Pnrr, l'Italia ha fallito l'obiettivo: tempo scaduto. Non era mai successo

I fondi potrebbero slittare al 2024 se entro luglio l'Ue non darà l'ok. Il vertice Fitto-Gentiloni e le tensioni: gravi ritardi su asili nido e colonnine

di Redazione Economia
Raffaele Fitto e Giorgia Meloni
Economia

Pnrr, sette obiettivi non centrati. Ora che succede all'Italia?

Brutte notizie per l'Italia, tempo scaduto per centrare gli obiettivi di fine giugno del Pnrr, sette progetti su 27 non sono stati completati. Doveva essere il giorno degli impegni rispettati per richiedere a Bruxelles la quarta rata, che vale 16 miliardi. E invece, - si legge su Repubblica - per il governo Meloni è il giorno della scadenza fallita. È la prima volta che accade da quando il Piano di ripresa e resilienza è partito. E a differenza dei 55 obiettivi agganciati alla terza rata, che è ancora congelata (appena qualche giorno fa, la Commissione europea ha chiesto all’Italia i contratti di locazione degli studentati), i 27 impegni non sono condivisi con il governo di Mario Draghi. Nel registro dei compiti da fare a casa ci sono sette spazi incompleti. Sono gli obiettivi che non si è riusciti a portare a termine, dagli asili nido alle colonnine elettriche.

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Se il traguardo di fine giugno è saltato, la colpa - prosegue Repubblica - è dei ritardi ereditati, oltre che dell'inflazione e delle altre cause che vengono indicate per giustificare la necessità di rinegoziare i 27 obiettivi. Provando a salvare l’intera rata, con la richiesta all’Europa di validare la rimodulazione dei sette target incompiuti. Anche di questo hanno parlato ieri, a Bruxelles, il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto e il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni, a margine del Consiglio europeo. Ma la trattativa non cancella l’affanno. Da qui la necessità di correre ai ripari, proponendo a Bruxelles di chiudere un occhio sul 20% mancante, con la promessa di mantenere l’impegno sul target finale. Oppure tre mesi in più di tempo, fino a fine settembre, per aggiudicare tutti gli appalti, escludendo a quel punto i Comuni in ritardo.

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