Migranti, francesi "chiagni e fotti": fanno la morale, ma poi manganellano
I francesi se la prendono con l'Italia per la gestioni dei flussi, ma loro sono i primi a non accoglierli: l'ultima stretta al loro confine a Sud ne è l'esempio
Migranti, i “franciosi” attaccano l’Italia
I soliti “franciosi”, come da sempre li chiamavano i nostri saggi avi, attaccano l’Italia. Lo fanno “alla francese”, e cioè con l’intempestività grezza che li caratterizza. Il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva già pronta la valigia per partire alle 15.30 di ieri per Parigi dove aveva un incontro diplomatico con la sua omologa Catherine Colonna, quando il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, ha sganciato la bomba: «La signora Meloni, a capo di un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen, è incapace di risolvere i problemi migratori sui quali è stata eletta» e poi ancora: «Meloni è come Le Pen, si fa eleggere dicendo “vedrete” e poi quel che vediamo è che l’immigrazione non si ferma anzi si amplifica».
Il motivo è stato quello di una risposta al presidente del partito di Marine Le Pen, Jordan Bardella, che dal confine di Mentone aveva dichiarato: “Dobbiamo riservare aiuti sociali ai francesi, espellere delinquenti e criminali stranieri e osare impegnarci in un braccio di ferro diplomatico con i paesi di partenza”. Naturalmente il viaggio è stato annullato ed è scoppiata l’ennesima crisi diplomatica. L’intemerata d’oltralpe ha addirittura costretto il “Partito democritico” a difendere Tajani: «L'opposizione al Governo Meloni la fa l'opposizione italiana, Darmanin può serenamente dedicarsi ai suoi problemi interni», e quindi l’uscita del ministro dell’Interno ha avuto il magico effetto di essere riuscito a compattare l’Italia.
La scorsa settimana i franciosi hanno schierato 150 militari sul confine con l’Italia e hanno preso a manganellate i migranti che cercavano di entrare in Francia. Poi di notte ributtano dentro i nostri confini i pochi che sono riusciti a passare. Del resto la reazione dell’Eliseo non c’è stata anche se Tajani ci spera: «C’è un attacco a freddo, come una pugnalata alle spalle, da parte di un esponente di primo piano del governo della Francia. Non sono cose che si possono ignorare. Di sicuro però il resto dell’esecutivo di Macron non la pensa come Darmanin. Il comunicato non è sufficiente perché non ci sono le scuse, ma da parte francese si nota comunque sia il dispiacere che l’imbarazzo su quanto accaduto».
La richiesta di Tajani, neppure tanto velata, è che Darmanin perda il posto. Perché delle due l’una: o Macron lo caccia o - se non lo fa - è d’accordo e allora si tratterebbe di una crisi diplomatica molto complessa e difficile da risolvere. Cosa non auspicabile neppure per la Francia visto che con l’Italia condivide la situazione esplosiva in Tunisia e Libia e più in generale sulla migrazione africana verso l’Europa ed ha iniziative industriali in comune con noi.
Ricordiamoci che fu proprio la Francia a destabilizzare la Libia di Gheddafi ai tempi di Sarkozy. Il tutto ai danni dell’Italia e dell’Eni per favorire le compagnie petrolifere francesi. Non dimentichiamoci anche le dichiarazioni della ministra per gli Affari Europei Laurence Boone che in una intervista al giornale collaborazionista di Repubblica aveva detto, subito dopo la vittoria di Giorgia Meloni, scimmiottando Ursula von der Leyen: «Saremo molto attenti al rispetto dei valori e delle regole dello Stato di diritto. L’Ue ha già dimostrato di essere vigile nei confronti di altri Paesi come l’Ungheria e la Polonia».
Insomma i francesi sono da sempre nemici dell’Italia e quando possono tirano calci agli stinchi ma questa volta, dal punto di vista diplomatico, l’hanno fatta davvero grossa. La verità è che - al di là delle dichiarazioni di facciata - i migranti non li vuole nessuno e che soprattutto i francesi vogliono rifilare il pacco all’Italia facendo di tutto per non farli entrare nel loro territorio. Sono decenni che il nostro Paese è rimasto con il cerino in mano mentre i migranti diventano sempre più aggressivi e violenti, come a tutti sarà capitato di constatare. Bene hanno fatto Tajani e la Meloni a chiedere scuse ufficiali.