Israele, attacco terrorista a Tel Aviv: morti e feriti. Ucciso il killer
Immediata la condanna internazionale per l’attentato: l’ambasciatore europeo Dimiter Tzantchev si è detto “profondamente preoccupato” per l’accaduto
Israele sotto attacco, è il quarto attentato in due settimane con un bilancio di 13 vittime
Notte di spari e sangue nel centro di Tel Aviv in Israele: un nuovo attacco terrorista ha colpito il cuore del Paese. Un uomo ha aperto il fuoco sulla folla a Dizengoff Street, nel centro di Tel Aviv, facendo almeno due morti e 15 feriti, di cui quattro sono in condizioni gravissime. Si tratta del quarto attentato in due settimane nello Stato ebraico, con un bilancio totale di 13 vittime, un’ondata di violenza che non si vedeva da anni.
Imponente lo schieramento di forze per catturare l’aggressore: oltre un migliaio di agenti e soldati dispiegati, tra cui unità delle forze speciali della polizia e dell'esercito, insieme a membri dello Shin Bet. L’area è stata isolata, ai residenti è stato ordinato di restare in casa. Lautore dell'attentato è stato ucciso. Secondo quanto riferisce il sito di Harretz, dopo ore di ricerca, l'autore dell'attentato, un uomo palestinese, è stato rintracciato nelle vicinanze di una moschea a Jaffa ed è stato ucciso.
Secondo la polizia, l'aggressore era vestito con una maglietta e pantaloncini neri, armato di pistola, con un zainetto blu. Testimoni hanno riferito del caos che si è scatenato quando l’uomo ha aperto il fuoco nella centralissima Dizengoff Street, piena di bar e ristoranti e affollata di giovedì, serata che tradizionalmente apre il fine settimana in Israele.
Un video girato da un terrazzo nella zona mostra decine di giovani che si sono dati alla fuga quando si sono uditi gli spari, alcuni nascondersi dietro le auto parcheggiate. “Non sappiamo da dove sia arrivato né chi sia”, ha fatto sapere il responsabile delle forze dell’ordine del distretto di Tel Aviv, Ami Eshed. L’ultimo attacco in zona risale al 2016, quando un arabo-israeliano aprì il fuoco contro un pub uccidendo due persone e ferendone diverse altre.
Il premier Naftali Bennett, insieme al ministro della Difesa Benny Gantz e al capo di Stato maggiore Aviv Kohavi, si trova al quartier generale militare di Kirya per essere costantemente aggiornato e ha tenuto una riunione del gabinetto di sicurezza cui hanno partecipato, tra gli altri, anche il capo dello Shin Bet Ronen Bar e il consigliere per la Sicurezza nazionale Ayal Hulata. Sul posto si sono recati il capo della polizia Kobi Shabtai e il ministro della Pubblica sicurezza Omer Bar Lev.
Nelle scorse settimane sono state colpite Beer Sheva, nel profondo sud del deserto del Negev, la città costiera di Hadera a sud di Haifa, e Bnei Brak, cittadina ultraortodossa alle porte di Tel Aviv. In due casi su tre, gli attentati sono stati perpetrati da arabo-israeliani, una circostanza che ha messo in allarme le autorità.
Immediata la condanna internazionale per l’attentato: l’ambasciatore europeo Dimiter Tzantchev si è detto “profondamente preoccupato” per l’accaduto e ha inviato “pensieri e preghiere alle vittime e alle loro famiglie”. “L’Unione europea, ha sottolineato su Twitter, sta con Israele”. “Sconvolto” l’ambasciatore americano Tom Nides, che ha condannato “il vile attacco contro civili innocenti, stavolta a Tel Aviv”.
Dalla Striscia di Gaza, messaggi esultanti sono arrivati da Hamas, che ha parlato di “naturale e legittima risposta all’escalation dei crimini dell’occupazione contro il nostro popolo palestinese, la nostra terra, Gerusalemme e al-Aqsa”. Parole analoghe a quelle usate dalla Jihad Islamica che ha puntato il dito contro le “incursioni” di ebrei sulla Spianata delle Moschee “per costruire il loro presunto tempio”, avvertendo di evitarne altre in occasione della “cosiddetta pasqua ebraica” che inizia il 15 aprile. Nessuno finora ha rivendicato l’attentato.