Cortellesi-Favino, non solo botteghino: è anche una sfida politica
Dopo anni di oblio, due pellicole scatenano il dibattito: la regista è diventata un simbolo delle donne e della sinistra, mentre "Capitano" piace alla destra
Cortellesi-Favino, due simboli (a loro insaputa) anche politici. Ecco perchè i due attori vengono etichettati così
Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino sono diventati "loro malgrado" due simboli anche politici. I loro successi al botteghino hanno diviso gli italiani. Scherzo del destino e anche effetto ottico di una rivalità – si legge su Il Fatto Quotidiano – invero sconosciuta. Ma la coincidenza dell’uscita di due film che raccontano storie intorno al tempo in cui gli italiani si odiavano e si uccidevano è tale che ogni altro passo di queste due pellicole, viste al rallenty, producono tifoserie e capovolgono gli schieramenti. Favino, senza nemmeno volerlo, era fino a ieri divenuto il vettore applaudito del pensiero progressista. Però adesso insegue inaspettatamente l’amica e collega Paola e per di più sul fronte opposto del Comandante, l’eroe del mare nel tempo del fascismo. L’ardimento come sentimento. Favino, senza chiederlo né volerlo, e per via di una risposta mal riuscita, o di un pensiero non abbastanza riflettuto attira l'attenzione di Fabrizio Mollicone, il responsabile cultura di Fratelli d’Italia, quando discorre di italianità e del diritto naturale, che dovrebbe spettare ad attori italiani, di interpretare grandi nomi italiani. Ce l’ha con chi ha scelto un americano per il grande Enzo Ferrari.
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Ma questa uscita, così abbondantemente sorprendente, suscita l’interesse appunto di Mollicone, cultore - prosegue Il Fatto - del tema della sovranità, che vi vede una presa di posizione straordinaria contro "l'appropriazione culturale" parte dello straniero della nostra identità e della nostra storia. Cortellesi, alla sua prima prova da regista con "C'é ancora domani", raccoglie il massimo dei passaparola e dunque del montepremi e si intesta il moto ondoso della sorellanza. Dice: "Se nasci donna fai già parte di un movimento. Il mio film per non dimenticare i nostri diritti". Da qui l’esultanza della tribuna femminista che ha adorato e pressato, invitato, allertato. Ecco Chiara Gamberale, la scrittrice: "È un film infinito. Precipitatevi al cinema!". E il passaparola è così tonante e performante che fende il corpo delle donne, in specie quelle orgogliosamente di sinistra, in questo tempo per loro così antipatico e renitente alla felicità.