Carne sintetica, in Cina apre la prima fabbrica di produzione su larga scala

L'azienda CellX ha inaugurato il primo stabilimento pilota a Shangai con l'obiettivo di portare a breve la carne coltivata sul mercato internazionale

di Redazione Food
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Carne sintetica, in Cina apre la prima fabbrica di produzione su larga scala

Mentre l'Italia è ancora scettica - e molto spesso contraria - alla ricerca e allo sviluppo della carne sintetica, altri Paesi nel mondo invece si portano avanti. Tra questi c'è la Cina, che negli scorsi giorni ha inaugurato il primo stabilimento pilota per la produzione di carne sintetica su larga scala, a Shanghai. E' l’azienda di biotecnologia CellX – il cui motto è “Eat meat, not animals” (ovvero "mangia carne, non animali") – a guidare questo cambiamento, con l’obiettivo di portare a breve la carne coltivata sul mercato internazionale, Europa compresa.

Lo stabilimento si chiama FX e ha una capacità produttiva importante, di circa mille tonnellate di carne all’anno, ma si tratta soltanto di un banco di prova per l’azienda; nel frattempo, infatti, sta mettendo a punto una fabbrica ben più grande, che dovrebbe essere attiva entro il 2025 e che sarà in grado di produrre centinaia di tonnellate di carne coltivata ogni anno. Sfruttando le tecnologie sviluppate autonomamente dall’azienda, come il terreno di coltura senza sieri a basso costo, "lo stabilimento è riuscito a ridurre i costi di produzione della carne coltivata al di sotto dei 200 dollari per chilo", ha dichiarato l’amministratore delegato di CellX, Yang Ziliang.

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L’obiettivo dell’azienda è chiaro: CellX inizialmente presenterà domanda per la vendita dei propri prodotti – che comprendono carne coltivata di pollo, manzo e maiale – negli Stati Uniti e a Singapore, per adesso gli unici Paesi al mondo ad averla autorizzata. Entro il 2025 l’azienda conta di posizionarsi nel mercato di fascia alta, soprattutto attraverso la vendita nei ristoranti, per poi spostarsi anche verso quella diretta. Gli esperti ritengono che l’azienda abbia buone probabilità di riuscire nell’impresa e superare la concorrenza con prezzi via via più bassi, anche grazie agli incentivi governativi e al costo molto inferiore dei bioreattori rispetto agli Stati Uniti e all’Europa. 

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