Mps, aumento da almeno 2,5 mld: così a Siena si aprono nuovi scenari
Una voce insistente parla di un Crédit Agricole “pigliatutto”, intanto la banca continua a pesare sui conti degli italiani...
Lo Stato è il principale azionista di Mps con una quota del 64,2%
Un nuovo aumento di capitale da almeno 2,5 miliardi per Monte dei Paschi di Siena: è quanto ha annunciato il ministro dell’Economia Daniele Franco annunciando che l’operazione dovrà essere completata entro il 2022, prima di una vendita dell’istituto a chiunque sia disposto ad accollarsi la banca più antica d’Europa.
È bene ricordare che lo Stato è il principale azionista di Mps con una quota del 64,2% e che quindi se dovesse rendersi necessaria un’ulteriore iniezione di liquidità, questa non potrebbe costare meno di 1,6 miliardi agli italiani. Non esattamente una bella prospettiva, se si pensa che i governi hanno sempre teso più di una mano al Monte, iniettando oltre 5,4 miliardi di euro e comprando quote di stock di Npe tramite Amco per diversi miliardi. Non basta: la banca necessita anche di una cura “ricostituente” che la renda appetibile, un po’ come successo per le quattro banche e per Carige.
Che Mps debba essere ceduta è un dato di fatto arcinoto. L’operazione doveva essere completata entro la fine del 2021, poi la situazione difficile originata da pandemia e crisi delle materie prime ha permesso all’Italia prima di guadagnare qualche settimana, poi di ottenere un vero e proprio rinvio dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Ma è ovvio che non si possa andare avanti all’infinito. Dopo il mancato accordo con Unicredit, ora sembra che per il Monte si aprano diverse possibilità. La prima è quella che porta proprio in Piazza Gae Aulenti, con Andrea Orcel che, dopo l’improvvisa salita di Crédit Agicole (al 9,2%) e di Jp Morgan (al 6,47%) deve decidere che cosa fare. Il “Cristiano Ronaldo dei banchieri" è stato portato a peso d’oro a Milano per far decollare i conti di Unicredit – missione compiuta – ma anche per insidiare la dimensione sempre più elefantiaca di Intesa Sanpaolo. E qui ancora non ci siamo.
Possibile che Orcel e Draghi tornino a sedersi l’uno di fronte all’altro? In realtà, si tratterebbe di una prima volta, visto che la trattativa non è mai arrivata a mettere da una parte del tavolo il banchiere e dall’altra il premier. Ma non è l’unica possibilità per Mps.
Un’altra voce insistente parla di un Crédit Agricole “pigliatutto” pronto a consolidare il business in Bpm e, al tempo stesso, vogliosa di guardare in casa di Siena per capire se ci sia la possibilità di sviluppare nuove sinergie. La terza ipotesi, invece, è quella – al momento più remota – di una triangolazione Bper-Popolare di Sondrio-Mps per la creazione di un terzo polo molto radicato sul territorio.
Infine, lo stesso Daniele Franco non ha escluso il “papa straniero”, inteso come una banca che venga a Siena pronto a mettere sul piatto… quanto? Il valore azionario è attualmente di 883 milioni di euro. Naturale pensare che si debba trovare una soluzione che accontenti tutte le istanze. Quelle della conservazione dell’occupazione – dopo il piano di esuberi messo a punto – e della territorialità dell’istituto senese.
Davvero Franco non è a conoscenza della presenza di ulteriori candidati? Non si sa, quello che è certo è che, specie nel momento storico che stiamo vivendo, con le imprese e le famiglie che necessitano di maggiore sostegno, non c’è più grande voglia di vedere cifre notevoli confluire nelle casse di Siena.