Eredità Berlusconi: i casi Agnelli, Del Vecchio e Benetton. Tre scenari

Tre scenari di tre grandi famiglie italiane che possono dare l'idea di come l'impero Berlusconi potrebbe essere suddiviso

di Redazione Economia
Leonardo del Vecchio
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Eredità Silvio Berlusconi, quel 61% in Fininvest sarà il nodo della questione: l'ex premier avrà deciso di concentrare il potere decisionale su una sola persona, forse proprio a Marina, o di distribuirlo per una sorta di collegialità sulle prossime decisioni?

 

C’è grande interesse sull’apertura del testamento lasciato da Silvio Berlusconi che potrebbe avvenire già nelle prossime ore. La curiosità principale riguarda la decisione su come procedere ad amministrare la holding di famiglia Fininvest, dove il 61% era in mano all’ex Cavaliere, e alla presidenza c’è Marina, la primogenita. Dopo la lettura del testamento, si legge in un articolo di Calcioefinanza.it, quel 61% sarà proprio il nodo della questione: Berlusconi avrà deciso di concentrare il potere decisionale su una sola persona, forse proprio a Marina, o di distribuirlo per una sorta di collegialità sulle prossime decisioni? Lo scopriremo.

Come riporta l’edizione di ieri de Il Sole 24 Ore, nel passato le grandi famiglie imprenditoriali italiane hanno percorso entrambe le strade, aprendo anche a casi unici. Dando uno sguardo indietro, ci sono tre situazioni interessanti da analizzare che riguardano le famiglie Agnelli, Del Vecchio e Benetton, che costituiscono tre modelli di gestione in un momento delicato come quello della perdita dell’uomo di potere al comando.

Famiglia Agnelli – L’uomo solo al comando

Partendo dalla famiglia imprenditoriale dinastica simbolo dell’Italia, Gianni Agnelli ha sempre fatto suo un principio guida molto chiaro: «bisogna che a decidere e comandare sia uno alla volta». Ed ecco che l’Avvocato, venuto a mancare nel 2003, ha deciso di lasciare in mano tutto al giovanissimo nipote, allora 37enne, John Elkann, che ora guida Dicembre. Si tratta del veicolo che esprime la quota azionaria più importante della Giovanni Agnelli Bv, a cui fa capo il controllo di Exor, la holding capofila del sistema che da Ferrari porta a Stellantis e Cnh e il cui valore ha raggiunto oggi 33 miliardi di euro.

A oggi la Dicembre vede John Elkann con il 60% delle quote e i fratelli Lapo e Ginevra con un 20% ciascuno. Questo è il quadro attuale dopo una lunga storia di donazioni e compravendite che si sono susseguite in silenzio nell’arco di un ventennio e sono state capaci di dare forma alle volontà di Gianni Agnelli. Senza dimenticare che è in piano svolgimento una battaglia legale tra la figlia dell’Avvocato, Margherita e suo figlio John Elkann, che però non ha a che fare con il controllo del gruppo, affidato in modo inequivocabile dai nonni a John con la doppia donazione.

Famiglia Benetton – Manager esterno e statuto che fissa l’unanimità degli eredi

Si passa al secondo modello che prende in esame la situazione della Luxottica, gigante dell’occhialeria fondata da Leonardo Del Vecchio, scomparso a giugno 2022. Del Vecchio nella sua eredità si è affidato a tre strumenti per la successione: una quota identica per gli otto eredi (i sei figli, l’ultima compagna Nicoletta Zampillo e suo figlio Rocco Basilico) del 12,5% di Delfin, cassaforte che vale 80 miliardi; uno statuto che impone quasi l’unanimità per le scelte più delicate; e il mandato a un manager esterno per la gestione dopo di lui.

Questo meccanismo è stato studiato così che nessuno, in autonomia, possa scavalcare gli altri sulla gestione, affidata a un manager esterno come Francesco Milleri, a capo di Delfin e di Essilor-Luxottica, che rimarrà lì a vita come voluto da Del Vecchio in persona. Solamente con l’88% dei favorevoli fra gli eredi, praticamente l’unanimità, potrebbe stravolgere l’assetto attuale della governance, voluta dal fondatore. Ma il piano di Del Vecchio, presente nel suo testamento, è stato accolto con beneficio d’inventario da quattro eredi su otto: Luca, Clemente, Paola e Claudio. Oggetto della contesa, i legati a quel testamento. Tre in particolare: tasse di successione, l’assegnazione di alcuni immobili a Nicoletta Zampillo e l’attribuzione a Milleri di azioni per 270 milioni di euro.

Famiglia Benetton – Collegialità all’ennesima potenza

E infine si arriva alla famiglia Benetton dove la collegialità è sovrana. Gilberto, Carlo, Giuliana e Luciano Benetton, i fondatori di un gruppo arrivato a valere 12 miliardi in una storia di quarant’anni, hanno scelto di affidare la successione e la continuità del loro impero alla struttura proprietaria e allo statuto. Edizione, la holding a capo delle attività, fin dalla sua nascita è stata divisa equamente tra i quattro rami famigliari. Ognuno di loro ha storicamente detenuto il 20% della società attraverso una propria holding, e il restante 5% direttamente.

Quattro scatole per quattro fratelli: la Regia srl (Gilberto), Evoluzione Spa (Giuliana), Ricerca spa (Luciano) e Proposta srl (Carlo). All’interno di queste scatole, il segno della nuova generazione è stato via via garantito nel tempo con l’intestazione della nuda proprietà alla seconda generazione. Con il risultato che il passaggio di consegne, alla scomparsa di Carlo prima e Gilberto dopo, è stata automatica.

Una collegialità replicata nel board di Edizione, con il mandato alle future generazioni di individuare nel tempo la migliore figura di sintesi tra gli azionisti, figura interna o esterna alla dinastia. Oggi quella figura è stata riconosciuta da tutti rami famigliari nella persona di Alessandro Benetton, figlio di Luciano, e presidente di Edizione. Con lui, la famiglia ha riscritto lo statuto della holding che prevede alcune direttrici chiave: quattro nuove categorie di azioni, una per ogni ramo familiare, diritti di prelazione che si estendono da un nucleo familiare all’altro per poi “liberare” la vendita a terzi, maggioranze qualificate fino al 62,5% del capitale per cedere il controllo dei tre asset strategici, Atlantia, Autogrill e Benetton Group. Un sistema articolato che affida il destino delle partecipazioni strategiche sempre e comunque alla collegialità

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