Qatargate, Kaili: "All'inizio ho pensato al suicidio. Ma ora voglio lottare"

L'ex vicepresidente Ue: "Mi tenevano in cella al freddo e senza acqua e con la luce sempre accesa per farmi cedere"

Esteri

Qatargate, Kaili: "Sono innocente e lo voglio dimostrare"

Lo scandalo del Qatargate che ha travolto il Parlamento Ue continua, l'inchiesta va avanti ormai da quattro mesi e ogni giorno emergono nuovi dettagli sul giro di mazzette tra politici e Stati extra Ue. Tra gli inciminati c'è anche l'ex vicepresidente Ue Eva Kaili, compagna di Francesco Giorgi. Nella sala colloqui del carcere di Haren Kaili - si legge sul Corriere della Sera - entra con un sorriso, nonostante tutto. Jeans, sneaker, sopra la camicia bianca il gilet verde bordato di nero che in Belgio devono indossare tutti i detenuti. Dall’altra parte del tavolo c’è Deborah Bergamini, deputata di Forza Italia, membro della delegazione Italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. "Sono innocente, lo dimostrerò. Ma non mi sento una vittima, mi sento un trofeo". Un trofeo? "Sì, il trofeo di una persecuzione politica di cui fa parte un pregiudizio, un pregiudizio che comunque c’è nei confronti dei parlamentari e dei politici del Sud Europa. I maltesi, i greci, gli italiani e così via". Ma persecuzione da parte di chi? Lei alza gli occhi al cielo.

"Nelle prime sei settimane — ha raccontato Kaili a Bergamini e lo riporta il Corriere — mi è capitato di pensare al suicidio. Più volte. Poi è scattato qualcosa". I suoi avvocati avevano detto che era stata "sottoposta a tortura" perché nelle prime sedici ore dopo l’arresto era stata lasciata senza acqua, al freddo, con una luce sempre accesa. Adesso del regime carcerario non si lamenta. «Ma dopo il clamore dei primi giorni di questa vicenda non parla più nessuno. Vengo ignorata, sono stata dimenticata, anzi cancellata. Quando questa storia finirà— dice — io voglio ricominciare a fare politica".

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