Opzione Donna ridimensionata. I sindacati: manovra finanziata con le pensioni

Il sospetto delle parti sociali è che il governo abbia tolto 17mld ai pensionati per coprire il deficit nella legge di Bilancio

Economia

Manovra, 17mld in meno in tre anni ai pensionati. L'ammissione

La manovra di governo sembra finalmente pronta per le ultime limature, ma i sindacati sollevano dubbi sulle coperture finanziarie. L’impressione delle parti sociali - si legge su Repubblica - è che il governo abbia fatto cassa con le pensioni per coprire una manovra già finanziata per due terzi in deficit. Passare dagli scaglioni alle fasce per adeguare gli assegni al caro vita sottrae in 3 anni ai pensionati 17 miliardi dei 47 miliardi previsti dall’indicizzazione ripristinata da Draghi. Il governo attuale non si nasconde e nella relazione illustrativa alla manovra ammette, per due volte, che quello di Draghi era un «meccanismo più favorevole». L’altro capitolo previdenziale che crea fortissime perplessità è Opzione Donna.

Manovra, Opzione Donna smantellata: a 60 anni con parenti da accudire

Il governo - prosegue Repubblica - mette tre paletti così severi che solo 2.900 lavoratrici potranno usufruirne nel 2023 (contro le 17 mila di quest’anno): stanziati 21 milioni appena. Platea, a detta degli esperti, sovrastimata perché si esce a 60 anni solo se caregiver (con parenti da accudire), invalide al 74% oppure licenziate o dipendenti di imprese in crisi. L’età di uscita si abbassa a 59 anni con un figlio o a 58 anni con almeno due figli. Nel caso delle licenziate o impiegate in aziende in crisi si può lasciare a 58 anni senza vincolo di figli, unica deroga alle nuove rigidità. Dal 2008 hanno beneficiato di Opzione Donna 180 mila lavoratrici, dice la Relazione tecnica alla manovra, accettando un taglio fino al 30% dell’assegno per l’imposizione del ricalcolo contributivo.

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