Economia
Inflazione e prezzi alle stelle: ecco quando tornerà un equilibrio
Gli analisti: "Con ogni probabilità, nel medio periodo il ritorno a una situazione di equilibrio dipenderà soprattutto dalla riduzione della domanda”
Inflazione e crisi economica: quando ne usciremo
In estrema sintesi, possiamo descrivere l’attuale contesto di inflazione elevata come uno squilibrio tra domanda e offerta inatteso e difficile da gestire. L’inflazione dei prezzi al consumo, che in alcuni Paesi ha raggiunto la doppia cifra, indica che molte economie non si trovano più in una situazione di equilibrio. Secondo le regole di base, la ricetta per combattere l’inflazione è ridurre la domanda e incrementare l’offerta. Certo, questo rappresenta lo scenario ideale.
Ma, in concreto, come potrebbe delinearsi il percorso di ritorno ad una situazione di equilibrio? Quando si parla di frenare la domanda le banche centrali rivestono un ruolo fondamentale, in particolare in riferimento alle decisioni sui tassi. L’inasprimento dei tassi infatti comporta un rincaro per tutte le tipologie di credito: la domanda di beni strumentali, beni di consumo e abitazioni, a parità di condizioni, diminuisce. Tuttavia, gli effetti dei rialzi dei tassi non sono immediati.
L’entità del ritardo in genere è pari ad almeno un anno, ma può essere solo stimata. Nel frattempo, le banche centrali cercano di dimostrare la loro determinazione non solo a parole; si pensi alle dichiarazioni molto intransigenti rilasciate di recente dal presidente della Federal Reserve (Fed) Jerome Powell e ai rialzi dei tassi effettuati dalla banca centrale USA.
Powell ha rimarcato che la Fed dovrà intervenire per un periodo di tempo prolungato e ha messo in guardia dai rischi di un taglio anticipato dei tassi facendo riferimento alle lezioni apprese in passato. In base alle proiezioni della Fed il tasso di riferimento dovrebbe attestarsi sopra al 4,5% nella primavera del 2023. Le altre banche centrali, dal canto loro, non stanno certo con le mani in mano. In settembre, solo per citarne alcune, anche la Banca Centrale Europea, la Bank of England e la Riksbank svedese hanno alzato nettamente i rispettivi tassi di riferimento.
Detto questo, permangono le problematiche sul fronte dell’offerta. Quali adeguamenti potrebbero mitigare le pressioni sui prezzi? Nel breve periodo, l’aumento dell’offerta di componenti quali i microchip o di materie prime come il legname da costruzione, è sostenuto dalla graduale distensione della situazione a livello di filiere e capacità di trasporto.
Per determinati prodotti il picco dei prezzi dovrebbe quindi essere ormai prossimo. I prezzi dell’energia in Europa si sono parzialmente stabilizzati poiché le riserve di gas sono state ricostituite prima del previsto, ma restano comunque molto alti rispetto alla media storica.
I problemi a livello di offerta sul mercato del lavoro possono essere effettivamente affrontati solo nel lungo periodo, ad esempio attraverso l’immigrazione, ma a breve termine la situazione si conferma critica. Basti pensare che, secondo uno studio recente, oggi per via delle conseguenze della pandemia negli Stati Uniti la forza lavoro è inferiore al livello del 2019 di circa 500.000 unità. Pertanto, per assistere ad una normalizzazione della dinamica salariale occorrerà una flessione della domanda di forza lavoro.
In generale, possiamo affermare che, con ogni probabilità, nel medio periodo il ripristino di una situazione di equilibrio dipenderà soprattutto dalla riduzione della domanda.
Gli investitori, durante questo percorso di ritorno all’equilibrio, si troveranno ancora a fare i conti con un contesto difficile. Occorre avere pazienza poiché il processo richiederà tempo. Se non altro, un segnale incoraggiante giunge dalle aspettative circa l’economia e l’andamento dei tassi di riferimento, che ora appaiono più realistiche rispetto ai mesi scorsi.
*Senior Investment Strategist, Global Economics & Strategy di Allianz Global Investors