Morire per gli ucraini? "No, grazie". Gli Usa avvertono Kiev: stop escalation

L'Ue rimpiange la saggezza tattica di Angela Merkel

Di Giuseppe Vatinno
Zelensky (Lapresse)
Esteri

Zelensky si è dimostrato finora un pericoloso attore, pronto a trascinare il mondo verso una terza Guerra Mondiale

 

Un missile è veramente partito dalla costa orientale degli Stati Uniti, ma fortunatamente non era equipaggiato con una testata nucleare strategica ma con una ogiva di buon senso. Un “pizzino” scritto dal presidente Biden e dal Pentagono e indirizzato dal “New York Times” direttamente a Zelensky a Kiev.

Infatti nell’articolo in prima pagina del prestigioso quotidiano Usa è scritto chiaro e tondo che gli americani non c’entrano nulla con l’omicidio della figlia di Dugin, l’ideologo di Putin, avvenuto il 20 agosto scorso a Mosca.

I servizi segreti Usa sospettano apertamente che dietro il misfatto ci siano stati i servizi segreti ucraini e nell’articolo si legge che se lo avessero saputo avrebbero cercato di impedirne l’attuazione.

Il quotidiano dell’East Coast “afferma che settori del governo Usa manifestarono la propria irritazione per l’avventurismo di operazioni coperte”, presumibilmente si tratta di settori di altissimo livello e quindi appunto il Presidente e/o il Pentagono.

La mossa è stata molto pericolosa perché ha dato la possibilità ai russi di reagire con altrettanti “omicidi eccellenti”.

Come al solito gli ucraini si sono difesi con Mykhailo Podolyak, consigliere personale del comico al governo che ha dichiarato: "Lo sottolineo ancora una volta: qualsiasi assassinio in tempo di guerra nel nostro Paese o in un altro deve avere una giustificazione concreta. Deve soddisfare uno scopo preciso, tattico o strategico. Una persona come Darya Dugina non rappresentava per l’Ucraina né un obiettivo tattico, né strategico".

In ogni caso l’avvertimento di Washington a Kiev è arrivato forte e chiaro: basta con l’escalation del conflitto voluto dall’Ucraina.

Gli Usa stanno infatti cominciando a capire di essersi ficcati in un cul de sac, un Vietnam danubiano, un vicolo cieco al cui termine ci può essere anche una apocalisse nucleare. Infatti ieri sera giovedì 6 ottobre, il presidente Usa ha dichiarato:

"Per la prima volta dalla crisi dei missili Cubani dobbiamo fronteggiare la minaccia di un’atomica, specie se le cose proseguiranno nella direzione in cui stiamo andando. Stiamo cercando di capire che cosa ha in serbo Putin? Se troverà una via d’uscita? Come reagirà quando capirà di aver perso non solo la faccia, ma anche il potere? Abbiamo a che fare con un tizio che conosco decisamente bene. Non scherza quando parla di un potenziale uso delle armi tattiche nucleari o di armi chimiche o biologiche, perché il suo esercito si sta comportando molto male. E non che penso che ci sia la capacità di usare un’arma tattica atomica, senza finire nell’Armageddon”.

L’uno due del NYT e di Biden segnano indubbiamente un drastico cambiamento dei rapporti tra i due alleati.

Ritorna in mente quello che si diceva prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, “Morire per Danzica?”. Ora si potrebbe parafrasare “Morire per Kiev?”.

Gli Usa dunque stanno tornando finalmente all’utilizzo della ragione diplomatica ed hanno capito che non conviene “morire per Kiev” perché il pericolo dell’olocausto nucleare è drammaticamente reale, perché, in definitiva, si tratta di affari interni tra due nazioni russofone, perché Zelensky si è dimostrato finora un pericoloso attore pronto a trascinare il mondo verso una terza Guerra Mondiale, perché le opinioni pubbliche degli alleati occidentali si stanno stufando dei problemi come il caro energia causato da Kiev, perché poi, analizzando bene la storia, si scopre che  gli ucraini hanno fatto due colpi di Stato contro i governi filo – russi regolarmente eletti.

Inoltre la questione ucraina sta provocando la recrudescenza di molti altre tensioni mondiali locali da tempo sopite come quelle con la Cina e Formosa, la Corea del Nord e il Giappone.

La Cina stessa sta riportando saggiamente la vicenda sul piano diplomatico ed ha aperto gli occhi agli Usa. Dopo aver scampato la guerra nucleare vogliamo morire tutti per Kiev?

Il messaggio a Zelensky è quello di smetterla di buttare benzina sul fuoco pena l’allontanamento dell’Occidente dalla sua causa.

In UE resta solo la pervicace Ursula Gertrud von der Leyen a perorare da vera invasata la causa ucraina facendo rimpiangere la saggezza tattica di Angela Merkel.

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