5 autori bestseller da leggere

In libreria i nuovi romanzi di scrittori da milioni di copie vendute. Scoprite quali

di Chiara Giacobelli
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Libri & Editori

Autori di successo conosciuti a livello internazionale: dai romanzi storici al fantasy, dal thriller alle grandi saghe. Ecco quali bestseller sono da poco arrivati in libreria.

1)  Le armi della luce di Ken Follett

Ken Follett ci ha abituati molto bene, perché ogni anno nei mesi che precedono il Natale arriva puntuale in libreria un suo nuovo romanzo da divorare e si può star certi che diventerà subito un bestseller. In questo caso, però, il successo planetario era garantito per il bel volume dal titolo Le armi della luce pubblicato da Mondadori, poiché si tratta del quinto capitolo della celebre saga I pilastri della terra, Mondo senza fine e La colonna di fuoco, a cui si è aggiunto successivamente il prequel Fu sera e fu mattina. La serie ha già venduto più di 50 milioni di copie, grazie anche ai produttori Ridley e Tony Scott che l’anno portata sullo schermo. È ovvio, quindi, che chi ha amato i libri precedenti (e quelli successivi in ordine cronologico, ovvero La caduta dei giganti, L'inverno del mondo e I giorni dell'eternità, per un totale di 8 tomi) non può perdersi le nuove avventure immaginate da Follett, il quale ci riporta a Kingsbridge nel 1792. Tuttavia, nulla vieta di leggere questo romanzo come eventuale primo capitolo della saga, per poi decidere se proseguire o meno, dal momento che gli altri titoli sono ancora in commercio.

Follett dedica questo suo ultimo lavoro agli storici che – attraverso varie forme – ricercano la verità e ci restituiscono il nostro passato. Le armi della luce è infatti un romanzo storico come il resto della serie, basato su fatti realmente accaduti ma ampiamente arricchito dalla fantasia dell’autore. Egli parte da innovazioni tecnologiche o eventi che hanno segnato momenti indelebili e fondamentali, per poi raccontarne il contesto, le implicazioni, l’epoca, le opposizioni, le contraddizioni; lo fa con la capacità di chi sa intrecciare magistralmente narrativa e cronaca, costruendo dei veri e propri mondi che poggiano su basi solide, ma vibrano di personaggi, avventure, intrighi, colpi di scena, battaglie degne della miglior fiction. In questo caso la protagonista del nostro romanzo è la macchina filatrice, che alla fine del Settecento fa la sua comparsa dapprima nel Regno Unito e poi nell’Europa intera: è una vera e propria rivoluzione, nel bene e nel male, perché se è vero che la produzione vede un’impennata su scala mondiale, è altrettanto vero che una larga parte della popolazione, al tempo impiegata nella manifattura tessile, si ritrova improvvisamente senza lavoro e dunque in miseria. È l’industrializzazione che avanza e, a partire da questo singolo elemento, Follett vi entra sempre più dentro cercando di raccontarla come se si trovasse lì, tra le masse della folla inferocita in strada e i bambini coperti di stracci, tra chi sogna un mondo più giusto nonostante la povertà e chi si spacca le ossa filando.


 

Le armi della luce è un romanzo epico, avventuroso, costituito da quasi 700 pagine che ci restituiscono il ritratto di un periodo storico alquanto significativo, e non soltanto per ciò che sta succedendo in Inghilterra; sono infatti anche gli anni di Napoleone in Francia – a tal proposito ci permettiamo di consigliare la visione di Napoleon ora al cinema, per la regia dello stesso Ridley Scott –, per cui dal terrore si passa rapidamente al bonapartismo, stravolgendo per sempre gli equilibri del Vecchio Continente. Come già aveva fatto nei suoi romanzi precedenti, Ken Follett individua un gruppo di personaggi principali attorno ai quali si sviluppano le vicende primarie e secondarie aprendo più trame contemporaneamente, che ci consentono di avere una panoramica il più ampia possibile su un’epoca complessa e densa di cambiamenti radicali. L’autore ambienta il suo racconto dal 1792 al 1824, concentrando la sua attenzione sulla trama, sui personaggi, sulle vicende: non vi è infatti in Follett l’interesse alla sperimentazione linguistica d’avanguardia, ma al contrario il narratore si pone un passo indietro rispetto al mondo che descrive con dovizia di particolari, per lasciare che esso prenda forma in maniera completa e cronologica, alternando il discorso indiretto ai dialoghi. Dunque uno stile classico ma al contempo attuale, lodevole nella sua abilità di tenere il lettore con il fiato sospeso e non far calare mai l’attenzione nonostante le molte pagine.


 

Dal momento che la guerra è sempre sullo sfondo del romanzo, specie le sanguinose battaglie napoleoniche, nel corso di un’intervista realizzata per Mondadori l’autore ha voluto sottolineare proprio questo aspetto: “Vorrei condividere con voi qualcosa che ho imparato sulla guerra e sul suo impatto sulle persone che l’hanno vissuta. Primo, non sempre gli uomini andavano in guerra di loro spontanea volontà; spesso erano arruolati con la forza (…). Secondo, la guerra e gli stenti da essa provocati portarono a disordini civili con scioperi e a rivolte che scoppiarono in tutto il Paese”. Per chi fosse interessato ad ascoltare per intero l’intervento di Ken Follett potete cliccare qui di seguito.  

Lo consigliamo perché: oltre ad essere un grande romanzo di battaglie, di avventure, di amore, di eroismo nei grandi e piccoli gesti, è anche un affresco storico accurato, nato a seguito di un enorme lavoro di ricerca che merita la nostra attenzione. Inoltre, non dimentichiamo che si tratta di uno dei più famosi scrittori viventi, amato in tutto il mondo.   

2)  L’educazione delle farfalle di Donato Carrisi (Longanesi)

Chi lo ha già letto, al di là della nostra personale opinione, sostiene che L’educazione delle farfalle sia uno dei romanzi più belli di Carrisi: un passo avanti nella sua carriera di scrittore, nonché un libro che non si presta soltanto ad essere acquistato dagli amanti del thriller e dai suoi molti fan, ma anche dal comune lettore non avvezzo al genere. Il tema principale che Carrisi sceglie di affrontare in questa nuova opera edita da Longanesi è infatti molto attuale e anche piuttosto scottante: quello della genitorialità, dal punto di vista di una donna. L’essere madre, ma non nella maniera ordinaria e tradizionale del termine. Serena, la protagonista de L’educazione delle farfalle, è infatti una broker di successo che non ha mai sentito in sé l’istinto materno, perciò quando si ritrova incinta deve fare per la prima volta i conti con qualcosa di inaspettato che cambierà per sempre la sua vita. Ma è davvero ciò che vuole?

«Si rese conto che non sarebbe stato facile condividere con loro la vera ragione per cui aveva tenuto nascosta la gravidanza e, soprattutto, la decisione di dare via la bambina. Il modo più semplice per distrarre tutti da una bugia protrattasi per mesi e per evitare che si facessero troppe domande era accettare il fatto di essere una madre (…) Un errore piuttosto comune, specie fra gli uomini, era pensare che partorendo si scopra improvvisamente quanto sia meraviglioso essere madri. Non c’era alcuna rivelazione nella maternità. Serena lo aveva scoperto subito».


 

La questione, specie se posta in questi termini, è ovviamente divisiva e fa discutere, motivo per cui Carrisi è stato recentemente ospite di non pochi programmi televisivi per promuovere il suo romanzo e al contempo spiegarne la genesi, nonché il significato. Non lasciamoci però ingannare dall’esordio, perché come ben sappiamo lo scrittore di Martina Franca è avvezzo a ribaltare le situazioni, a spiazzare il lettore, a lasciarlo in sospeso fino all’ultima pagina. Se è vero che il tema della maternità, posto in termini moderni e in qualche modo legato al concetto di patriarcato di cui tanto ultimamente si discute, ha fatto immediatamente accendere i riflettori sul romanzo, non va tuttavia dimenticata la sua natura di genere. Si tratta a tutti gli effetti di un thriller e chi cerca adrenalina, pathos, colpi di scena, paura non verrà certamente deluso. Non a caso il libro si apre con un terribile incendio che distrugge interamente una casa in mezzo alle montagne: un prologo a sé stante che introduce il lettore direttamente nella storia, per poi riportarlo a La vita di prima, ovvero che cosa è accaduto a Serena, la complessa, sfaccettata e contradditoria protagonista della storia.

A proposito delle emozioni che ormai da anni i suoi romanzi suscitano in maniera talvolta travolgente, a cominciare da quello della paura, Carrisi ha raccontato in una recente presentazione di L’educazione delle farfalle: “Io ho paura di tutto, altrimenti non sarei in grado di raccontarla la paura, se non la conoscessi. Dirò di più: mi piace provare timore. L’altro giorno, ad esempio, ero a Pisa in una stanza d’albergo, ho spento le luci e ho cominciato a pensare: ma se ci fosse qualcuno vicino alla porta, in quell’angolo buio? Mi sono suggestionato da solo e stavo per dormire con la luce accesa. Potrei sembrare strano, ma in realtà dev’essere così, altrimenti non funziona”. La stessa componente autobiografica Carrisi la utilizza normalmente durante il processo creativo ed è per questo che L’educazione delle farfalle è intriso dell’esperienza della genitorialità, la sua e quella delle persone che ha incontrato, delle ricerche svolte, dell’ascolto. Dunque un thriller che questa volta non sarà solo una storia da brivido, ma anche un’occasione di riflessione e magari di crescita personale. 

Lo consigliamo perché: unico titolo italiano della nostra selezione, è l’ultimo lavoro di un autore bestseller che con questa nuova prova ha deciso di mettersi ancora più in gioco.

3)  La favorita del re di Elizabeth Chadwick (Tre60)

È arrivato in libreria il nuovo lavoro di Elizabeth Chadwick, tradotta in ben 24 Paesi e definita dalla prestigiosa Historical Novel Society “la migliore autrice di fiction medievale dei nostri tempi”. Chi ama il romanzo storico ovviamente la conosce bene, ma le feste natalizie alle porte potrebbero essere per tutti il pretesto per regalare un buon libro che narra la storia di una donna forte e indipendente. La favorita del re è ambientato nel Galles di fine XI secolo, dove le condizioni di vita sono dure, specialmente per il sesso femminile. Nesta, l’eroina che questa volta la Chadwick ha deciso di raccontarci con il suo magico mix di verità storica e fiction, è la bellissima figlia del principe gallese Rhys di Deheubarth e ovviamente sono in molti a mettere gli occhi su di lei non appena sboccia. A proteggerla c’è il nome del padre e la forza della sua spada, ma quando cade in battaglia contro i normanni Nesta resta sola e, come qualunque donna in epoca medievale, deve fare i conti con il volere della corte.


 

Inizia così l’appassionante romanzo pubblicato da Tre60, un titolo ulteriore per tutti coloro che collezionano i libri della Chadwick, apprezzandone ormai da anni la scrittura. Le figure femminili che l’autrice inglese sceglie di raccontare sono sempre affascinanti, misteriose, ma hanno anche in comune un’intelligenza spiccata, cultura e l’intenzione di imporre – per quanto possibile – la propria volontà, evitando di essere mere pedine nelle mani di uomini potenti. È così anche per Nesta, che diventa in breve tempo La favorita del re, ovvero la concubina di Enrico, fratello minore di Guglielmo II e futuro sovrano d’Inghilterra. Nesta non è nelle condizioni di potersi opporre a questa relazione, così come non può esimersi dallo sposare il cavaliere Geraldo FitzWalter, impostole come marito; tuttavia, ha ancora tante carte da giocare e, quando di lei si innamora anche il figlio di un potente principe gallese, sa di avere un’occasione in più per riprendersi le proprie terre. Perché in fondo Nesta è ambiziosa, temuta e rispettata per la personalità forte, ma soprattutto non è disposta a lasciare che la sua vita venga gestita da altri.

“La mia decisione di raccontare la storia di Nesta ferch Rhys e Geraldo di Windsor è dovuta più a un aumento graduale di consapevolezza che non a una scintilla improvvisa – spiega la Chadwick nella nota finale del libro – Molti fili diversi si sono intrecciati silenziosamente nel mio subconscio nell’arco di vari anni”. Tra questi, vi è il fascino suscitato dai castelli, specie quelli del Galles, dell’Inghilterra e della Scozia, ma anche la figura di Enrico I, che sembra avesse una schiera di avvenenti amanti. La leggenda lo vuole un fenomenale amateur di cui tutte le donne si innamoravano una volta entrate nel suo letto, ma, al di là della versione romantica tramandata, con tutta probabilità le condizioni del genere femminile non erano affatto rosee, in un’epoca in cui il patriarcato e il maschilismo era davvero dominanti. “Le ragazze non avevano voce in capitolo, perché in genere erano ostaggi o venivano mandate lì dalle loro famiglie nella speranza di ottenere il favore reale (…). La maggior parte delle donne non era nelle condizioni di rifiutare”. Riguardo invece alla protagonista, l’autrice ne parla come di una giovane consapevole e accorta, che nel corso della sua vita si sposò per ben tre volte. La favorita del re racconta però solo la sua giovinezza – attingendo anche all’immaginazione e formulando alcune ipotesi, dal momento che i documenti scritti sono scarsi – e approfondisce il primo matrimonio, quindi l’autrice ci lascia sperare in un seguito che ci permetta di continuare a seguire le vicende avventurose di Nesta dopo la morte del marito Geraldo.

Come sempre, il contesto storico è accurato e ricco di dettagli, pertanto la Chadwick non ci racconta soltanto la storia di una donna insolita e straordinaria, ma descrive anche un’epoca, con un’attenzione particolare per il regno di Enrico I, che morì alla fine del 1135. Battaglie, intrighi politici, rivolte, tradimenti, matrimoni di convenienza e alleanze spesso non mantenute erano all’ordine del giorno in un Galles intriso di violenza, invidie e rivendicazioni, eppure non mancavano – come scoprirete leggendo il romanzo – passione, amore, sensualità.   

Lo consigliamo perché: per chi ama i romanzi storici è un libro da non perdere, a firma di un’autrice che ormai non è soltanto in testa alle classifiche mondiali, ma viene anche lodata dalle migliori associazioni di settore per la sua precisione e aderenza ai fatti.


 

4)  L’arte del profumo a Parigi di Alka Joshi (Neri Pozza)

Quando Alka Joshi, di origini indiane ma dall’età di nove anni negli Stati Uniti, ha esordito nel 2021 con il suo romanzo L’arte dell’henné a Jaipur, in Italia subito pubblicato da Neri Pozza, era una scrittrice sconosciuta. Fino ad allora aveva studiato presso scuole importanti e si era cimentata in alcune prove narrative, ma nessuno ricordava il suo nome. Nel giro di appena due anni la Joshi è diventata una delle scrittrici più pagate e lette del mondo, un’autrice bestseller che deve la sua fama dapprima al romanzo d’esordio e poi a quella che è diventata una vera e propria saga, con i successivi La custode dei segreti di Jaipur (Neri Pozza, 2022) e ora il terzo capitolo dal titolo L’arte del profumo a Parigi, sempre edito da Neri Pozza. La protagonista di questa trilogia, Radha, ha infatti conquistato centinaia di migliaia di lettori, tanto che presto diventerà una serie tv. Nel frattempo, le sue avventure sono state scelte dal celebre Bookclub di Reese Whiterspoon, facendo così un balzo di notorietà notevole. Eccoci quindi a raccontarvi una storia nella storia, poiché questo è un doppio successo: dell’eroina letteraria e dell’autrice che l’ha inventata.


 

Ciò che sin da principio ha colpito e affascinato i lettori della Joshi sono innanzitutto le ambientazioni indiane, per le quali ultimamente è sfociata una vera e propria moda che gareggia con il Giappone. Non è un caso se l’India è in crescita anche come destinazione turistica, venendo scelta ai primi posti nelle classifiche della stampa di settore, tra cui Lonely Planet; d’altra parte, gli stessi indiani stanno elevando i propri standard di vita ed è in atto un cambiamento di costumi che rischia di far scomparire le vecchie tradizioni a fronte di una spinta sempre più capitalistica e occidentale. Ecco in parte spiegato perché i romanzi che raccontano l’India del XX secolo, abbastanza vicina a noi per essere compresa ma ormai in via di sparizione, fanno così presa sui lettori. Questa serie ce la descrive in tutte le sue sfaccettature, rendendola protagonista insieme ai personaggi principali: si parte da Jaipur nel 1955 con il primo libro e si arriva a Parigi nel 1974 con il terzo, che riprende il discorso interrotto nel secondo volume. Ora Radha non è più una tredicenne sola e alla ricerca di una famiglia, ma è diventata una donna di successo, sposata a un importante architetto, residente nella meravigliosa Ville Lumière, impiegata in un laboratorio di profumi e madre di due bambine. Il sogno sembrerebbe raggiunto in ogni sua sfumatura, ma il passato non si può cancellare e con esso Radha dovrà sempre fare i conti…


 

Chi ha amato questa serie per gli odori, i sapori, i suoni e i colori dell’India non si lasci fuorviare dal titolo, perché in questo terzo capitolo una nuova avventura aspetta la nostra beniamina e la riporterà proprio in India, terra da lei molto amata nonostante le difficoltà, specie per le donne. Quella che Alka Joshi immagina per i suoi lettori è una storia di maternità e di ricerca delle proprie radici, da un doppio punto di vista: quello del piccolo Niki che – dato in adozione ancora bambino – è ora cresciuto e vuole ritrovare sua madre e al contempo quello di Radha, che non è mai riuscita a dimenticarlo. Così, il viaggio della donna verso la scoperta della fragranza perfetta si intreccia al viaggio verso la propria progenie, portando alla luce temi di grande attualità come la condizione femminile, la genitorialità, la conciliazione di lavoro e famiglia, il ritorno alle origini necessario per la realizzazione personale. Inoltre, nonostante siano passati gli anni e anche cambiate le latitudini, la lotta contro i pregiudizi e le convenzioni è ben di là dal concludersi, in un mondo sempre pronto a giudicare, talvolta anche senza sapere. Dunque quella di Radha è una battaglia che riguarda tutte le donne del mondo, verso l’affermazione della propria libertà e autodeterminazione, al di là delle pressioni sociali.

Alla Joshi è stato chiesto diverse volte come sia riuscita a diventare una scrittrice bestseller in breve tempo e per quale motivo le ambientazioni che racconta ci affascinano tanto. La sua risposta è piuttosto interessante: “La maggior parte dei lettori occidentali sa molto poco dell’Asia meridionale, quindi rimane un mistero: una terra di storie ricordate a metà da Le mille e una notte d’Arabia, usanze misteriose, come matrimoni combinati e curiose credenze nelle vacche sacre e nella reincarnazione. La cultura orientale è così antica che gran parte della sua storia è stata tramandata verbalmente e, quindi, persa o mal interpretata nella traduzione. Ma i vibranti sari, l’inebriante frangipane, le delicate campane dei templi e le esuberanti feste dell’India sono così diversi da qualsiasi cosa che molti occidentali hanno sperimentato da lasciare un’impronta grande e duratura nella loro memoria”.        

Lo consigliamo perché: è un viaggio in un mondo lontano, l’occasione per scoprirlo attraverso una lettura piacevole e al contempo utile. La narrativa vivace e il ritmo brillante vi coinvolgeranno fino all’ultima pagina.

5)  Lavinia di Ursula K. Le Guin (Mondadori)

Ursula Kroeber Le Guin è l’unica autrice bestseller di questa nostra selezione non più in vita, sebbene la fama raggiunta come scrittrice di fantascienza, e non solo, la abbia resa un nome indimenticabile per i secoli a venire. Ottenne la notorietà nel 1969 vincendo i premi Nebula e Hugo per La mano sinistra del buio e da allora è stato un continuo ricevere riconoscimenti prestigiosi, vendere milioni di libri, costruirsi una posizione solida nel mondo della fantascienza, cosa – specie per l’epoca – piuttosto rara per una donna. La spiaggia più lontana del 1973 le è valso il National Book Award, mentre al termine della carriera aveva collezionato cinque Hugo, sei Nebula e diciannove Locus. Appare quindi chiaro che per Mondadori non è del tutto semplice scegliere quali dei suoi numerosi titoli pubblicare e in che collane: da pochi mesi è uscito in libreria in un formato speciale, nell’Oscar Fantastica ma quasi tascabile, Lavinia, la storia della figlia del re Latino. Non solo fantascienza pura quindi, ma anche rivisitazione degli antichi miti e dei poemi in chiave moderna, dal momento che Lavinia è, per chi lo avesse dimenticato, un personaggio cruciale dell’Eneide.


 

Il racconto reinterpretato che ne fa Ursula K. Le Guin deve molto alla personalità stessa dell’autrice, la quale si è sempre distinta per le sue battaglie anticonformiste, anarchiche e femministe, tali da renderla oggi più che mai attuale. Lavinia è uscito per la prima volta come romanzo autoconclusivo nel 2008 per Harcourt ed è arrivato in Italia nel 2011. Non è tra i suoi lavori più celebri ed è proprio per questo che Mondadori ha scelto di riportarlo alla luce in una nuova veste, accattivante e maneggevole. Il romanzo si inserisce benissimo in quel filone letterario che vede la rilettura del passato dal punto di vista delle donne, trasformando personaggi tendenzialmente secondari in protagoniste coraggiose adattate ai nostri tempi. Ma chi era Lavinia? Come abbiamo già detto si tratta della figlia del re Latino, corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Detta così, non si accende alcuna lampadina. Se invece precisiamo che la principessa italica divenne la moglie di Enea e quindi fu di fatto colei che diede origine alla stirpe di Roma ne capiamo subito l’importanza, con un conseguente incremento della curiosità dei suoi confronti.

Fermo restando che ci muoviamo nel campo della mitologia, delle leggende e del poema epico, pertanto non avrebbe senso parlare di fatti storici e di verità, bisogna comunque precisare che la versione della Le Guin rientra nella categoria del fantasy, grazie a un intervento di fantasia e creatività di ampio raggio. Consigliamo pertanto questo libro non solo a tutti coloro che sono appassionati di retelling, ma anche di fantastico: basti dire, a tal proposito, che Lavinia vinse il Premio Locus per il miglior romanzo fantasy nel 2009, un anno dopo la sua uscita. Torna ora nelle librerie e ci appare come un romanzo scritto l’altro ieri, dandoci quindi una vaga percezione di quanto l’autrice potesse essere all’avanguardia per il suo tempo. Per lei la fantascienza e la fantasia erano strumenti attraverso i quali sviscerare temi di grande profondità, senza mai limitarsi all’intrattenimento; utilizzava un linguaggio comprensibile a tutti e pieno di simbolismo per parlare di femminismo, utopia, pacifismo, politica, ambientalismo e rispetto della natura, dimostrandosi ancora una volta in anticipo sulle problematiche che sarebbero arrivate di lì a poco. Per tutti questi motivi consigliamo anche altri suoi romanzi, saghe, cronache e cicli, tra cui La saga di Terramare e il Ciclo dell’Ecumene, entrambi editi da Mondadori in splendidi volumi delle collane Draghi, Oscar a Fantastica.

Lo consigliamo perché: da una scrittrice bestseller fuori dal comune, una storia mitologica in chiave fantasy che ha precorso i tempi e non mai smesso di far emozionare.