Usa, l’accordo contro lo shutdown inguaia l’Ucraina: Zelensky più isolato
Gli Usa hanno scongiurato l'impasse amministrativo dovuto alla mancata approvazione della legge di bilancio ma l'accordo non piace a Kiev: tagliati 6,2 mld
Ucraina, scatta l'intesa contro lo shutdown. Ma Zelensky rimane sempre più emarginato: è la fine della guerra?
Gli Usa sono salvi e anche quest’anno il più potente Stato del mondo scongiura l’impasse amministrativo (a rischio erano quindici milioni di stipendi di impiegati e soldati) dovuto alla mancata approvazione della legge di bilancio ma inguaia l’Ucraina. Infatti l’accordo faticosamente raggiunto dal Congresso tra democratici e repubblicani taglia fuori ben 6,2 miliardi di dollari di aiuti che Biden aveva chiesto al Congresso Usa (Camera dei rappresentanti e Senato) per aiutare Kiev nella guerra contro la Russia.
Ma la vera doccia fredda, anzi gelata, è arrivata per Kiev dalle parole dello speaker repubblicano alla camera Kevin McCarthy che da sempre accusa il Presidente Usa di “staccare assegni in bianco a Volodymyr Zelensky”. Questa volta ha rincarato la dose: “La Russia ha sbagliato ma sugli aiuti a Kiev dobbiamo individuare un piano, una strategia. E la Casa Bianca deve condividerlo con noi”.
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Dunque, i repubblicani chiedono un “piano” anzi una “strategia” di uscita dalla guerra e non vogliono più dare dollari “a fondo perduto”. Un cambiamento epocale nella politica estera americana, soprattutto alla luce della caduta verticale nei sondaggi di Joe Biden che si trova ben distanziato da Donald Trump per le presidenziali Usa del prossimo anno.
Che la situazione fondi per l’Ucraina sia giunta a un punto critico lo dimostra poi che il sottosegretario alla Difesa, Michael McCord, ha scritto una lettera al leader della minoranza dem alla Camera, Hakeem Jeffries, avvertendo che “il Dipartimento ha esaurito quasi tutti i finanziamenti disponibili per l’assistenza alla sicurezza per l’Ucraina”. Un avvertimento giunto poco prima della approvazione del patto al Congresso Usa.
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Dall’altro canto i democratici hanno dovuto scegliere tra i propri impiegati amministrativi federali e soldati e l’aiuto a Zelensky e ad una guerra che sempre più l’opinione pubblica americana sente non propria. Stesso corso che seguì la storica guerra in Vietnam che non finì bene per gli americani. E le dichiarazioni postume di Biden, “Kiev può contare su di noi” (senza soldi, ndr), hanno ora lo stigma della presa in giro.
Si deve anche tener conto che all’interno del partito Repubblicano vi è una agguerrita componente trumpiana di 21 ribelli, denominata MAGA (Make America Great Again), che invece non volevano fare proprio alcun accordo con i democratici. Che Zelensky sia in grande difficoltà non è certo una novità. Gli Alleati sono stanchi di combattere per una guerra non loro e che sta costando moltissimo in soldi ma anche in consenso elettorale.
Già la Polonia e la Romania e da ultimo anche la Slovacchia, tutti Stati ex Patto di Varsavia, stanno dando segni di insofferenza verso Kiev, ma anche la Meloni ha “mollato” Biden dopo l’episodio della “pizza a New York”. Ora sono proprio gli Usa a cercare di scaricare il guitto ucraino così ansioso di provocare una Terza Guerra Mondiale, magari Nucleare per salvarsi dai processi per corruzione che il conflitto ha finora impedito.
Non è passato infatti inosservato che il prestigioso quotidiano liberal The Washington Post, abbia chiesto perché Zelensky tergiversi su democratiche elezioni. Lui fa il finto tonto e si trincea dietro cavilli giuridici tipo che “tutti devono votare” (e che la guerra non lo permetterebbe), che non avrebbe “i soldi”, che ci sarebbero pericoli che la maggioranza non lo riconfermasse (sic) e, che –aggiungiamo noi- ovviamente tutti i burocrati (e i corrotti) vogliono preservare lo status quo. Per molti Ucraini infatti, compreso Zelensky, la guerra è un formidabile affare.