TIM, tariffe indicizzate all'inflazione: scatta la protesta dei consumatori

Dall'aprile del 2024 il prezzo per la rete fissa aumenterà del 3,5% in base al costo della vita e fino a un massimo del 10%

di Redazione Economia
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TIM, tariffe indicizzate all'inflazione: le associazioni a difesa dei consumatori sottolineano che il provvedimento potrebbe essere in contrasto con una delibera dell'Agcom

Il 20 luglio TIM ha annunciato un aumento del prezzo per le sue tariffe per la rete fissa in base all'inflazione. I rincari verranno applicati ogni anno a partire da aprile 2024. L'operatore in una nota ufficiale ha spiegato che il costo mensile aumenterà "in misura percentuale pari all’indice di inflazione (IPCA) rilevato dall’Istat, non tenendo conto di eventuali valori negativi dello stesso, maggiorato di un coefficiente pari a 3,5 punti percentuali".

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TIM comunque conferma che l'incremento non potrà essere superiore al 10% del valore complessivo dell'offerta. In sostanza se l'inflazione sale gli utenti pagheranno di più per la connessione di casa mentre se dovesse scendere non ci sarà un abbassamento del prezzo.

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La procedura adottata da TIM sui prezzi viene chiamata in gergo rimodulazione e come spiega Altroconsumo consiste in una modifica unilaterale del contratto. L'operatore può decidere di aumentare il costo mensile ma deve avvertire i clienti dei rincari nei giusti tempi e con una corretta comunicazione. Inoltre è possibile recedere dal contratto o cambiare gestore di rete fissa senza penali o costi aggiuntivi.

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In questo caso però, sottolineano in una lettera congiuta diverse associazioni a difesa dei consumatori come Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon, viene consessa solo la possibilità di "sottrarsi alla modifica è di recedere entro il 30 settembre prossimo" e "tali modifiche si profilano in potenziale contrasto le riflessioni esposte dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom)". La delibera Agcom 89/23/Cons. infatti afferma "la necessità di evitare indicizzazioni al solo rialzo o maggiorate di un mark-up fisso, oltre che prevedere un consenso esplicito da parte del consumatore e la possibilità per gli utenti di cambiare offerta in caso di aumenti oltre una ragionevole soglia".

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