginare come uno di quei cronisti con il pelo sullo stomaco, abituati a tutto, al punto che, come recita un vecchio adagio, “se vedono la vittima di un incidente non si fermano per chiamare l’ambulanza, bensì per sottrarle la carta di identità e quindi avere la foto da portare di corsa al giornale”.
E invece no. Nel corso della puntata odierna di “Ore 14”, nella quale era presente anche il direttore di affaritaliani.it Angelo Maria Perrino, l’esperto conduttore è andato incontro a un piccolo, grande lapsus freudiano. Introducendo il collegamento sull’atroce infanticidio di Mesenzana, ha chiesto come stessero i bambini, che invece purtroppo erano stati uccisi dal padre, il quale poi ha completato l’opera togliendo la vita anche a se stesso.
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Più che una gaffe, una vera e propria rimozione, che in psicologia indica un meccanismo di difesa consistente nel cancellare la realtà, quando questa diventa troppo crudele per poterla sopportare. E quale altro caso di cronaca nera potrebbe essere più agghiacciante di una storia del genere, quella di un papà ritenuto “normale” che pianta un coltello nel petto del figlio chierichetto e poi della figlia animatrice di parrocchia?
C’è chi descrive questi atti come “inumani”, ma sbaglia: purtroppo fanno anch’essi parte dell’essere umano, mentre gli animali non uccidono i propri cuccioli, provando nei loro confronti un naturale istinto di protezione. Gli esseri umani, invece, a volte lo fanno. Come specie, sappiamo renderci protagonisti tanto di azioni inqualificabili, quanto di straordinari atti di empatia e compassione. E nella momentanea défaillance di Milo Infante è proprio questo che bisogna leggere: non un errore, ma il rifiuto dell’orrore. Anche i giornalisti hanno un cuore.