Guerra Ucraina, Putin trova alleati in Africa. Dopo il Mali anche il Camerun

Siglato in gran segreto un accordo di difesa militare tra il Cremlino e Yaoundé. Continua la campagna acquisti della Russia nel continente africano

Esteri
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Guerra in Ucraina, l'occidente condanna e l'Africa firma accordi militari con Mosca

Mentre l'occidente si specchia e pensa che tutto il mondo lo segua nella sua reazione di condanna all'invasione russa, altre zone del globo guardano alla guerra in Ucraina in maniera completamente diversa, se non opposta. E approfondiscono i legami in essere con Mosca. Proprio così. Si guardi in particolare all'Africa. Dopo il Mali, un altro paese africano ha deciso di affidarsi alla Russia di Vladimir Putin per la propria difesa.

È stato firmato, infatti, un accordo di cooperazione militare tra Russia e Camerun. Siglato in tutto segreto è venuto alla ribalta delle cronache in questi giorni e sta già creando parecchie perplessità. Sullo sfondo, infatti, aleggia il fantasma della compagnia di mercenari russi Wagner. Il testo dell'accordo – firmato dal ministro della Difesa di Yaoundé, Joseph Beti Assomo e dal suo omologo russo, Serguei Choigou – prevede che si proceda allo scambio di opinioni e informazioni in materia di politica di difesa e sicurezza internazionale, lo sviluppo delle relazioni in ambito dell’addestramento congiunto e dell’addestramento di truppe di ingegneria, istruzione, medicina e topografia militare.

Ma non solo. Lo scambio di esperienze di mantenimento della pace e interazione nelle stesse operazioni sotto l’egida della Nazioni Unite. Un accordo a tutto tondo, siglato dai ministri, ma redatto secondo le istruzioni dei due presidenti, Paul Biya del Camerun e Vladimir Putin. Non è per la verità il primo accordo che il Camerun firma con la Russia. Il precedente risale al 2015 e prevedeva la fornitura di armi e di equipaggiamento per le forze armate camerunensi a sostegno della lotta contro Boko Haram.

La campagna acquisti russa in Africa: il Camerun diventa anti francese e va con Mosca

Il ministro della Difesa camerunense è volato a Mosca per siglarlo, in tutta segretezza e in pieno conflitto ucraino. Non si doveva sapere, ma la stampa ne ha dato conto. Secondo il sito camerunense, che ha la sua sede all’estero, Mimi Mefo Info, l’accordo è percepito in Camerun come uno sviluppo significativo nella diversificazione dei partner per la difesa nel Paese. E si fa esplicito riferimento alla Franca. Lo storico e profondo conoscitore della cooperazione camerunense, Serge Soho, non lo nasconde: “Può scuotere la morsa della Francia”. Insomma, anche in Camerun si sta diffondendo un sentimento anti-francese e la Russia, come ha già fatto in altri paesi africani, tenta di prendersi uno spazio che prima non aveva.

Il Camerun vive un conflitto aspro, dal 2016, nelle due provincie anglofone del paese che pretendono l’indipendenza dallo stato centrale e poi deve vedersela con le incursioni, sempre più sanguinose, di Boko Haram nell’Estremo Nord. L’attuale accordo, molto più ampio e organico del precedente, anche se nei termini generico, suscita non poca perplessità proprio perché non specifica, come nel caso del Mali e della Repubblica Centrafricana, la fornitura di armi, ma solo che “altre aree di cooperazione possono essere prese in considerazione”.   Ed è proprio questa clausola che fa discutere e crea perplessità perché nelle “altre aeree di cooperazione” può entrarci l’impiego e il dispiegamento della Compagnia Wagner, mercenari russi già impiegati in aeree di conflitto nel continente africano.

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L'occidente denuncia la presenza di mercenari russi in Mali

L’accordo, inoltre, spiega molto bene l’atteggiamento del Camerun nei confronti dell’invasione russa in Ucraina. All’assemblea delle Nazioni Unite, che metteva ai voti la condanna dell’intervento militare di Mosca, molti paesi africani si sono astenuti o non hanno partecipato al voto, il Camerun è uno di questi. Ma sullo sfondo, e neanche poi tanto, ci sono le materie prime. Il Camerun possiede una delle più grandi riserve accertate di cobalto al mondo e anche depositi di nichel, manganese e terre rare. Tutto ciò fa gola a Mosca.

La Russia è da tempo già radicata anche in Mali. Negli scorsi giorni la cattura di un membro della compagnia Wagner in Mali da parte di una formazione jihadista, il Gruppo di supporto per l'Islam e i musulmani, certificherebbe la presenza dei mercenari di Mosca in questo paese africano. L'esercito francese, inoltre, nei giorni scorsi, aveva affermato di aver filmato alcuni mercenari russi mentre seppellivano corpi all'esterno della base maliana di Gossi: le immagini mostrano quelli che sembrano essere soldati bianchi che ricoprono i corpi di sabbia.

Guidato dai militari dall'agosto del 2020 - a seguito di un colpo di stato - il paese ha fatto un uso massiccio di quelli che presenta come "istruttori" provenienti dalla Russia mentre gli occidentali (Parigi e Washington in particolare) denunciano la presenza in Mali di "mercenari" del gruppo privato russo Wagner, cosa che colonelli al potere negano fermamente. Ne sarebbe prova la strage di Moura, a fine marzo. Secondo le autorita' di Bamako, i soldati maliani hanno "neutralizzato" 203 jihadisti, ma la Ong Human Rights Watch accusa i membri delle Forze armate maliane di aver sommariamente giustiziato 300 civili, con l'aiuto di combattenti stranieri. Questi fatti dimostrerebbero che, in effetti, i mercenari russi sono operativi sul terreno. E' noto, inoltre che la presenza di questi uomini rappresenta la guarnigione di "sfondamento" della politica espansionistica di Putin in Africa.

La presenza russa si spinge anche nel cuore dell'Africa. In particolare nella Repubblica Centrafricana, paese già dilaniato da una lunga serie di conflitti interni. E' qui che la presenza russa in Africa si fa più evidente. Dopo un incontro tra il presidente di Bangui, Touadéra e il potente ministro degli Esteri Sergej Lavrov, Mosca ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu una deroga sull'embargo delle armi per la Repubblica Centrafricana, in vigore dal 2013. Dopo la concessione della deroga, la Russia ha cominciato non solo a esportare armi nel paese ma anche a mandare nel paese proprie forze speciali, che hanno rafforzato la guardia presidenziale, e istruttori militari. In cambio, il governo di Bangui ha garantito l'accesso ad alcuni dei suoi giacimenti minerari a delle società russe, alcune ancora una volta riconducibili a Prigozhin. A proposito di risorse naturali, la Russia partecipa a progetti di estrazione anche in altri paesi africani come per esempio Sudafrica, Guinea e Zimbabwe. Ma nella Repubblica Centrafricana Mosca sta provando a esercitare anche il proprio soft power attraverso, tra le altre cose, l'apertura di un istituto di cultura e persino l'organizzazione di concorsi di bellezza.

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