Meloni incontra Kishida: l'Italia punta su Tokyo ma non scarica del tutto Xi

Il premier del Giappone ricevuto a Palazzo Chigi dalla premier: Roma rafforza i legami con Tokyo per la gioia Usa, ma non vuole recidere i legami con la Cina

Kishida, primo ministro Giappone
Esteri

Meloni riceve Kishida e rafforza il rapporto col Giappone

A colazione col premier giapponese. Martedì 10 gennaio appuntamento importante nell'agenda di Giorgia Meloni, che riceve a Palazzo Chigi Fumio Kishida durante il suo tour anticipatorio del G7 che lo porta anche in Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Il faccia a faccia arriva in un momento cruciale per la postura della politica estera di Tokyo, sempre più allineato all'Occidente, ma anche dell'Italia stessa. Il governo Meloni si è concentrato sin dall'inizio a mandare messaggi rassicuranti a Washington sulla sua collocazione geopolitica e sulla sua linea atlantista. Sia nei confronti della Russia sia nei confronti di quelli della Cina.

Tessere rapporti approfonditi col Giappone, principale alleato della Casa Bianca in Asia-Pacifico, non può che rafforzare la fiducia americana nel partner italiano e nel governo di centrodestra. Probabile che il governo italiano ponga l'accento anche sugli aspetti commerciali della collaborazione con Tokyo, ma la componente essenziale resta quella strategica. Non va peraltro dimenticato che solo poche settimane fa è stato annunciato un accordo trilaterale tra Italia, Giappone e Regno Unito per la produzione di jet militari di nuova generazione.

L'adesione a un importante progetto di sviluppo della difesa con un partner diverso dagli Stati Uniti rappresenta una rottura con la tradizione per il Giappone, che sta rafforzando il proprio bilancio militare e aggiornando la propria strategia di sicurezza nazionale dopo essere stato spaventato dall'attacco della Russia all'Ucraina. L'aggiunta del Giappone all'alleanza italo-britannica che sta lavorando al caccia Tempest porterebbe una dimensione internazionale a quello che è stato un progetto finora tutto europeo ed entrare dunque in maniera rilevante nei radar di Pechino, che osserva con crescente fastidio i movimenti giapponesi.

I principali appaltatori sono Mitsubishi Heavy Industries per il Giappone, BAE Systems Plc per il Regno Unito e Leonardo SpA per l'Italia. La svedese Saab AB, che attualmente produce il caccia Gripen, è considerata un'ulteriore potenziale recluta. Secondo precedenti rapporti, il Regno Unito si è impegnato a investire più di 2 miliardi di sterline nei prossimi tre anni, mentre l'Italia si è impegnata a investire 2 miliardi di sterline in diversi anni.

Tokyo ha appena approvato un nuovo budget di difesa da record, che oltre ad aumentare esponenzialmente le spese cambia anche il concetto di strategia di difesa superando il vecchio tabù della costituzione pacifista imposta dagli Stati Uniti nel secondo dopoguerra. E così il Giappone, che è sempre più vocale nelle sue critiche nei confronti della Russia ma anche dei movimenti cinesi sullo Stretto di Taiwan e in generale sul Pacifico, si proietta sempre di più come caposaldo della strategia americana sul Pacifico.

Perché l'Italia si avvicina al Giappone senza mollare del tutto la Cina

Per l'Italia rafforzare il legame con Tokyo significa dunque anche assumere una posizione meno defilata sull'Indo-Pacifico, area sulla quale il nostro paese è sempre stato piuttosto timido, da una parte per scarso interesse e dall'altro anche per preservare i rapporti con la Cina che non apprezza l'affollamento di quelle acque da parte di mezzi delle marine dei paesi occidentali. 

Nonostante l'avvicinamento al Giappone, il governo Meloni non sembra intenzionato a scaricare del tutto la Cina. Ha certamente assunto una posizione più critica nei confronti delle azioni di Pechino, soprattutto durante la campagna elettorale. Difficilmente verrà rinnovato l'accordo sulla Belt and Road Initiative in scadenza nel 2024. Ma nell'incontro di novembre a Bali, la premier ha accettato l'invito di Xi Jinping a Pechino e ha manifestato l'intezione di intensificare le relazioni commerciali.

Ecco perché probabilmente l'Italia cercherà di mantenere un equilibrio sempre più complesso, viste le tensioni tra Washington e Pechino, tra l'esigenza (e la convinzione) di un crescente allineamento con Usa e alleati anche sul Pacifico, e dall'altra non recidere del tutto i rapporti con un mercato ancora fodamentale come quello cinese.

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