Nomine al rush finale: da Donnarumma a Ferraris e Zafarana. Il borsino
In Enel la partita più accesa, ma molta incertezza anche per la presidenza di Leonardo e per il futuro di Del Fante. Mentre Cattaneo...
Nomine, il gran ballo al rush finale: il borsino
Mai nella storia recente si era assistito a un tale rumore di fondo, a un chiacchiericcio così costante e convulso come nella recente partita delle nomine per le aziende partecipate. Non è un trend iniziato ieri, perché sui telefoni dei giornalisti hanno iniziato ad arrivare veline già da agosto dello scorso anno. Da quando, cioè, è apparso evidente che il centro-destra avrebbe vinto le elezioni e che avrebbe menato le danze scegliendo i manager da mettere al comando di aziende che valgono in borsa oltre 150 miliardi.
Una storia in cui si intrecciano anche amori e rancori, in cui potenti portavoce raccontano alcune verità tra le lenzuola e altri si confidano con questo o quel magazine all’insaputa dei politici che, se sapessero, probabilmente non si mostrerebbero troppo felici. Un feuilleton in cui i giornalisti e i giornali diventano un’estensione di un ring in cui tutti mulinano le braccia cercando di colpire quanti più bersagli possibili. E in cui tutti cercano giacchette da tirare per farsi vedere, farsi sentire, farsi notare.
Nomine, quale futuro per Enel
Prendiamo ad esempio la partita di Enel. L’accusa a Francesco Starace è di aver aumentato il debito a dismisura. Vero o falso che sia (nel senso che non necessariamente aumentare l’esposizione significa essere in difficoltà, così come avere bassissima dipendenza dalle banche vuol dire conti in salute) l’ultimo bilancio presentato dalla principale azienda per capitalizzazione mostrava una netta inversione di tendenza. Ma ormai i diktat erano stati emessi, le scelte quasi irrevocabili. Quindi Starace fuori, indipendentemente dai risultati ottenuti. Per far posto a chi? Stefano Donnarumma ha avviato una campagna di riposizionamento da “grillino” che era. Ad esempio, con la partecipazione ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, unico manager insieme a Claudio Descalzi (che non dovrebbe avere problemi a rimanere in sella a Eni).
Con la vittoria del centro-destra il nome di Donnarumma è stato associato immediatamente a Enel, tanto che qualcuno ha iniziato a pensare che potesse trattarsi di una strategia. Pare, tra l’altro, che un recente appuntamento londinese abbia lasciati scettici gli investitori sulla capacità dell’attuale amministratore delegato di Terna di gestire un colosso come Enel. Da qui l’idea di affiancargli un manager di esperienza come presidente. Paolo Scaroni? È un nome adatto ma molto, forse troppo ingombrante.
Anche perché – dicono i bene informati – Claudio Descalzi sta spingendo molto perché il suo ex-capo non torni a ricoprire ruoli di peso nelle aziende del settore. Teme intromissioni, invasioni di campo, sconfinamenti di Enel nei terreni di Eni. Flavio Cattaneo rimane un mistero: il suo nome continua a circolare, ma lui smentisce categoricamente. Deve in effetti gestire la cessione di Italo da parte del fondo americano Gip e soprattutto l’incorporamento di Itabus nell’azienda ferroviaria. Due operazioni che lo renderebbero ancora più ricco di quanto già non sia. E in molti si chiedono: ma chi glielo farebbe fare di lanciarsi in un’avventura complessa come quella della guida di Enel?
Si fa anche il nome di Luigi Ferraris, che è stato nell’azienda oggi guidata da Starace e che ora guida le Ferrovie. In effetti, se l’attuale numero uno del colosso infrastrutturale, insignito per due volte del premio di Manager dell’anno, dovesse traslocare in Enel, permetterebbe a Matteo Salvini - ministro delle Infrastrutture - di indicare un nuovo capo per Ferrovie, oltre che per Rfi e per Trenitalia. E forse potrebbe scendere a più miti consigli anche sugli altri nomi.
Nomine, che cosa faranno Zafarana, Carta, Del Fante e non solo
In Leonardo il nome di Lorenzo Mariani rimane il più accreditato per sostituire Alessandro Profumo, mentre alla presidenza Luciano Carta e Giuseppe Zafarana, due generali, si contendono lo scranno. Chi la spunterà? I bookmaker oggi danno in lieve vantaggio il secondo, che non potrebbe più restare al timone della Guardia di Finanza avendo già beneficiato di una proroga. Se dovesse arrivare in Piazza Monte Grappa, a quel punto servirebbe collocare Carta (che potrebbe anche andare a Terna). Nell’azienda che gestisce l’infrastruttura elettrica, tra l’altro, potrebbe perfino rimanere Donnarumma, che ha raggiunto risultati commendevoli e che è al timone da un solo mandato, dopo l’esperienza in Acea.
Elisabetta Belloni è stata confermata a parole a capo del Dis, ma se dovesse arrivare la chiamata di Claudio Descalzi (che sta gestendo le nomine in prima persona) per andare alla presidenza dell’Eni, probabilmente non potrebbe dire di no. Anche perché il tema della presenza femminile rimane di grande attualità. Lucia Morselli e Giuseppina Di Foggia rimangono nomi che non infiammano, le società di selezione del personale non riescono a cavare granché nonostante le dirigenti donna siano ormai presenti e non sia poi così difficile trovare qualcuno che abbia la giusta esperienza.
Problemi e bisbigli. Poste rimarrà feudo di Matteo Del Fante? La ragione direbbe di sì, ma la necessità di distribuire nuove poltrone potrebbe perfino portare al ribaltone. Mettere al timone dell’azienda Giuseppe Lasco, ad esempio, permetterebbe di giocare una buona carta per il 2024, quando si libererà la casella di Cassa Depositi e Prestiti. Ma anche lì ci sarà bagarre: Antonino Turicchi è un altro nome spendibile, oltre a quello di Del Fante.
Dopo la riorganizzazione di Forza Italia, ci si aspetta un partito più “governista”. Se però questo si tradurrà in una maggiore malleabilità in materia di nomine, questo è tutto un altro discorso. Quello che è certo è che ora che il tempo inizia davvero a stringere le polpette avvelenate si moltiplicano. Tutti sgomitano, tutti vogliono un posto al sole: benvenuti al ballo delle nomine più movimentato di sempre.