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Economia
Borsa, Mediaset perde anche nel giorno della Bce colomba

Mediaset cade ancora in Borsa: tensione alle stelle. E Vivendi...

Felix The Cat
 

In cinque giorni Mediaset ha bruciato il 12% della sua capitalizzazione di Borsa e oggi vale meno di 1,2 miliardi di euro. Una notizia che non può fare piacere a Marina e Pier Silvio Berlusconi che, dalla pubblicazione degli audio di Andrea Giambruno, hanno dovuto parare diversi colpi (su cui torneremo tra poco). Ma è una brutta novità anche per Vincent Bollorè e per la sua Vivendi che detiene, complessivamente, oltre il 22% delle azioni e più del 23% dei diritti di voto di Mediaset. A seguito di una pacificazione tra il finanziere bretone e i Berlusconi, la holding francese può cedere la sua partecipazione a patto che venga raggiunto un determinato valore – rimasto per ovvie ragioni segreto – ma che sarebbe ben lontano da quello attuale.

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E il calo del 12% in questi giorni “costringe” Vivendi a rimanere nell’azionariato di Mediaset. L’impegno preso nell’estate del 2021 era quello di vendere l’intera quota entro il 2026, con Finivest che avrebbe avuto un diritto di prelazione. Solo che quasi metà del tempo è passata e nel frattempo i francesi si sono ritrovati in trappola con Tim. La svalutazione operata è di circa tre miliardi e la speranza di poter vendere la quota del 24% a 0,5 euro per azione sembra destinato a rimanere nel libro dei sogni. A meno che non si trovi un accordo con Kkr in cambio del via libera definitivo alla cessione della rete. Gli americani potrebbero ritrovarsi in mano una quota consistente di azioni della SerCo che, una volta rimessa a nuovo, potrebbe rappresentare un buon asset. Troppi condizionali, comunque, per poter stabilire che sia fattibile.

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Ma Mediaset ha anche un altro problema: deve rapidamente far capire che non è in rotta di collisione con la premier, nonostante gli audio di Giambruno. Qui può venire in soccorso del Biscione la storia. Striscia la Notizia, infatti, qualche anno fa dedicò a Ennio Doris e Mediolanum – che rappresenta forse il miglior investimento di Berlusconi – puntate piuttosto dure in riferimento al modello di business. Insomma, dicono ambienti vicini a Mediaset, Antonio Ricci è una scheggia impazzita ed è impossibile tenerlo a bada. Sarebbe come chiedere alla Rai di mettere il bavaglio a Sigfrido Ranucci e al suo Report (rigorosamente con l’accento sulla “o”). 

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In molti però sospettano che vi sia stata una “manina” che ha saputo dei servizi di Striscia e li ha voluti usare contro la Meloni, magari come monito per ricordarle che insomma, la tassa sugli extraprofitti delle banche – che pure porterà poco o niente – forse non è una grande idea. E questa tesi sarebbe avvalorata da quella chiosa nel post su Facebook in cui la premier ha attaccato chi ha pensato di colpirla “in casa”. Chi sono coloro che l’hanno voluta pestare sugli affetti? La vulgata vuole che siano Pier Silvio e Marina, che sarebbero stati informati preventivamente e avrebbero usato come un maglio queste informazioni

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Quello che appare evidente è che Mediaset oggi è parte integrante della narrazione politica nostrana. Non era successo con il Cav, succede invece in questi giorni. E il peso è destinato ad aumentare visto che i cinque figli di Silvio hanno integralmente garantito, tramite fideiussione, i 90 milioni di debiti creati da Forza Italia. Dunque è evidente che il rapporto tra il partito e la famiglia è ancora più solido di un tempo. I tentativi di chiamarsi fuori sono in realtà destinati a fallire, tanto che in molti scommettono su una discesa in campo di Pier Silvio. 

Tornando a Mediaset, anche in una giornata positiva per i mercati dopo l’annuncio della Bce, le azioni sono tornate a perdere. Pesa l’incertezza sul futuro. E pesa anche quella “minaccia” che è stata fatta da Giovanni Donzelli dicendo che non ci sarebbero più stati occhi di riguardo per il Biscione. Non trova conferme l’idea portata avanti da qualcuno che la stessa Vivendi, sfruttando la bassa valutazione di Borsa di Mediaset, possa essere interessata a una scalata. E in questo caso l’occhio di riguardo che verrebbe a mancare sarebbe quello del Golden Power, cioè il riconoscimento di interesse nazionale per l’azienda del Biscione. Probabile, dunque, che non ci saranno vendette di sorta. Ma c’è un ultimo dato che non potrà fare piacere a Mediaset: il taglio del canone costringerà la Rai a reperire risorse in altro modo, ed è probabile che per farlo avrà la possibilità di alzare il tetto della pubblicità, erodendo la “torta” delle tv private. E questo sì che sarebbe uno schiaffo per il Biscione. 

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