Russia, Putin sulle orme di Stalin. "Arresta bambini. Siamo la Corea del Nord"

Il racconto della scrittrice Julia Kissina. "Le famiglie non sanno più che succede ai loro figli, social media oscurati. Il mio Paese è finito"

Esteri
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Russia, "Il mio Paese è finito.  I 18enni: patriottismo è uccidere civili"

Putin non ha nessuna intenzione di fermarsi, continuerà a bombardare l'Ucraina finchè non avrà vinto la guerra. Il tredicesimo giorno di distruzione segue il copione dei precedenti, si tenta di aprire corridoi umanitari da una parte e si lanciano missili dall'altra. L'ultima città ad essere entrata nel mirino dei militari russi è Odessa, uno snodo strategico che permette di avere il controllo da Sud del Paese. Ma oltre alla guerra sul campo c'è un'altra battaglia che si sta combattendo in Russia, più silenziosa ma - si legge sulla Stampa - comunque pesante. La racconta una scrittrice Julia Kissina, che ha vissuto sia a Kiev che a Mosca e che poi è fuggita lontano da quei luoghi. "Chiamo in Russia e questo è quello che mi dicono: «Basta, la Russia è finita! Siamo di nuovo nell’epoca di Stalin. Arrestano la gente che manifesta per la pace, mettono in carcere degli adolescenti. Le loro famiglie non sanno cosa stia succedendo loro. I social media sono stati chiusi. La Russia è stata chiusa. È la cortina di ferro, la Corea del Nord!"

"All’epoca - prosegue il racconto alla Stampa di Julia Kissina - la Russia era un Paese enorme con uno zar proveniente dal Kgb e con una coscienza clericale e mistica, aveva preso una direzione tutta sua. Pare che molti in Russia abbiano elevato Putin a divinità. Nelle chiese campeggiano icone con la sua immagine a cui si rivolgono fedeli dalla mentalità medievale. E questo è ciò che sta accadendo ora: giovani reclute, ragazzi di 18 anni provenienti dalle città grandi e piccole di questo vasto Paese vengono messi in scatole di ferro su ruote e portati in un altro Paese a uccidere civili, mentre sono convinti di liberare l’Ucraina dal nazismo".

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