Giambruno, e Antonio Ricci provocò un -12% in Borsa

Dopo la pubblicazione dei fuori onda del compagno della premier, Mediaset ha perso il 12% di capitalizzazione in cinque giorni

di Marco Scotti
Antonio Ricci
Economia

Giambruno, Ricci fa perdere milioni a Mediaset  

Che strano paese questa nostra Italia. Basta una trasmissione televisiva che maligna sul fidanzato della premier e subito l’emittente che ha mandato in onda gli audio birichini crolla in Borsa e perde il 12% in cinque giorni. Si innesca un meccanismo a matrioska che rende chiaro quanto siamo provinciali e lontanissimi dalle logiche che regolano il rapporto rigoroso tra media e potere in luoghi più evoluti.

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Dice niente il Regno Unito? Con il suo giornalismo da “cane da guardia” che morde il potere perché sa che è l’unico modo per averci a che fare. Che cosa insegna invece il tracollo di Mediaset in Borsa? Prima di tutto che la relazione tra Biscione e Forza Italia è talmente netta che si pensa che una vicenda personale (ma esiste la vita privata per i personaggi pubblici?) possa incrinare la salute del governo. E si ritiene che l’esecutivo medesimo possa entrare in contrasto con la trasmissione e con la stessa Mediaset. La quale è governata da una famiglia che, guarda caso, ha appena garantito i 90 milioni di debito di Forza Italia. Il cortocircuito perfetto, insomma. Berlusconi non c’è più, ma il cognome continua a pesare tra gli Azzurri. E allora la domanda sorge spontanea.

Possibile che nessuno, pur nella sacrosanta necessità di garantire la libertà di stampa, non abbia alzato un dito e abbia detto ad Antonio Ricci che un’uscita di quel tipo avrebbe potuto causare guai seri? Un’azienda quotata, che deve rispondere anche ai suoi azionisti, brucia milioni di capitalizzazione perché una trasmissione tv non può essere fermata di fronte a nulla. Sarebbe tutto bellissimo, se non fossimo in Italia. Dove, appunto, non si spezza il cordone ombelicale che ancora lega una famiglia che ha un network televisivo a un partito che è la terza gamba del governo. Sarebbe bello se si avesse la possibilità di recidere questo nodo gordiano con un taglio di spada, come fece Alessandro Magno. Ma questa possibilità non c’è: e allora non ci resta che un bel bagno di realtà. Ricci, dopo i primi audio, andava consigliato: “Fermati o ci andiamo a schiantare”. E se è vero, come fonti autorevoli hanno confermato ad Affari, che ci sono altri audio che coinvolgono il governo, c’è da allacciare le cinture di sicurezza.

E prepararsi allo schianto.

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