Clima: siccità, ondate di caldo record e il flop della Cop27. Bilancio 2022
Cambiamento climatico, siccità, temperature record, eventi estremi e la diplomazia che arranca: l'anno, a tutti gli effetti, horribilis del clima
Cambiamento climatico ed eventi estremi: l'anno "horribilis"
"Il mondo è su un'autostrada verso l'inferno climatico con il piede sull'acceleratore e l'unico modo per porre fine a tutta questa sofferenza è scegliere di collaborare". Con queste parole il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, apriva i lavori della Cop 27, il vertice sul clima andato in scena in Egitto a Sharm el-Sheikh lo scorso novembre. Un allarme secco e deciso rivolto a tutti i leader mondiali, in particolare Stati Uniti e Cina, i due maggiori Paesi emettitori di anidride carbonica.
L’umanità, ha sottolineato ancora Guterres, ha una scelta da compiere in termini di clima: decidere se accettare il corso delle cose o prendere in mano la situazione. Il cambiamento climatico non è più qualcosa di molto astratto, lontano dalla vita quotidiana di ognuno di noi, bensì sempre più concreto. E il 2022 ne è stato la prova tangibile. Un anno che si potrebbe etichettare come “horribilis” per il clima tra ondate di caldo anomale, siccità, eventi estremi e difficoltà nel trovare accordi diplomatici internazionali.
Se da una parte la temperatura media globale è già salita di 1,2 gradi rispetto alla media preindustriale- il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, IPCC, ha avvertito che andiamo verso il superamento di 3°C di riscaldamento globale entro il 2030- oltre il doppio del limite di 1,5°C previsto dall'accordo di Parigi- dall’altra anche gli eventi estremi, come le devastanti inondazioni in Pakistan che hanno causato quasi 8 milioni di sfollati o le ondate di calore anomalo che hanno valicato l’Europa, o ancora i disastri più vicini a noi come l’alluvione delle Marche o la tragedia di Casamicciola, la Terra si trova di fronte a scenari futuri alquanto complessi. E potrebbe essere già troppo tardi per evitare un vero e proprio collasso. Dallo stato del clima al caldo record, fino al flop di Cop27 e all’ultima speranza di pace tra uomo e natura, vediamo i punti salienti di questo 2022.
Cambiamento climatico, 2022 l'anno più caldo di sempre
Per definire il 2022 in termini di clima potrebbero bastare semplicemente due parole: caldo e record. Secondo infatti l’ultimo rapporto sullo stato del clima globale 2022 redatto dall’Organizzazione metereologica mondiale (Wmo) gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi fra quelli registrati finora, alimentati da concentrazioni sempre crescenti di gas serra e dal calore accumulato nel mare, toccando di circa 1,15 gradi Celsius temperature sopra i livelli pre-industriali. Questo aumento delle temperature è dovuto principalmente all'aumento delle concentrazioni dei principali gas serra nell'atmosfera: anidride carbonica, metano e diossido di azoto. Questi gas hanno raggiunto livelli record nel 2021, e continuano a salire nel 2022.
"Maggiore il riscaldamento, peggiore l'impatto”, ha commentato il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas a margine del report. “Abbiamo livelli così alti di anidride carbonica nell'atmosfera oggi che l'obiettivo di 1,5 gradi, di riscaldamento rispetto ai livelli pre-industriali, dell’accordo di Parigi è a malapena raggiungibile". Per Talaas "è già troppo tardi per molti ghiacciai, e lo scioglimento continuerà per centinaia se non migliaia di anni, con enormi conseguenze sulla sicurezza idrica" .
Se facciamo una panoramica di questo 2022 lo scenario è ampio e complesso: nell'Africa orientale, le piogge sono state sotto la media per quattro stagioni consecutive, il periodo più lungo in 40 anni, e ci sono indicazioni che anche l'attuale stagione sarà secca. L'Africa meridionale, e in particolare il Madagascar, è stata colpita da una serie di cicloni all'inizio dell'anno. L'uragano Ian a settembre ha causato morte e distruzione a Cuba e in Florida. Ma anche in Europa vaste zone hanno sofferto ripetuti episodi di caldo estremo. Il Regno Unito il 19 luglio ha registrato il suo record nazionale, con oltre 40 gradi per la prima volta.
Cambiamento climatico, l'alluvione nelle Marche e la tragedia di Casamicciola
Se guardiamo poi all’Italia la situazione non è stata migliore. In base ai dati Cnr-Isac, ad oggi il 2022 è stato l'anno più caldo mai registrato dal 1800. L'aumento delle temperature è stata di quasi un grado centigrado più alto (0.96 °C) rispetto alla media calcolata nel trentennio 1990-2020, secondo le stime di Bernardo Gozzini, direttore del consorzio Lamma. L'incremento maggiore si è avuto nelle temperature massime che hanno segnato un incremento di 1,2 gradi, mentre per quanto riguarda le minime i dati fino a settembre pongono il 2022 al terzo posto come anno più caldo.
Nello specifico, due particolari eventi climatici hanno scosso il Paese: a settembre, nelle Marche, piogge eccezionali, in alcune località sono caduti tra i 300 e i 400 milimetri d'acqua, hanno colpito case, abitazioni e strade. Un alluvione scatenato prettamente dalle temperature anomale di questo anno e gli alti tassi di umidità. Ma anche la tragedia di Casamicciola ci ha ricordato la fragilità del nostro territorio. Tra il 25 e il 26 novembre scorsi un devastante alluvione ha colpito il comune di Casamicciola, sull’isola di Ischia, causando la morte di dodici persone.
Secondo i calcoli della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in Italia continuano infatti ad aumentare gli eventi estremi legati al clima. Nel 2022 se ne sono registrati 130: è il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Il verificarsi sempre più frequente di giornate con caldo record, alluvioni, grandinate, trombe d’aria e acquazzoni ha scosso l'intera comunità scientifica. Alessandro Miani, presidente della società, ha sottolineato come la crisi ambientale abbia la capacità “di influenzare l'intensità e il numero dei fenomeni meteorologici, rendendoli dunque più pericolosi e distruttivi”. Tra gli effetti più visibili del cambiamento climatico, ha messo in luce Miani, c’è appunto “l’anomala distribuzione delle precipitazioni, in riduzione entro una forbice compresa tra il 10 e il 60%”, che “sta prendendo sempre più la forma di eventi estremi concentrati in autunno-inverno, talora associati ad uragani mediterranei: 60 negli ultimi 40 anni, ma con previsioni di trre nuovi eventi annui. A causa nostra nubifragi, alluvioni, trombe d'aria e cicloni in futuro saranno più numerosi e distruttivi".
Cambiamento climatico e il flop della Cop27
Ma il 2022 è stato anche l'anno della (mancata) diplomazia climatica. A novembre si sono aperti infatti i lavori della Cop27 a Sharm el-Sheikh, il vertice sul clima nel quale si sono riuniti i più importanti e influenti capi di Stato mondiali. Ma, come qualcuno già preannunciava (clicca qui per recuperare l'intervista a Angelo Bonelli-Verdi), la conferenza si è chiusa “con un bicchiere mezzo pieno”. Se da una parte i Paesi poveri e più vulnerabili al cambiamento climatico hanno ottenuto il fondo ristori per le perdite e i danni che chiedono da anni, dall’altro non si è arrivati a un accordo serie e duratoro sulla riduzione di gas serra. Non si sono infatti registrati progressi rispetto alla Cop26 di Glasgow dell'anno scorso.
"Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questo è un tema che questa Cop non ha affrontato", ha commentato il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, a margine della fine dei lavori della conferenza. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, "abbiamo trattato alcuni sintomi, ma non curato il paziente dalla febbre". Sulla mitigazione "si è persa probabilmente un'occasione importante", ha invece ribadito in Egitto il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
Clima, una piccola speranza c’è: il patto di pace con la natura
Se da un lato quindi vige un clima "caldo" di sconforto, dall'altra spunta una "piccola speranza". È di poche giorni fa infatti l’annuncio di un accordo storico per la protezione della biodiversità annunciata dai partecipanti alla Cop 15 di Montreal. "Il pacchetto è stato adottato", ha annunciato il presidente del Summit delle Nazioni Unite, il ministro dell'Ambiente cinese Huang Runqiu alla fine di una lunga maratona notturna a Montreal. In particolare, i paesi dell'Onu hanno concordato di rendere area protetta il 30% del territorio e dei mari al 2030, di stanziare 30 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo nella tutela della natura, di risanare il 30% degli ecosistemi degradati e di dimezzare il rischio legato ai pesticidi. Al momento sono aree protette il 17% delle terre e l'8% dei mari. Che questo possa quindi essere l’inizio di “un patto di pace con la natura”, in grado di farci risalire dagli inferi.