Politica

Giuseppe Conte da Vespa: l'avvocato del Popolo e il ritorno del populismo

Di Giuseppe Vatinno

Giuseppe Conte chiama gli orfani del reddito di cittadinanza alla piazza alle barricate. A lui Zelig il trasformista di Woody Allen fa un baffo

Giuseppe Conte da Bruno Vespa e il ritorno del populismo

“Abbocchi sempre all'amo, le barricate in piazza le fai per conto della borghesia che crea falsi miti di progresso” cantava il grande Franco Battiato in “Up Patriots to arms”. Ora Giuseppe Conte chiama gli orfani del reddito di cittadinanza alla piazza, alle barricate, soprattutto nel sud e soprattutto a Napoli dove c’è la concentrazione più alta di percettori di quello che è una sorta di voto di scambio. Ma, come cantava Battiato, le “barricate le fai per conto della borghesia”, sottinteso di sinistra e i barricaderi sono invece i poveri, coloro che credono ai “falsi miti”, a Conte appunto. In tutto questo l’illusionista, il mago di Oz, è sempre lui, l’“avvocato del popolo”, l’uomo venuto dal nulla e presentato dal suo ex allievo ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a fare addirittura il Presidente del Consiglio, una storia tipicamente italiana. Ce lo siamo sorbiti in piena epidemia e nessuno può scordare i contestatissimi Dpcm con cui ha imprigionato gli italiani.

L’avvocato del popolo, di ispirazione francese, è un gran furbacchione ed indubbiamente abilissimo. Con l’allure del bel tomo, ti vende qualsiasi cosa perché ha una faccia che ha la proprietà topologica di adattarsi a qualsiasi evenienza, anche se a Roma si chiama diversamente. Lui finge di crederci e tu ci credi. È uno che ti può vendere l’idea che a Hiroshima ti saresti potuto abbronzare e che in tutto c’è alla fine un fondo di bene.

Conte ha la forma dell’acqua: cioè nessuna o meglio tutte, visto che riesce ad adattarsi perfettamente a qualsiasi contenitore perché a lui interessa solo il contenuto che si declina unicamente con una parola: il potere. Lui è pirandellianamente uno, nessuno e centomila. Ha un’aria sorniona di quello che la sa lunga, dell’amicone sorridente che ti mette la mano sulla spalla e ride e scherza garrulo ed è ciarliero con te ma poi quando lo saluti e ti avvii per la tua strada avverti una strana sensazione nelle terga. Dal suo punto di vista è un grande. In un’Italia che ha creduto a Vanni Marchi e al mago do Nascimento e che ora crede alla veggente di Trevignano che vede la madonna sa di poter fare di tutto e lo fa con grazia e stile, accompagnato da quella pochette che lo caratterizza come un apostrofo nero sul potere.

Giuseppe Conte? A lui Zelig il trasformista di Woody Allen fa un baffo

Solo in Italia poteva vendere di essere di destra con il governo giallo – verde di Salvini – Di Maio, solo in Italia poteva vendere di essere di sinistra con il governo giallo – rosso dei Cinque Stelle – Pd, solo in Italia poteva vendere di essere di centro con Mario Draghi. A lui Zelig, il trasformista magistralmente interpretato da Woody Allen, fa un baffo. Conte è tutto e niente. Conte è l’etere di Aristotele, il nulla di Anassimandro, il vuoto di Anassimene; è un soffio di vento nel cielo di maggio e lo trovi ovunque. Alzi un legnetto e sotto c’è Conte, scosti un cespuglio e lì c’è Conte.

Così ieri si era è comparso a “5 minuti”, la striscia informativa di Bruno Vespa, prendendo il posto occupato la sera prima da Renzi da poco giornalista, suo arcinemico. Il tema era il rapporto M5S –Pd con Vespa che, perfidamente, faceva notare che Conte aveva tecnicamente “fottuto” la Schlein fregandogli un posto per il pupillo Bonafede, eletto membro laico del consiglio di presidenza della giustizia tributaria. È chiaro che l’alta carica è stato il pagamento dell’antico debito di riconoscenza. Ovviamente Zelig – Conte è tornato “destro” con il nuovo governo che pur di far un dispetto al Pd si è accordato per piazzare Bonafede, rimasto senza incarichi.

Giorgia Meloni è abbastanza scaltra per sapere gestire la cosa, ma la presenza di Conte nelle vicinanze, l’alito fumante del drago, per rimanere in temi tolkeniani, deve farle tenere alta la guardia perché l’avvocato pugliese ha fregato nell’ordine: Salvini, Di Maio, Grillo e da ultimo pure Draghi. Si dice che lo stesso Putin e il suo nemico Zelensky, se lo vedono, si mettono spalle a muro e chiamano i droni, papa Francesco quando lo vede sorride e tira fuori il crocefisso. Trump lo ricorda ancora affettuosamente come “giuseppi”, quando era populista e sovranista e magari se sarà eletto di nuovo lo troverà a fare un’altra volta “l’avvocato del popolo”. Conte è come il diamante: è per sempre.