Puglia, cala il turismo: "Prezzi troppo alti". Imprenditori furiosi: "Low-cost non c'è solo in Albania"

La Puglia soffre il calo del turismo dovuto al prezzi troppo alti. Intanto, l'Albania si trasforma pian piano nella nuova meta preferita dagli italiani

di Redazione Economia
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Puglia, calano i turisti a causa dei prezzi troppo alti. Ma tuonano gli imprenditori: "Il low-cost non esiste solo in Albania"

Dopo il trauma “bollette”, ora bisogna vedersela anche con il caro-vacanze. Proprio quando i prezzi di luce e gas iniziano finalmente ad abbassarsi dopo aver pesantemente gravato sui conti di milioni di famiglie, gli italiani non possono neanche godersi il meritato riposo nei mesi estivi a causa dei costi proibitivi delle località balneari.

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A lanciare l’appello, preoccupato per il calo dei turisti dovuto ai prezzi alti, è Francesco Caizzi, presidente della Federalberghi Puglia. “Il calo più importante si registra in zone balneari come il Salento e parte del Gargano, i nostri maggiori attrattori”, spiega Caizzi.

“La Puglia”, continua, “è turismo balneare. Ma anziché valorizzarlo lo abbiamo snobbato, privilegiando ad esempio i borghi o altre destinazioni. Per carità, non dico che sia sbagliato, ma lo zoccolo duro dei turisti che arrivavano da noi era legato alle spiagge. Oggi invece si sta puntando su altro cercando di fidelizzare una nuova tipologia di turista (come i biker o i camminatori) ma si sta completamente rischiando di discriminare il turista balneare”.

“Stiamo vivendo un doppio fenomeno – ha aggiunto Caizzi -: l’aumento dei prezzi e il calo delle presenze. Questi due aspetti hanno natura e soluzioni diverse. Personalmente mi preoccupa di più il calo delle presenze, allarme che avevo già lanciato lo scorso anno, quando avevamo registrato un +5% di presenze a livello regionale frutto però di aumento del 55% nella sola Bari. Questo significava che altre città avevano registrato 0 o meno. Ma nessuno, a quanto pare, se n’è preoccupato”, ha spiegato il numero uno di Federalberghi Puglia.

Un fenomeno logico, dunque. I prezzi dei posti più amati dalle famiglie aumentano in maniera insostenibile e così gli italiani cercano altrove opzioni più abbordabili per non perdersi le proprie vacanze. Ma dove vanno, quindi, i turisti allontanati dal caro-vacanze?

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Ebbene, tra le “rivelazioni” del 2023 compare il nome dell’Albania. A Ksamil ad esempio, già ribattezzata le "Maldive d'Europa", un turista su tre è italiano. Il governo albanese conta di chiudere la stagione con oltre nove milioni di turisti, tre in più del 2022, ma è già accertato un incremento dei visitatori superiore al 33 per cento.

Ma questo “boom” non per forza rappresenta benessere nel lungo termine. Infatti, Auron Tare, membro del consiglio Unesco per i siti spiega a Repubblica che "con questa storia delle Maldive d’Europa, a un tiro di schioppo e senza jet leg, gli sviluppatori albanesi stanno incoraggiando la distruzione della loro costa. Si sta andando verso un mercato di massa a basso costo, si attirano folle interessate solo a stanze e alcol a prezzi stracciati. Ma è una strategia che si è rivelata fallimentare in tutti i Paesi mediterranei".  

Ma tornando al nostro Paese e in particolare alla Puglia, c’è chi sostiene che, invece, i prezzi non siano così proibitivi e che il low-cost non sia ancora “morto” del tutto. Da Leverano, in provincia di Lecce, un imprenditore, titolare di un ristorante e di strutture ricettive, ha lanciato un appello a suoi colleghi con l’hashtag #pubblicaillistinopuglia.

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L’idea dell’imprenditore è molto chiara: far comprendere, attraverso una comunicazione trasparente, che la Puglia resta una destinazione con un’offerta varia e per tutte le tasche, anche per famiglie e target medio. “Da operatore turistico pugliese – scrive sui social - invito tutti i colleghi della ristorazione a pubblicare sul web i propri listini per far capire che non abbiamo niente da nascondere e ne abbiamo per tutte le tasche. E soprattutto esorto gli stabilimenti balneari a pubblicare i prezzi per far vedere chi ha ragione”.

“Negli gli ultimi giorni – spiega Graziano Dell’Accantera di Lido Pineta ad Ugento- non si fa altro che leggere notizie allarmanti su fughe di turisti e pugliesi scontenti e prezzi alle stelle ovunque, si fanno confronti con destinazioni come l’Albania e la Grecia più competitive della Puglia e ci si dimentica totalmente delle realtà virtuose, che pure abbiamo nella nostra Regione, ma non fanno notizia. Da noi le tariffe sono invariate rispetto allo scorso anno”, tuona l’imprenditore.

“Un ombrellone con lettino in terza fila”, continua, “costa in agosto 35 euro. Come in altri rinomati lidi. In prima si arriva a 40. I piccoli aumenti che ci sono stati sono stati obbligati dai rincari delle materie prime ma parliamo davvero di poca cosa. Una frisa è passata magari da 5 a 6 euro, non ci sono prezzi alle stelle”.

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Non solo. A intervenire sul tema è anche la deputata di Forza Italia Rita Dalla Chiesa, la quale sostiene: “Mi spiace – ha dichiarato - che in questi giorni la Puglia, da sempre inclusiva e accogliente, stia subendo tante critiche per quanto detto da un imprenditore titolare di un noto lido che dovrebbe forse ricordarsi che il bello è un diritto di tutti, e che dovrebbe essere accessibile anche a chi non ha la possibilità di pagare prezzi ingiustamente altissimi per poterne usufruire”, spiega.

“Si cerchino soluzioni diverse da quella che si sta dimostrando una vera ghettizzazione umana. Non tutti gli stabilimenti sono così cari, non tutti gli alberghi speculano sui turisti, non tutti i ristoranti hanno prezzi da fare allontanare le famiglie. È vero, ci sono strutture che hanno, senza alcuna giustificazione valida, triplicato i prezzi dall’anno scorso, ma la maggior parte è rimasta nella media. Ignorate quel signore, e andate altrove. La Puglia è bellissima tutta”.

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