Ucraina, bene la pace di Santoro ma non confondere il lupo con l'agnello

La sana iniziativa rischia di diventare la solita minestra riscaldata che fa di tutta un’erba un fascio o peggio

Di Massimo Falcioni
Esteri

Guerra Ucraina e le proposte pacifiste: il commento 

Vista dal lato buono, la marcia “Staffetta per la Pace” del prossimo 7 maggio promossa dai pacifist icon in testa Michele Santoro e il solito contorno di Cgil, Comunità di Sant’Egidio, Arci, Acli e Sardine, è positiva. Messaggi condivisibili, come mostrare “solidarietà al popolo ucraino” e “mettere fine al massacro, cessare il fuoco e dare inizio a una trattativa”.

Tuttavia rischia di diventare la solita minestra riscaldata che fa di tutta un’erba un fascio o peggio perché c’è sempre, puntuale, un “ma”. E così: “Putin è il responsabile dell’invasione ma la Nato, con in testa il presidente degli Stati Uniti Biden, non sta operando soltanto per aiutare gli aggrediti a difendersi, contribuisce all’escalation e trasforma un conflitto locale in una guerra mondiale strisciante”. Santoro dixit. E’ la riproposizione del refrain stantio di chi si erge a giudice fingendo di essere super partes.

Se va bene, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, ma di fatto, qui, mettendo sullo stesso piano l’aggressore e la vittima dell’aggressore, privando gli ucraini del diritto di reagire all’invasione russa e l’Occidente del diritto di aiutare a difendere un Paese democratico invaso. Il bilancio, già pesantissimo con 500 mila tra morti, feriti e dispersi e la distruzione di una nazione di oltre 43 milioni di abitanti che dista dall’Italia meno di 2000 Km a due ore e mezzo di volo, e l’imbocco del mondo che conta nel vicolo cieco, sollevano interrogativi allarmanti sul futuro dell’Europa e non solo.

Tutte le guerre, prima o poi, finiscono. Ma è falso dire che non ci saranno né vinti né vincitori. Ed è illusorio pensare che Putin si fermi qui, con in mano una manciata di foglie secche. Se Putin non viene fermato, gli artigli dell’orso, il totem con cui da sempre s’identifica il popolo russo, s’allungheranno a Occidente, fino a ripristinare i confini dell’Urss dopo la seconda guerra mondiale e anche oltre. Non è fantapolitica. Per Putin è stata l’Ucraina a scatenare la guerra come se non fosse il suo esercito con 500 mila uomini per lo più mercenari, con missili e carri armati, a tentare di occuparla.

Per Putin la colpa è dell’Occidente che sostiene l’Ucraina “nazista” che è un pezzo di Russia, non considerando la carta dell’ONU secondo la quale l’Ucraina (tutta, anche con la Crimea) è un paese indipendente. In difficoltà sul campo militare e per nulla impegnato a cercare una ragionevole via d’uscita pacifica del conflitto, per far fronte alla riprovazione di gran parte dell’opinione pubblica mondiale, Putin cerca di cambiare le carte in tavola.

L’obiettivo è quello di ribaltare la realtà come se non fosse la Russia l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito mirando a mettere sullo stesso piano l’aggressore e la vittima dell’aggressione confermando ai russi il diritto di aggredire e privando gli ucraini del diritto di reagire all’aggressione e l’Occidente del diritto di aiutare a difendere un Paese democratico invaso.

Non c’è nessuna trattativa per fermare la guerra perché Putin vuole solo una cosa: concludere l’aggressione militare dell’Ucraina con l’occupazione totale, un monito per tutto l’Occidente, l’avvio di un progetto espansionistico anche verso l’Europa dell’Ovest, almeno tornando ai confini stabiliti dopo la Seconda guerra mondiale. Putin non vuole offrire nessuna garanzia né di indipendenza dell’Ucraina, né di equilibrio e di pace nel mondo. Putin è nella morsa di un isolamento politico e morale che presto potrebbe essere per lui non più sostenibile politicamente.

Tuttavia non c’è nel mondo occidentale, neppure in Europa e specificatamente in Italia, un movimento popolare e di opinione pubblica adeguato alle conseguenze sui rischi della guerra. Ciò è grave perché oggi niente si può escludere, neppure la possibilità dell’aggravamento della guerra in Ucraina e di una sua estensione. L’obiettivo resta uno solo: la fine dell’aggressione russa in Ucraina, l’avvio di un negoziato che porti a riconoscere i diritti di indipendenza del popolo ucraino, unica via per la pace.

Poche ore dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’allora premier Mario Draghi affermava: “E’ finita l’illusione che la pace sia scontata. L’aggressione russa premeditata e immotivata ci riporta indietro di ottant’anni, all’annessione dell’Austria, all’occupazione della Cecoslovacchia e all’invasione della Polonia. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte.

Contro il disegno revanscista di Putin, contro le minacce di far pagare con ‘conseguenze mai sperimentate prima nella storia’ chi osa essere d’intralcio all’invasione dell’Ucraina, e il ricatto estremo alle armi nucleari serve una reazione rapida, ferma, unitaria. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza”. E’, nella sostanza, la stessa posizione tenuta poi, fin qui, dal nuovo governo di centrodestra della premier Meloni. In questo contesto, anche le manifestazioni per la pace possono essere utili.

Ma non nella logica da “Ponzio pilato” o peggio ancora confondendo chi è il lupo e chi è l’agnello, chi è l’aggressore e chi l’aggredito. Con tutti i limiti e gli errori passati e recenti, Europa, Nato, Usa non hanno minacciato e non minacciano la Russia. Putin sente sempre più pressante come minaccia la voglia di libertà, democrazia, benessere economico del popolo ucraino e dello stesso popolo russo. E’ per poter continuare a condannare a 25 anni di carcere il dissidente Vladimir Kara-Murza per “alto tradimento” in quanto contrario all’invasione dell’Ucraina, per continuare a negare ai cittadini russi le libertà civile, politiche, economiche, per continuare a negare l’autodeterminazione dei popoli che Putin ha invaso l’Ucraina. Qui siamo. Che fare? Sa di fantascientifico pensare a una detronizzazione di Putin attraverso una “Rivoluzione di palazzo” sostituendolo con una leadership filo-occidentale.

Al momento non c’è nessuno spiraglio di pace. L’”Operazione speciale” ha fallito il suo obiettivo di occupare l’Ucraina in pochi giorni. La Russia ha dimostrato tutta l’inadeguatezza della sua forza militare sottovalutando la resistenza degli ucraini a difesa della propria indipendenza e liberà e, soprattutto, la capacità dell’occidente di fare muro, tutti insieme e su tutti i fronti, per l’alt a Putin. Solo se messo alle corde sul piano militare ed economico, se isolato politicamente dal mondo che conta, Putin siederà al tavolo della pace. In questo contesto anche la Marcia della pace può essere utile. Altrimenti diventa un assist all’invasore. 

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