5 libri da leggere nell'autunno 2023

Grandi nomi italiani e stranieri per una selezione di thriller, romanzi storici, retelling e narrativa contemporanea

di Chiara Giacobelli
Libri & Editori

La fine dell’estate è un momento difficile per molti, specie se coincide con il rientro a lavoro. Ecco, allora, che un buon libro può aiutarci ad affrontare con buon umore la nuova stagione autunnale, ricca di colori, atmosfere e sensazioni da vivere, nella realtà e con l’immaginazione.

1)  Holly di Stephen King (Sperling & Kupfer)

Quando viene annunciata l’uscita di un nuovo romanzo di Stephen King, il re del brivido che non ha certo bisogno di presentazioni, i fan sono pronti all’acquisto con settimane di anticipo: in molti iniziano a leggere le recensioni straniere se il libro è già stato pubblicato all’estero – non è questo il caso, in quanto il volume esce in contemporanea mondiale – oppure tengono monitorati i social, nella speranza di scoprire qualche anticipazione. Ma l’universo dei lettori di King non riguarda soltanto i fedeli appassionati, bensì anche i lettori alla ricerca della novità, del bestseller del momento, i curiosi e tutti coloro che si sentono attratti dal genere noir, thriller, horror, talvolta con risvolti da giallo di Agatha Christie. L’ultimo libro di King appena pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer vira in effetti verso questa direzione, in quanto protagonista della storia è Holly Gibney, la detective che abbiamo già imparato a conoscere e ad apprezzare in alcune opere precedenti dell’autore. In tempi di femminismo spinto, King non si tira indietro scegliendo una donna forte, coraggiosa, sempre pronta ad accettare le sfide più ardue per tirare le fila di un caso più che mai complicato e terrificante.


 

In realtà, ciò che caratterizza Holly – oltre al titolo, dove si mette volutamente in evidenza non l’assassino o la vittima, bensì la detective – è la trama assai particolare per un thriller/giallo. La letteratura di genere ci insegna infatti che fino alle ultime pagine si deve restare con il fiato sospeso, non sapendo chi sia il colpevole e dunque con la voglia di scoprirlo. Tuttavia, Stephen King scrive romanzi da una vita intera e non ha mai sbagliato un colpo: ecco perché questa volta si permette di cambiare le regole del gioco e svelare sin dall’inizio chi siano gli assassini. Si tratta di una coppia di anziani all’apparenza miti, borghesi, per bene, senza niente da nascondere; nonostante ciò, quella villetta in stile vittoriano ritratta di sera con le luci delle finestre illuminate in copertina ci fa intuire che non tutto, in casa Harris, è come sembra. Ogni dimora americana che si rispetti possiede uno scantinato pieno zeppo di cianfrusaglie, ricordi, segreti, nascondigli; in rari casi queste cantine si trasformano in veri e propri luoghi dell’orrore, come presto scoprirà l’astuta Holly. Un conto, però, è sapere la verità, un altro dimostrarla: alla giustizia non importa di congetture e intuizioni, ma solo di fatti, prove concrete, criminali colti in fallo. Ecco allora che il compito di Holly diventerà più che mai spinoso e il lettore verrà risucchiato insieme a lei nel vortice maligno che si nasconde dietro una facciata di normale rispettabilità.

Come sempre, Stephen King fa molto più di appassionare, intrigare e intrattenere per mezzo di una storia che prosegue a ritmo serrato; attraverso la descrizione dei personaggi e dei loro mondi interiori, egli ci conduce per mano dentro quel male oscuro che da sempre lo affascina, forse anche per la consapevolezza che in nuce esso si cela in ogni individuo: è parte stessa dell’essere umano e nessuno, per quanto buono possa sembrare, ne è immune. Senza dubbio determinate pulsioni rimangono per l’appunto tali nella maggior parte dei casi, non superando il limite della fantasia o al massimo dell’ossessione, senza quindi mai sfociare in qualcosa di concreto; eppure esiste, come un tarlo velenoso che infesta la nostra razza.

“Holly era nata per essere un personaggio minore, ma poi me ne sono innamorato e ho deciso di renderla protagonista di questo romanzo – ha spiegato Stephen King in un’intervista rilasciata presso gli studi di Good morning America – è all’apparenza una donna fragile, ma in realtà nasconde un enorme coraggio. Inoltre è molto divertente. La ritroviamo qui in veste di investigatrice privata che ha da poco perso sua madre e non è dell’umore giusto per lavorare, ma quando una signora disperata le chiede insistentemente aiuto per ritrovare la sua bambina scomparsa, Holly non può rifiutare e tirarsi indietro”. È da questa prima, concitata telefonata che prende avvio un altro capolavoro del maestro.  Questo ultimo romanzo arriva dopo una lunga carriera coronata di successi, tra cui ricordiamo Carrie, il libro d’esordio pubblicato nel 1974. Quasi 50 anni dopo l’autore spiega come quel libro abbia completamente stravolto la sua allora tranquilla vita, quando era solito lavorare in un piccolo appartamento con due bambini al seguito e cercava di concentrarsi per scrivere racconti da vendere a riviste. Si cimentava anche nell’insegnamento e considerava la scrittura il suo personale diletto nel tempo libero; mai avrebbe immaginato di ritrovarsi oggi con l’attenzione mediatica di tutto il mondo puntata su di lui all’uscita di ogni nuova opera.

Nonostante mentre leggerete Holly vi sembrerà che ogni tassello coincida alla perfezione e che ci sia un enorme lavoro di preparazione prima della stesura, King ha dichiarato che anche questa storia – come la maggior parte delle sue invenzioni letterarie – non è nata da un lungo lavoro sul plot, ma ha preso vita insieme a lui, portandolo talvolta in direzioni inaspettate. Dal suo punto di vista, infatti, i gialli troppo costruiti a tavolino possono risultare avvincenti e persino perfetti, ma nessuno di essi è davvero indimenticabile. Sulla sua immaginazione hanno influenza i fatti, i contesti e gli eventi che appaiono e scompaiono nella quotidianità lasciando un segno; in questo caso, ad esempio, il Covid gioca un ruolo rilevante, nonostante King non lo abbia mai avuto in prima persona. Scrivere per lui è ancora oggi una vocazione ed è per questo che non smetterà di farlo, fino a quando non sarà Dio a deciderlo. Speriamo il più tardi possibile.

Lo consigliamo perché: è il bestseller del momento, un altro tassello nella lunga carriera del re del brivido e del noir. Appena uscito nelle librerie, sta già facendo impazzire i fan di tutto il mondo, che lo aspettano in strada per strappargli un ambito autografo.  

2)  The Other Black Girl di Zakiya Dalila Harris (Mondadori)

Se provate a scrivere su Google The Other Black Girl e magari aggiungete la parola “recensione”, vi accorgerete subito che sarà semplice trovare decine di articoli riguardanti la serie tv disponibile su Disney+ rispetto a quelli che parlano del libro. Ciò è facilmente spiegabile dal fatto che questo straordinario bestseller del New York Times ha già avuto un enorme successo internazionale dapprima grazie al romanzo scritto da Zakiya Dalila Harris e in seguito per via dell’altrettanto apprezzata serie tv ad esso ispirata. In Italia, invece, il libro della Harris è arrivato tradotto da Silvia Montis soltanto lo scorso luglio, edito da Mondadori nella collana Oscar Fabula e con in copertina un’illustrazione di Temi Cooker. Se già era destinato a scalare le classifiche per il potenziale che porta in sé, senza dubbio l’esistenza di una serie televisiva in onda – ancora più ricca di suspense e mistero rispetto al romanzo – lo ha immediatamente fatto volare in testa alle classifiche. D’altra parte, i temi per collocarsi a pieno titolo nella nostra epoca ci sono tutti: razzismo, emarginazione, mobbing sul lavoro, discriminazione, relazioni complicate tra donne, ambizione e relativismo. Quanto al genere, è difficile categorizzare qualcosa che brilla di un’originalità particolare, specie se deve la sua forza proprio alla capacità di intrecciare più generi tra loro: è senza dubbio un libro drammatico inseribile nella narrativa contemporanea, ma al contempo presenta aspetti del thriller, del mistery, del giallo, in certa misura dell’horror – sebbene sempre a tinte lievi, poi accentuate nella serie rispetto al libro – e infine della comedy, in quanto non mancano passaggi ricchi di humor. Infine, lo ascriverei anche al campo dell’avanguardia, non tanto per i contenuti quanto per lo stile, che tende a fondere finzione e realtà in modo da non riuscire più a distinguere dove termina l’una e inizia l’altra, generando di conseguenza un continuo effetto di spaesamento.


 

La protagonista dell’opera di Zakiya Dalila Harris, che al suo esordio dopo prestigiose scuole di scrittura creativa ha dato subito prova di saper maneggiare il mestiere, è Nella Rogers, una giovane ragazza nera all’interno della casa editrice Wagner Books. In realtà sarebbe più corretto dire che è l’unica ragazza nera, motivo sufficiente – in una società intrinsecamente razzista, al di là delle belle parole che spesso accompagnano i discorsi pubblici – per fare di lei la serva a cui tutti si rivolgono con sufficienza, dando per scontato che il suo ruolo sia inferiore rispetto agli altri. Nella è quindi sorpresa e felice quando le viene presentata una nuova collega nata e cresciuta ad Harlem: d’ora in avanti non sarà più l’unica ragazza nera della casa editrice, pertanto le viene naturale familiarizzare con lei, dai pettegolezzi sul lavoro ai consigli per domare i ricci ribelli. Tuttavia, appartenere alla stessa razza o avere un identico colore della pelle non significa necessariamente essere simili: Hazel è il contrario di lei in quanto a carisma, spigliatezza, stile, fascino. Non solo: è diversa anche caratterialmente, negli obiettivi e nel modo di percepire le relazioni con le persone, forse persino più diversa rispetto al resto dei bianchi che fino a quel momento ha tanto odiato. È a questo punto che il romanzo inizia a prendere una piega diversa, virando verso il thriller e arrivando a strizzare l’occhio all’horror, oltre ovviamente ai risvolti mistery/gialli: chi è davvero Hazel? E chi lascia bigliettini minatori a Nella per spingerla a lasciare il lavoro? Chi intende spaventarla? Qual è la verità?

In un susseguirsi di colpi di scena e attraverso un ritmo incalzante che ha portato The Washington Post a definire il romanzo della Harris “affilato e da brividi”, l’autrice firma 400 pagine intense, coinvolgenti, in grado di trattare temi di estrema attualità e rilevanza utilizzando canoni narrativi non tradizionali. La stessa Harris ha voluto prendere parte alla stesura della sceneggiatura per la serie tv, scoprendo come sia diverso scrivere per l’editoria o per la televisione. “Nel libro posso andare avanti all’infinito a parlare del passato di Nella e della sua storia, della sua infanzia nel Connecticut e dei suoi appuntamenti, ma nella serie è tipo: ok, abbiamo la sua scrivania, abbiamo la sua tazza di Zora Neale Hurston, stiamo cercando di capire i momenti in cui le cose si mostrano senza raccontarle o quando, viceversa, meglio raccontarle e non farle vedere” ha dichiarato di recente l’autrice a Rolling Stone. Nella stessa intervista ha messo a fuoco quale fosse il suo reale intento dietro alla stesura di questo libro, che ha preso vita a partire da un fatto autobiografico, sebbene esso sia stato solo la scintilla che ha fatto accendere il fuoco dell’immaginazione: “Penso che sia la testimonianza di un problema più grande non solo di diversità, ma anche di creare volontariamente un’atmosfera più inclusiva all’interno dell’ambiente di lavoro”.

Dunque un romanzo adatto non soltanto a chi sente su di sé il problema della discriminazione razziale, ma diretto a chiunque viva o abbia vissuto in passato una situazione di esclusione, di marginalità, di bullismo, in una società sempre più competitiva e individualista, ai danni della solidarietà (sia essa tra colleghi, tra membri della stessa razza o di razze diverse, ma anche di genere). Utilizzando un linguaggio audace che non disdegna qualche parolaccia qua e là, ricco di dialoghi e battute scherzose, giovanile e ironico, Zakika Dalida Harris sbarca in Italia con un romanzo che è destinato a far molto parlare di sé. Ovviamente suggeriamo prima la lettura e poi la visione della serie tv.   

Lo consigliamo perché: è un libro perfettamente calato nei nostri tempi, che tratta temi importanti di stretta attualità sfruttando uno stile e un registro linguistico in grado di smorzarne la drammaticità, senza sminuirne il contenuto. La maniera ideale per portare le grandi questioni all’attenzione di un pubblico più ampio.

3)  Romeo e Rosalina di Natasha Solomons (Neri Pozza)

È di questi giorni l’acceso dibattito sulla reinterpretazione in chiave contemporanea e avanguardistica dei grandi classici, intesi come opere letterarie, cinematografiche, liriche, musicali, teatrali e artistiche. Da una parte si schierano coloro secondo cui non è necessario scomodare i capolavori di ogni tempo per dar vita a qualcosa di nuovo, pertanto Shakespeare andrebbe letto nelle sue edizioni quanto più possibile vicine all’originale (meglio evitare persino le traduzioni), mentre la partitura di un’opera lirica dovrebbe attenersi alle indicazioni date dall’autore stesso. Dall’altra parte, vi è invece chi difende a spada tratta il genio creativo e innovativo degli artisti, i quali hanno il diritto di sentirsi liberi di reinterpretare, modificare, arrangiare, adattare all’epoca contemporanea anche opere nate secoli addietro. È ovviamente in questo secondo filone che si inserisce Natasha Solomons con il suo nuovo romanzo Romeo e Rosalina, di recente pubblicazione per Neri Pozza e già adottato dai principali club e BookTok d’Italia. Un retelling che può dirsi anche femminista, in quanto – allineandosi con la moda del momento – rilegge la più celebre storia d’amore di sempre dal punto di vista delle donne.


 

Sarebbe però stata troppo semplice e forse scontata una rielaborazione di Romeo & Juliet facendone diventare a tutti gli effetti protagonista Giulietta, non soltanto perché di esperimenti del genere ne sono già stati fatti molti in ambito letterario, ma anche per l’immensa capacità di William Shakespeare di far emergere l’interiorità dei personaggi in tutta la loro complessità; precisiamo: di tutti i personaggi, siano essi uomini o donne, di primo piano o secondari. L’intuizione della Solomons è allora quella di raccontare una nuova versione di Romeo e Giulietta dalla voce di Rosalina. In molti la ricorderanno, poiché è proprio su di lei, e non su Giulietta, che si aprono i primi versi d’amore e i primi sospiri di Romeo; è lei la prima fanciulla di cui il figlio dei Montecchi si innamora perdutamente, catturato da un solo sguardo. Salvo poi sparire in un batter d’occhio dalle scene per lasciar posto al colpo di fulmine tra Romeo e Giulietta e a tutto ciò che ad esso farà seguito. L’inizio della tragedia shakesperiana coincide con la fine del romanzo Romeo e Rosalina, dove l’introduzione si espande grazie all’immaginazione dell’autrice per diventare una storia a sé stante degna di essere raccontata.

In questo bestseller che ha immediatamente conquistato il pubblico femminile, Natasha Solomons fa di più: non si limita, infatti, a estrarre una porzione dell’opera per dilatarla e renderla essa stessa soggetto, ma la reinterpreta, ne rivisita il significato, insinua il dubbio nel lettore. Chi è davvero Romeo Montecchi? L’eroe romantico con cui tutte noi siamo cresciute o qualcuno di assai diverso, che appare al suo pubblico di adulatrici sotto mentite spoglie? Non ci vuole molto a immaginare che l’intera vicenda, vista dagli occhi di Rosalina, non deve essere sembrata così intensa e passionale come noi oggi la raccontiamo, ma di certo fu straziante: Rosalina Capuleti è colei che è stata sostituita e dimenticata, la donna di cui il cuore di Romeo è pieno, fino a quando non incontra Giulietta. In quest’ottica rivoluzionaria le amate finiscono per apparire come vittime inconsapevoli di qualcuno che ha ben altri scopi e pensieri nella mente, pertanto solo la solidarietà femminile e la sorellanza – in grado di superare anche le gelosie tra rivali – rappresentano le chiavi per uscirne vincitrici.

Aspettatevi dunque un capovolgimento totale delle vicende, dei ruoli, dei personaggi, dei sentimenti e anche dei singoli fatti, che assumono qui un significato diverso. È pura fantasia e immaginazione, per dar vita a un’opera che – partendo da un classico senza tempo – si cala nel presente e diventa estremamente attuale. Per chi già conoscesse l’autrice possiamo aggiungere che lo stile e i contenuti si avvicinano più agli ultimi libri da lei pubblicati – uno su tutti Io, Monna Lisa – rispetto ai primi, dove veniva mantenuta una connotazione storica più realistica. Per apprezzare Romeo e Rosalina c’è bisogno di sapersi mettere in discussione, di aprirsi al nuovo ed è anche per questo che le giovani generazioni rappresentano il pubblico ideale, che infatti sta facendo volare in testa alle classifiche il titolo di Neri Pozza.   

Lo consigliamo perché: è un ottimo esempio di retelling femminista adatto ai nostri tempi; prendendo spunto dal passato si vola verso il futuro.  

4)  The Turnglass. La clessidra di cristallo di Gareth Rubin (Longanesi)

Se avete notato che in questo speciale stiamo dando spazio a romanzi al passo con i tempi e per certi versi innovativi, non vi stupirete di ritrovare nella nostra selezione The Turnglass. La clessidra di cristallo, un calzante esempio di metatesto in cui il contenitore diventa importante al pari del contenuto. In questo gioco di specchi, tempi e prospettive che condurrà il lettore dentro un labirinto di significati, l’autore Gareth Rubin dà forma a un libro unico nel suo genere. Innanzitutto The Turnglass presenta due cover e due storie, scritte l’una al contrario dell’altra: per intenderci, bisognerà capovolgere il volume proprio come si fa con le clessidre per passare da una vicenda all’altra. Ma non basta, in quanto le due trame sono fortemente connesse tra loro, sebbene siano ambientate in tempi diversi. Dal momento che entrambe hanno a che fare con il mistero e con un omicidio, rientrando quindi in parte nel genere del giallo, l’opera edita in Italia da Longanesi si presenta come un vero rompicapo dalle molteplici letture e interpretazioni.


 

La storia che ha inizio dalla copertina blu, quella principale, è ambientata nell’Ottocento e racconta la storia di un uomo che teme di essere avvelenato, forse dalla sua stessa cognata Florence, una presenza inquietante rinchiusa in stanze lontane poiché già assassina del proprio fratello. In questo caso il mistero consiste nello scoprire cosa c’è di vero nei timori del giovane medico Simeon Lee e quali segreti si nascondono tra le mura di Turnglass House. La seconda storia comincia invece capovolgendo il libro, in quanto è appunto scritta al contrario, e permette al lettore di fare un balzo in avanti fino alla California degli anni Trenta. In questo caso il mistero ruota attorno a un omicidio: lo scrittore Oliver Took è stato trovato morto suicida nella sua casa, ma qualcosa nel decesso non convince il protagonista Ken Kourian, che indaga sui fatti. Di nuovo si ritorna al giallo, ma se pensate che gli enigmi siano finiti qui vi sbagliate, poiché c’è molto altro che collega le due trame principali.

Forse non tutti sanno che l’idea di Rubin di scrivere due romanzi all’interno di uno stesso libro capovolgendolo non è affatto nuova, in quanto esisteva e veniva ampiamente praticata già nell’Ottocento, quando i rilegatori usavano cucire insieme due storie diverse dando vita a quelli che venivano chiamati libri tête-bêche, secondo il metodo della rilegatura dos-à-dos. All’epoca ciò valeva soprattutto per i testi religiosi e aveva sostanzialmente lo scopo di risparmiare soldi e spazio. L’autore ne riprende qui la tecnica ormai dimenticata, aggiungendo uno stretto legame tra le due storie narrate, a differenza di quanto accadeva in passato. Nello specifico, ciò che ancora non abbiamo detto è che il medico protagonista della prima storia trova nell’antica biblioteca della casa un tomo misterioso, all’interno del quale sono narrate le vicissitudini di un autore che verrà rinvenuto morto nella sua casa in California nel futuro. Saputo ciò, diventa semplice capire il collegamento con la seconda storia, che inizia proprio con l’apparente suicidio dello scrittore, Oliver Tooke. Le indagini di Kourian portano – guarda caso – a una vecchia leggenda: il fratello di Oliver sarebbe stato rapito quando erano bambini e la loro madre Florence sarebbe stata rinchiusa in manicomio.

Se arrivati a questo punto vi siete persi nella confusione delle trame intrecciate non preoccupatevi: è proprio l’intento dell’autore! Sappiate però che esiste una soluzione a tutto, i casi non resteranno irrisolti; basta avere la pazienza di leggere e rileggere, magari seguendo strade diverse che potrebbero condurre a conclusioni differenti. È ciò che si intende con metatesto e con coinvolgimento diretto del lettore, il quale non è soltanto chiamato a seguire passivamente pagina dopo pagina, ma deve fare di più: partecipare al gioco, stare alle regole, inventare nuove soluzioni e percorrere sentieri che si muovono avanti e indietro nel tempo, animando il libro come se fosse qualcosa di vivo e mutevole. Il suggerimento, pertanto, è quello di dare libero sfogo alla fantasia e di non leggere questo romanzo limitandosi a terminare la prima parte, per poi capovolgerlo e iniziare la seconda: sentitevi liberi di improvvisare, di passare dall’una all’altra, di tornare indietro o magari di rileggere gli stessi passaggi alla luce di quanto si è scoperto in merito ad alcune questioni cruciali. Più sarete creativi e collaborativi, più trarrete piacere da questo grande ingegno di Gareth Tubin, scrittore e giornalista di fama internazionale che, grazie a The Turnglass, ha raggiunto il successo definitivo.  

Lo consigliamo perché: lo consideriamo un libro d’avanguardia che aggiunge qualcosa alla narrativa contemporanea, muovendosi nell’apprezzabile direzione di trasformare il lettore da passivo ad attivo.

5)  La papessa di Milano. Le cronache dei Visconti di Livio Gambarini (Piemme)

Chiudiamo il nostro speciale dell’autunno con un tradizionale romanzo storico, abbandonando la sperimentazione per proporre anche qualcosa di più classico e lineare, adatto a chi ama conoscere il passato della nostra Italia. Ci troviamo nel 1277 a Milano, epoca in cui il governo della città è affidato a un ancora giovane Matteo Visconti. La famiglia è già celebre, ma nessuno potrebbe immaginare per quanti anni ancora continuerà a segnare le sorti di Milano, fino addirittura a legare il suo nome alla cinematografia. Tuttavia, il dominio è debole, dal momento che si arriva da quindici anni di guerra civile e i nemici pronti a sferrare il proprio attacco per capovolgere il governo e prendere il potere sono molti, a cominciare da Guido della Torre, altra importante famiglia aristocratica temporaneamente in esilio. A consigliare e sostenere il volenteroso ma un po’ inesperto Matteo Visconti c’è sua cugina Maifreda da Pirovano, che in realtà fu anche il suo primo amore: votata a una vita di carità e di spiritualità, la donna è un personaggio storico realmente esistito che – sempre nell’ottica femminista tipica del nostro tempo – sta venendo da più parti riscoperta e raccontata. La sua grandezza e particolarità fu infatti quella, stando ai fatti storici, di essere stata nominata Papessa da Guglielma da Milano, a sua volta una sorta di eroina postasi a capo del movimento dei figli dello Spirito Santo.


 

Sebbene vi sia il giusto materiale per fare di questa storia un grande romanzo, come appunto è La papessa di Milano. Le cronache dei Visconti scritto da Livio Gambarini ed edito da Piemme, non bisogna incappare nell’errore di prendere ogni frase o evento raccontato alla lettera. L’autore, amato divulgatore di storia medievale con un enorme bagaglio culturale, si dedica da anni all’arte della narrazione, tanto orale quanto scritta, che peraltro insegna in prestigiose università. Egli sa quindi bene come a volte, raccontando fatti accaduti molto indietro nel tempo e avendo a disposizione fonti limitate, sia altresì necessario inventare, immaginare, proporre scenari che potrebbero essersi verificati oppure no: verosimili, dunque, ma non necessariamente veri. Ad esempio, non sappiamo con totale certezza se Maifreda fosse la cugina di Visconti o che legame intercorresse tra loro, ma possiamo desumere che i due fossero in qualche modo intimi e si fidassero l’uno dell’altra. Allo stesso modo, non è ben chiaro quanta importanza raggiunse la da Pirovano nella Chiesa dell’epoca e quanto ampio fosse in realtà il gruppo di persone che riponeva in lei speranza per il futuro, ma possiamo affermare senza ombra di dubbio che ricoprì un ruolo fondamentale a quel tempo ed entrò a diritto nella storia.

In questo affascinante contesto storico, è cruciale per il nostro romanzo il processo inquisitorio mosso non soltanto contro la donna, ma anche contro tutti i figli dello Spirito Santo, passato alle cronache come uno dei più drammatici processi del Medioevo. È qui che l’autore può dare sfogo alla sua vena creativa e narrativa, raccontando intrighi, scolpi di scena, ambizioni, doveri, scelte difficili, ingiustizie e ciò che presumibilmente ruotò attorno a questo stravolgente fatto di cronaca, che toccò l’opinione pubblica al punto da essere ancora oggi ricordato. Di certo non vennero risparmiate le torture – pratica al tempo ritenuta normale –, in seguito alle quali molte versioni della storia cambiarono, comprese le confessioni della Papessa. Probabilmente la verità resterà per sempre un mistero, ma di fatto questa atroce e turbolenta avventura si concluse con la decisione di papa Giovanni XXII di condannare a morte Maifreda, bruciata vita sul rogo. Il racconto che Gambarini fa di questa terribile vicenda prende più volte le parti della protagonista, ci porta a empatizzare con lei, non risparmiandosi di mettere in luce come le donne venissero sminuite e mai considerate al pari degli uomini; tuttavia, è già in quell’epoca che qualche movimento isolato iniziò a parlare di uguaglianza e pose le basi per gran parte della storia successiva.

Chiudiamo questa breve recensione dando ai lettori un’informazione in più sugli scritti di Gambarini: il suo precedente romanzo, che dà inizio a Le Cronache dei Visconti, è uscito nel 2021 sempre per Piemme con il titolo di Ottone, il primo dei Visconti e fu scritto a quattro mani con Alex Calvi. Dopo il successo ottenuto, lo storico è tornato a parlare della grande famiglia italiana attraverso le vicissitudini di Matteo Visconti e Maifreda da Pirovano. Sebbene i due volumi siano del tutto indipendenti e autoconclusivi, se qualcuno dovesse appassionarsi alla storia e ne volesse sapere di più può ovviamente approfondire grazie al primo titolo della serie. La speranza è quella che i racconti di Gambarini continueranno, incentrandosi su altri personaggi strategici dell’epoca legati ai Visconti e al nord Italia, su cui il professore è specializzato.   

Lo consigliamo perché: è un ottimo romanzo storico, ricco di suspense e dal ritmo vicino al thriller, che vede protagonista una donna ormai quasi dimenticata, ma con un ruolo fondamentale nel passato italiano. Sarà un piacere e in parte anche un gesto dovuto riscoprirla, senza lasciarla cadere nell’oblio.  


 

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