Privatizzazioni ok, ma solo per reinvestire in sanità, istruzione, innovazione

I conti però non tornano: la crescita prevista nella Nadef è dell'1% per quest'anno e dell'1,5% nel 2024

di Redazione Economia
Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti
Economia

Privatizzazioni, ecco perché potrebbero funzionare. Ma attenzione alle previsioni troppo ottimistiche

La prospettiva della riduzione del rapporto debito/PIL dall'attuale 144,4% del 2022 al 141,4% entro il 2024 secondo la Nadef (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) solleva alcune questioni importanti. Questa previsione è formulata nonostante l'attuale disavanzo del 4,5% del PIL quest'anno e del 3,7% l'anno prossimo, oltre a un aumento della spesa per interessi che raggiungerà il 4,1% il prossimo anno. Lo riporta Il Domani. 

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Tuttavia, le previsioni del governo si basano su tre presupposti che potrebbero essere considerati piuttosto incerti: una ripresa dell'economia, l'effetto dell'inflazione e l'attuazione di privatizzazioni. La crescita del PIL prevista nella Nadef è dell'1% quest'anno e dell'1,5% l'anno prossimo, nonostante il contesto economico globale mostri segni di deterioramento. Le stime del consenso, d'altra parte, prevedono tassi di crescita inferiori, circa dello 0,8% e dello 0,7% rispettivamente per il 2023 e il 2024.

Il meccanismo fisso delle aliquote impositive fa sì che l'inflazione possa far aumentare le entrate fiscali, poiché esse sono legate ai prezzi dei beni (come l'IVA e le accise) e ai redditi personali e societari, che tendono a salire con l'aumento generale dei prezzi. Tuttavia, la spesa pubblica corrente non segue lo stesso passo dell'inflazione. Di conseguenza, nella Nadef, le entrate fiscali aumentano del 7,4%, 5,5% e 2,5% rispettivamente nel triennio 2022-2024, mentre la spesa pubblica corrente, al netto degli interessi, cresce a un ritmo più lento, di circa due punti percentuali in media ogni anno.

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Nonostante la combinazione di una crescita sovrastimata e l'effetto dell'inflazione, il governo stima un disavanzo primario dell'0,8% del PIL quest'anno, che diventa un avanzo di appena lo 0,3% l'anno prossimo.

Tuttavia, va notato che le previsioni per gli anni futuri sono spesso incerte poiché si basano su ipotesi ottimistiche e affrontano un'elevata incertezza. L'avanzo primario è cruciale per valutare la sostenibilità dei conti pubblici, poiché indica quanto le entrate e le spese pubbliche influenzano il debito e la capacità del governo di sostenere il pagamento degli interessi. La precarietà delle previsioni sulle entrate e l'inflazione rende anche incerto il quadro per l'avanzi primari, suggerendo che la dinamica del debito pubblico potrebbe non essere ancora su un sentiero sostenibile.

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Inoltre, in presenza di un disavanzo primario o di un avanzo molto limitato, il ricorso alle privatizzazioni per ridurre il debito pubblico comporta di fatto la vendita di attività pubbliche per finanziare la spesa pubblica. Tuttavia, questa riduzione del rapporto debito/PIL sarebbe solo temporanea.

Perché le privatizzazioni abbiano un impatto significativo sulle finanze pubbliche, riporta Il Domani, dovrebbero essere accompagnate da un impegno a lungo termine verso avanzi primari e una moderazione fiscale costante. Questo approccio è stato efficace negli anni '90 quando le privatizzazioni hanno contribuito a ridurre il debito pubblico in Italia. Ma in mancanza di queste condizioni, le privatizzazioni da sole non risolveranno il problema della sostenibilità fiscale.

La presenza del governo come azionista in molte società è una pratica diffusa in Italia, ma questa pratica dovrebbe essere rivista. Le privatizzazioni potrebbero essere utilizzate per reinvestire il capitale pubblico in settori chiave come la ricerca, l'istruzione, l'innovazione tecnologica, la sanità, la sicurezza e la tutela dell'ambiente. Questi investimenti a lungo termine potrebbero aumentare la produttività nel paese.

Infine, è importante sottolineare che lo Stato come azionista ha spesso dimostrato di non essere in grado di ristrutturare in modo efficace le aziende pubbliche. In molti casi, le partecipazioni pubbliche sono state ereditate dal passato e le nomine nei consigli di amministrazione sono diventate un modo per i governi di distribuire favori politici. Questo ha portato a una mancanza di capacità nel prendere decisioni strategiche e a una resistenza nell'affrontare i costi sociali inevitabili della ristrutturazione. La vendita delle partecipazioni a investitori privati con esperienza potrebbe essere una soluzione migliore per liberare le risorse del settore pubblico e consentire una gestione più efficace delle aziende.
 

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