Elezioni, il Pd guarda già al futuro: si pensa a Elly Schlein nuova segretaria

La vicepresidente dell'Emilia Romagna, pur non iscritta, può compattare le varie anime della sinistra Dem e giocarsi le sue chance nel congresso - Inside

Di Lorenzo Zacchetti
Elly Schlein
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Chi è Elly Schlein, "la Alexandra Ocasio Cortez italiana"

 

 

A microfoni aperti tutti dicono di voler pensare solo alle imminenti elezioni. E ci mancherebbe altro. Parlare pubblicamente del futuro del Pd significherebbe ammettere che le sorti di Letta sono in discussione, anticipando quindi un esito delle urne che invece non si può dare per scontato. Significherebbe, in poche parole, sconfessare il segretario-front runner, accoltellando alle spalle sia lui che il partito, che si appresta a una prova decisamente complessa.

Ma, dietro le quinte, al futuro del Pd ci si pensa eccome e, ogni tanto, qualche dichiarazione pubblica lo fa capire in maniera evidente. Se così non fosse, ne’ Conte ne’ Orlando parlerebbero di una futura ripresa del dialogo (“ma non con questo Pd”, spiega il capo politico del M5S).

Ne abbiamo parlato anche su affaritaliani.it, delineando uno scenario nel quale in prima linea ci sono esponenti riformisti o, più precisamente, centristi, da Bonaccini a Nardella, con De Caro (area Emiliano) come unica alternativa.

E la sinistra che fa? Davvero all’interno del Pd non c’è più spazio per gli eredi della storica ditta? Non è proprio così, come dimostrano le quotazioni in forte crescita di Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna, nonché designata direttamente da Letta per affiancarlo in questa difficilissima campagna elettorale. 

Il prestigioso The Guardian l’ha paragonata ad Alexandria Ocasio-Cortez, definendola la "stella nascente della sinistra italiana", ma in realtà è una decina d’anni che la numero 2 di Bonaccini fa (ben) parlare di se’. Sdegnata dal primo governo di larghe intese, lanciò il movimento di protesta “OccupyPd”, con tanti circoli fisicamente occupati e soprattutto un hashtag che spopolò sui social. Sullo slancio di quella plateale manifestazione di dissenso arrivò poi a seguire il suo leader di riferimento, Pippo Civati, nella scissione che diede vita a Possibile. Allora era difficile trovare qualcuno di più lontano di lei dal Pd a trazione renziana e peraltro, ancora oggi, non è iscritta al partito. 

Però il problema della tessera è facilmente risolvibile e, soprattutto, lei stessa che “le cose sono cambiate” grazie alle “Agorà” volute da Letta e al conseguente ripensamento programmatico. Non che tutto le vada perfettamente a genio - come si evince quando spiega che lei il dialogo con il M5S non lo ha mai interrotto - ma è chiaro che un nuovo Pd sarebbe l’habitat perfetto per una vera e propria icona progressista, femminista ed ecologista. 

37enne di formazione internazionale, è nata a Lugano da madre italiana e padre americano, in Emilia Romagna ha avuto da Bonaccini le deleghe al contrasto alle diseguaglianze e alla transizione ecologica. Cresciuta a Bologna, dove ha fatto l’università, ha poi lavorato come volontaria alla campagna elettorale di Obama nel 2008 e si è laureata con due tesi sulla criminalizzazione e la sovrarappresentazione dei migranti in carcere, e sui diritti dello straniero nella giurisprudenza costituzionale. 

Temi “coraggiosi” per i tempi che corrono e non a caso ha chiamato “Coraggiosa” la lista con la quale ha contribuito (molto) all’elezione di Bonaccini alle ultime regionali. “Coraggioso” è stato anche il suo coming out del 2020, quando, ospite di Daria Bignardi, ha reso pubblico il fatto di avere avuto storie sia con uomini che con donne. 

Oggi è candidata alla Camera nella lista “allargata” del Pd, da indipendente. Per ora. Dal risultato elettorale dipenderà anche il suo futuro, nonché, più in generale, di quello degli equilibri interni un partito che si è spostato molto al centro e che, da sempre, riflette sulla propria identità.


 

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