Qatar 2022, geopolitica dei Mondiali: Doha esporta, la Cina mette il marchio

La Coppa de Mondo di calcio è anche uno strumento di soft power fondamentale, utilizzato più volte nel corso della sua storia. Stavolta non fa eccezione...

Esteri

Da Italia 1934 a Qatar 2022: la geopolitica dei Mondiali di calcio

L'Italia del ventennio nel 1934. L'Argentina dei generali nel 1978. Ma anche gli Stati Uniti unica superpotenza nel mondo unipolare emerso dalla guerra fredda nel 1994. Oppure Giappone e Corea del Sud nel 2002, ad aprire quello che in molti chiamano "secolo asiatico". E ancora il Brasile del 2014 pronto alle Olimpiadi di Rio e nella velenosa coda della prima era Lula, che si è appena riaperta dopo le elezioni del mese scorso. La Russia di Vladimir Putin nel 2018, alla ricerca dell'ultima occasione per riallacciare i rapporti con l'occidente. Stavolta, tocca al Qatar, il primo paese del Medio Oriente a organizzare un mondiale di calcio.

In una storia lunga per ora 92 anni, la massima competizione calcistica per nazionali è sempre stata un'occassione non solo sportiva, ma anche diplomatica e geopolitica per i paesi ospitanti. Non fa eccezione l'edizione del 2022, la più controversa e criticata anche per le numerose denunce di violazione dei diritti umani perpetrate per organizzare un evento che concentra in un paese grande (o meglio piccolo) la metà della Lombardia 32 nazionali con tutti gli staff, sponsor e tifosi al seguito. Le incognite sull'ordine pubblico non sono poche.

Senza contare che il Qatar ha puntato tantissimo sul calcio per rifarsi l'immagine e lanciare il suo soft power in occidente. Basti pensare all'acquisizione di un club del calibro del Paris Saint Germain. E invece ci sono state diverse critiche. All'interno del piccolo Stato della penisola araba, favolosamente ricco, che svolge un ruolo estremamente attivo sulla scena mondiale, il ritmo incalzante delle critiche non è più interpretato come perplessità e frustrazione, ma come qualcosa che nasce dalla gelosia e dal razzismo.

La squadra danese indosserà maglie con il logo del produttore "sbiadito", perché il produttore Hummel "non vuole essere visibile in tornei che costano vite umane". La squadra australiana ha prodotto un video che esprime preoccupazione per la "sofferenza" dei lavoratori immigrati e per l'incapacità delle persone LGBTQ+ del Qatar di "amare la persona che hanno scelto". Otto delle 32 squadre intendono indossare una forma di fascia arcobaleno a sostegno dei diritti LGBTQ+.

Diritti umani? Il Qatar punta sul gas

Doha crede comunque che la Coppa del Mondo sarà comunque una grande pubblicità per il Qatar. Anche perché, al di là delle proteste singole di squadre o giocatori, i governi stranieri sanno quanto sia importante la cooperazione con il paese mediorientale. Il Qatar ha guadagnato diversi punti accogliendo le ambasciate in uscita da Kabul dopo il ritiro degli americani e la presa dei talebani nell'agosto del 2021. Il Qatar ha continuato a basare il suo approccio alla sicurezza geopolitica sul gas. L'Europa e l'Italia stessa si sono rivolti sempre di più a Doha per incrementare le importazioni energetiche dopo l'esplosione della guerra in Ucraina. E non sarà qualche problema ai Mondiali di calcio a far saltare la cooperazione in materia. 

Ma non ci sono solo gli interessi del paese ospitante. Attivissima sui Mondiali, come da tradizione recente, anche la Cina. I marchi cinesi sono i maggiori sponsor del torneo, superando persino la lista di aziende americane che comprende nomi iconici come Coca-Cola, McDonald's e Budweiser. Gli sponsor cinesi hanno sborsato 1,395 miliardi di dollari per la competizione, superando gli 1,1 miliardi di dollari spesi dalle aziende statunitensi, secondo i dati di GlobalData riportati da Al Jazeera.

Qatar 2022, record di sponsor dalla Cina

Su base annua, la sponsorizzazione cinese ha un valore di 207 milioni di dollari all'anno, rispetto agli accordi del Qatar e degli Stati Uniti, rispettivamente di 134 e 129 milioni di dollari, secondo i dati. Il dominio aziendale cinese alla competizione riflette l'aspirazione dei suoi marchi di espandere il loro riconoscimento all'estero a un livello che corrisponda alla loro crescente dimensione e portata. 

Non meno di sette aziende cinesi hanno sponsorizzato la competizione del 2018 (dove peraltro i tifosi cinesi erano stati il gruppo più numeroso di tifosi non russi, nonostante la loro nazionale non si fosse qualificata come d'altronde sempre accaduto tranne che nel 2002), spendendo una cifra stimata di 835 milioni di dollari, molto più dei marchi statunitensi e russi. Le aziende cinesi hanno mantenuto la loro forte presenza nella Coppa America 2021, il più grande torneo di calcio del Sud America, costituendo tre dei quattro sponsor ufficiali. Kuaishou, TCL Technology e Sinovac si sono trovati ad accollarsi la maggior parte dei compiti di sponsorizzazione dopo che alcuni grandi sponsor, tra cui Mastercard e Diageo, si sono ritirati in seguito alle polemiche sui rischi per la salute dei giocatori derivanti dal Covid-19.

In vista di Qatar 2022, i marchi cinesi non si sono fatti problemi a partecipare all'evento senza sollevare problemi sui diritti umani. A differenza di Budweiser, Adidas, Coca-Cola e McDonald's, gli sponsor cinesi non hanno espresso il loro sostegno alla campagna di Human Rights Watch che chiede alla FIFA e al Qatar di risarcire i lavoratori migranti e le loro famiglie per le morti e gli infortuni avvenuti durante i preparativi della Coppa del Mondo.

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