Economia
Privatizzazioni, FS per ora un'idea ancora tutta da definire. Mentre Mps...
Bisogna valutare il prezzo dell'alta velocità, al momento l'asset più interessante. Mentre a Siena si scommette sull'assoluzione di Viola e Profumo
Privatizzazioni, Fs un'idea "embrionale". Mentre Mps inizia ad accelerare
Tanto tuonò che (non) piovve. Neanche il tempo di leggere su alcuni giornali che le privatizzazioni potevano partire dalle Ferrovie, che subito ci si scontra con i primi ostacoli. Partiamo dai fatti: secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it al momento si tratterebbe semplicemente di un’idea, ancora tutta da mettere a fuoco. Anche perché i problemi ci sono, e anche notevoli. La vendita di Italo agli svizzeri di Msc per 4,2 miliardi ha avuto il merito di dare una valutazione a un asset di questo tipo. Ma quanto varrebbe l’alta velocità delle Ferrovie? Nei giorni scorsi era circolata una valutazione tra i 4 e i 5 miliardi.
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Ma siamo ancora nel novero delle ipotesi. Altro discorso è quello regolamentare. La rete di Ferrovie gestisce al contempo l’infrastruttura (tramite Rfi) e i treni che viaggiano sui binari. Anche qui: mentre l’alta velocità rimane la gallina dalle uova d’oro, il trasporto locale è decisamente meno di appeal. Ha problemi atavici e sta lentamente procedendo a un rimodernamento che impegnerà per anni. Ma anche l’alta velocità non può essere venduta senza stabilirne prima valore, investimenti necessari e quindi partecipazione dei privati alle spese ma anche ai ricavi.
La rete ferroviaria non ha una Rab, nonostante i binari siano sotto il monopolio di FS. La Regulatory Asset Base rappresenta una grandezza di riferimento primaria per la determinazione dei ricavi annui, e quindi del conto economico, di molteplici aziende operanti in settori regolati in regime di monopolio: per tali servizi le aziende fornitrici operanti in regime di monopolio, generalmente a controllo pubblico (statale, regionale, provinciale o municipale), vengono remunerate sulla base di criteri definiti ex ante allo scopo di evitare comportamenti abusivi connessi alla posizione dominante. E servirebbe poi eventualmente procedere allo scorporo dell'alta velocità da Fs.
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Il capitolo privatizzazioni avanza lentamente, dunque. C’è l’enorme punto interrogativo di Mps. Nei giorni scorsi è arrivata l’assoluzione per l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni. Con questa sentenza si dovrebbe concludere anche il pernicioso tema dei risarcimenti, per i quali si era scelto di non mettere a riserva nemmeno un euro nonostante un petitus potenziale da 11 miliardi. Ora, se davvero dovesse concludersi la vicenda giudiziaria – e non si capisce per quale motivo il processo di appello per Fabrizio Viola e Alessandro Profumo dovrebbe avere un esito differente – si dovrebbe per forza iniziare a parlare della cessione di una banca che, oggi, vale in borsa 3,23 miliardi.
Chi se la prende? Unicredit ha già detto più volte “no grazie”. Bper, che probabilmente si unirà in matrimonio con Banca Popolare di Sondrio, nega sdegnosamente. Il BancoBpm, che ha un presidente che Siena la conosce come le sue tasche, non ci pensa nemmeno. L’impressione è che a un certo punto servirà una pesante moral suasion del governo. Anche perché ora Mps è una banca tutto sommato sana, con una capitalizzazione congrua di mercato. E non può più essere ceduta con il famoso “euro” della trattativa con Unicredit.
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L’altra strada è la cessione di blocchi di azioni da parte del Mef. Ma quando Axa ha ceduto la sua quota il titolo è precipitato. Davvero si vuole provare a piazzare il 14-15% (per scendere sotto il 50%) in un’unica soluzione? La banca potrebbe immaginare di correre da sola soltanto se si allineassero molti, forse troppi pianeti. Il tempo stringe e l’Europa – che ci ha rimessi nel mirino – difficilmente ci darà altro tempo dopo il 2024. Anche perché la vicenda Ita non sembra voler arrivare a una conclusione in tempi brevi, tanto che si è parlato del tentativo del governo di coinvolgere Msc, fresca di acquisizione di Italo, per rilevare quote dell’ex-Alitalia. Il cantiere bolle, ma con i principali dati economici ormai in deterioramento serve bruciare le tappe.