L'inflazione rovina i piani confusi della Lagarde: che fare con i tassi?
I dati Istat di oggi sono una doccia gelata non soltanto per gli italiani che si ritrovano con un carrello della spesa ingestibile
Christine Lagarde, dilettanti allo sbaraglio
La domanda inizia a farsi sempre più concreta: Christine Lagarde sa che cosa sta facendo? A vedere gli effetti delle sue azioni, parrebbe proprio di no. I tassi d’interesse continuano a salire, i mutui sono sempre più cari – il che significa che le famiglie possono permettersi case più piccole per importi più contenuti o, nel peggiore dei casi, accantonano qualsiasi sogno di acquisto – eppure l’inflazione non scende. Anzi, ha ripreso a salire.
I dati Istat di oggi sono una doccia gelata non soltanto per gli italiani che si ritrovano con un carrello della spesa ingestibile, aumentato dell’8,3% in un anno (mentre gli stipendi sono saliti solo del 3%). Ma lo sono anche per la Bce che, dopo aver perso la guida di Mario Draghi, si muove ora come un topo in trappola e continua a sbattere. Christine Lagarde verrà ricordata come la più inadeguata tra le personalità che hanno fatto parte dell’Europa unita.
Zerbino di Macron, poi carnefice della Grecia ai tempi della Troika e del Fmi, oggi brancola nel buio e ogni volta che apre bocca fa disastri. Ricordiamo ancora molto bene il “non siamo qui per chiudere gli spread” che costò il 18% alla Borsa di Milano e la peggiore seduta della storia di Piazza Affari. Eravamo agli albori della pandemia da Coronavirus, ancora non sapevamo che cosa sarebbe successo, ma la capa della Bce si muoveva con la delicatezza di un elefante in una cristalleria.
Ora rimane il grande dilemma: che fare? Se anche con un rialzo abnorme dei tassi (si vocifera che l’obiettivo sia di arrivare al 4%), mentre i mutui a tasso variabile sono cresciuti di oltre il 50% in un anno, l’inflazione non si arresta, forse c’è qualcosa che non funziona. E qualcuno inizia ad alzare la mano e a dire: sicuri che sia questa la strada più corretta?
A parziale discolpa della Lagarde sembra che nessun rimedio in questo momento abbia effetto e che le regole classiche dell’economia stiano saltando. Non rallenta la crescita, non rallenta neanche il mercato del lavoro. Nessuna crisi, neanche artificiale, nemmeno a causa della guerra in Ucraina. Il punto è che alzare i tassi d’interesse non significa artatamente girare una manopola, vacuo esercizio astratto. Vuol dire rendere più complessa la finanza per le imprese, significa che i fondi avranno meno voglia di investire capitali nelle imprese. Silicon Valley Bank dovrebbe aver insegnato che non bisogna scherzare troppo con il fuoco.