Estate 2023: ecco i cinque libri da leggere sotto l’ombrellone

Grandi autori internazionali per un’estate all’insegna della lettura: le proposte di affaritaliani.it

di Chiara Giacobelli
Libri & Editori

Cinque titoli scelti tra molte pubblicazioni per allietare le vostre giornate al mare. Libri vincitori di premi importanti, autori di fama internazionale e inedite rivelazioni per questa estate appena iniziata. Ecco le proposte selezionate da Affaritaliani.it.

1)  Atlas. La storia di Pa’ Salt di Lucinda Riley e Harry Whittaker (Giunti)

Si parte in grande, con quello che è considerato uno dei titoli più attesi di questo 2023, se non persino degli ultimi anni. Chi ha seguito sin dagli esordi la saga de Le Sette Sorelle sa bene di cosa stiamo parlando, perché Atlas. La storia di Pa’ Salt, edito da Giunti per un totale di oltre 800 pagine, è il punto di arrivo di un lungo viaggio iniziato a gennaio del 2015. Sebbene spesso consigliamo di acquistare alcuni libri facenti parte di serie o trilogie anche come romanzi a sé stanti, in questo caso la storia si è sviluppata nell’arco di un tempo talmente ampio, strutturato dedicando ognuno dei sette volumi a una sorella, da sconsigliare la lettura se non si conosce quanto è accaduto prima.


 

L’uscita in libreria di quest’opera ha assunto un valore speciale, considerando che nel 2021 Lucinda Riley è venuta a mancare prematuramente a causa di una malattia. Le sue fan hanno pianto fiumi di lacrime: nel vero senso del termine, in quanto si tratta di una delle autrici più amate a livello mondiale, con milioni di copie vendute, traduzioni in numerosi Paesi e una serie televisiva già in via di realizzazione per la saga de Le Sette Sorelle. Di Atlas Lucinda aveva iniziato a scrivere qualcosa, ma non era riuscita ad arrivare sino all’ultima pagina; è stato allora il figlio Harry Whittaker a voler completare l’immenso lavoro di sua madre, essendo peraltro lui stesso uno scrittore, un presentatore radiofonico della BBC e avendo già avuto modo di collaborare con la Riley per alcune sceneggiature. Nessuno meglio di lui sarebbe stato in grado di portare a termine un’epopea familiare che, nell’ordine, ha visto come protagoniste: Maia, Ally (Alcyone), Star (Asterope), CeCe (Celaeno), Tiggy (Taygete), Electa e Merry (Merope). Sette donne ognuna a suo modo affascinante che, superando ostacoli e peripezie, si sono riunite trovando infine la sorella perduta e ora sentono il bisogno di ripercorrere le orme di Pa’ Salt, il padre che le ha accolte e cresciute.

Quest’ultimo volume è quindi dedicato, ancor più degli altri, alla ricerca delle origini e proprio per questo fa un salto temporale nella Parigi del 1928, quando un bambino svenuto viene rinvenuto in un giardino. La famiglia che lo trova si prenderà cura di lui e lo farà crescere portandolo a esprimere le sue molte doti, ma il passato non lo abbandonerà mai, né potrà fargli dimenticare il segreto che si porta dentro; in fondo, lo stesso si può dire per ognuna delle sorelle che hanno costellato questa storia prevalentemente al femminile… almeno fino ad ora. “Mi sentivo molto fortunato ad averne sette, perché anche se capitavano notti in cui una di loro non brillava, le altre splendevano comunque. Ognuna aveva le sue qualità, una forza particolare. A volte pensavo che combinandole tutte insieme sarebbe venuta fuori la donna perfetta”. Le sette figure femminili che prendono spunto dalle Pleiadi sono le figlie che Pa’ Salt ha adottato viaggiando per il mondo.


 

Sino a quest’ultimo libro l’attenzione della Riley si era concentrata sulle vite delle ragazze, lasciando ai margini il grande orchestratore che era sì indispensabile ai fini della trama, ma mai protagonista. È insieme al figlio Harry che l’autrice ha invece deciso di chiudere la saga scoprendo i retroscena dell’ultimo personaggio rimasto, grazie alla presenza di un diario consegnato a Merry, la sorella perduta, nonché la sua unica figlia biologica. Non mancherà in questo libro avvincente e romantico una storia d’amore che vi farà sognare, oltre a fughe, scelte difficili, colpi di scena sino all’ultima pagina, momenti commoventi. Chi ha amato la Riley e la sua fantasia, di certo non resterà deluso da questo epilogo, che molto è stato atteso e – dalle prime recensioni apparse – non sembra aver infranto le aspettative delle fan.

Scrive a tal proposito Harry Whittaker: “Alla morte di Lucinda i lettori di tutto il mondo hanno iniziato subito a chiedere cosa ne sarebbe stato di quel famoso ottavo libro che era stato loro promesso. La mamma mi aveva chiesto di concludere la serie, ma non c’era alcuna garanzia che il risultato fosse accettabile per i suoi editori, in patria come all’estero (…). Atlas rappresenta la fine di un viaggio straordinario (…). Ho scoperto che la vita di un romanziere può essere solitaria, soprattutto nella mia situazione”. Ma non è soltanto la voce di Harry a salutare i lettori e a congedarsi da essi, poiché il figlio sceglie di riportare alcune parole della madre, un ultimo commiato al pubblico che tanto l’ha apprezzata, stimata e le ha voluto bene. “Se c’è una cosa che ho imparato nell’ultimo anno, è che il presente è davvero tutto ciò che abbiamo. Se potete, cercate di godervelo in qualunque circostanza vi troviate, e non perdete mai la speranza. È la fiamma fondamentale che tiene in vita gli esseri umani”.

Lo consigliamo perché: è uno dei libri più desiderati e chiacchierati di questi ultimi anni, ma il nostro suggerimento si estende in realtà all’intera saga de Le Sette Sorelle, intensa, avventurosa e al contempo spigliata, così che Lucinda Riley possa continuare ad esistere attraverso i suoi scritti.

2)  L’età del male di Deepti Kapoor (Einaudi)

Totale cambio di ambientazione e di genere per soffermarci davanti a una copertina nera con una tigre d’oro. È arrivato in libreria a giugno, ed è quindi fresco di stampa grazie a Einaudi, L’età del male. La saga criminale dei Wadia, un romanzo dalle tinte forti, crudo e a tratti spietato, completamente diverso sia nello stile che nei contenuti dalla saga della Riley. Pensiamo infatti che i lettori siano più che mai vari, con gusti molto diversi tra loro, ed è per questo che ci piace consigliare opere accomunate dalla qualità elevata, spaziando però tra generi, tematiche e forme narrative differenti. In questo caso si tratta del primo libro di una trilogia ancora tutta da pubblicare, pertanto non vi sono controindicazioni nell’acquistarlo senza aver letto altro dell’autrice; per incuriosirvi un po’, basti pensare che L’età del male è già stato venduto il 35 Paesi in seguito a una delle più contese aste di sempre e – come era facile immaginare – anch’esso diventerà presto una serie tv. Meglio quindi portarsi avanti nella lettura.

La famiglia Wadia è tutto il contrario delle sorelle figlie di Pa’ Salt: vizio, crimine, lusso, sesso, l’eccesso come stile di vita. Sono loro a dettare le regole in una Delhi caotica e colorata, piena di contrasti portati all’estremo: dai bassifondi alla vetta c’è un mondo intero, due realtà agli antipodi, eppure intrinsecamente legate le une alle altre, in quanto per arrivare alla seconda occorre passare dalla prima. I trasporti, le miniere, gli zuccherifici e poi la speculazione edilizia sono le armi dei Wadia, che senza alcuno scrupolo scalano fama, successo, denaro, potere, credendosi invincibili; almeno fino a quando una giornalista coraggiosa non irromperà nella vita di Sunny, il rampollo della famiglia e prossimo erede dell’impero, mettendo a rischio la stabilità della sua cerchia ristretta.


 

Quello della Kapoor, definito da The Guardian “la risposta indiana a Il padrino, è un libro che non si allontana troppo dalla realtà, restando ancorato ai meccanismi perversi e malati di un Paese, l’India, pieno di contraddizioni. Le oltre seicento pagine ricche di dialoghi, momenti di suspense, ritmo e adrenalina scorrono via in un lampo, portando il lettore a confrontarsi con scene di droga, sesso, violenza e non poca immoralità; tutto assolutamente verosimile. Ecco allora che un’opera del genere diventa anche uno strumento politico per denunciare una situazione esistente e aprire uno squarcio su una realtà che tutti conoscono, ma nessuno vuole raccontare, o talvolta anche solo vedere. Un romanzo drammatico, quindi, ma lo si potrebbe inserire anche all’interno del noir, del giallo o del thriller: questo e molto altro per tracciare il ritratto dell’India moderna, tra mafia e povertà, vittime e carnefici, tradizione e capitalismo sfrenato; un mix di forze che si scontrano le une contro le altre, come sempre accade quando un Paese è costretto a cambiare la propria natura millenaria troppo in fretta, accecato dagli sfarzi dell’Occidente.

L’autrice ha rivelato che la storia affonda le origini nella sua giovinezza, quando da trentenne, prima di sposarsi e di insegnare yoga, aveva lei stessa perso il proprio centro. Tuttavia, non si tratta di un’opera biografica, quanto piuttosto di un affresco dei nostri tempi: “Non potevo semplicemente essere un’artista solipsistica e chiusa nella mia scrittura. Dovevo trovare il modo di integrare la mia vita in quella politica/sociale/economica del Paese, con una visione più ampia”. Quanto ai Wadia, ha raccontato di essersi ispirata a personaggi e famiglie reali, senza fare nomi e cognomi. “Queste sono le persone responsabili di tutto il dolore che vedete. Sono coloro che siedono sulla cima”. Non è dunque un memoir né un libro d’inchiesta, ma neppure un'opera totalmente di fantasia: la sua forza sta proprio nella capacità di dare forma e visibilità a un mondo già esistente, sebbene celato dietro al luccichio dell’oro. Essere riuscita a farlo emergere utilizzando uno stile avvincente, mai banale, frenetico e crudo, dal ritmo incalzante, è un plus oltre che un talento, poiché le ha permesso di rendere fruibile alla grande massa un libro altrimenti destinato a lettori di nicchia. Tuttavia, non è a loro che Deepti voleva svelare gli orrori quotidiani del Paese in cui ha lavorato a lungo come giornalista, bensì al mondo intero. E ci è riuscita benissimo.  

Lo consigliamo perché: è un romanzo che scorrerà veloce e intrigante nelle giornate di pausa o nei momenti sotto l’ombrellone, ma non va confuso con il semplice intrattenimento. Dalla sua lettura si uscirà arricchiti (o forse bisognerebbe dire impoveriti), scossi e di certo più consapevoli. Da leggere.

3)  Le sette lune di Maali Almeida di Shehan Karunatilaka (Fazi)

Preso atto del fatto che non è troppo semplice pronunciare il titolo di questo libro, e ancor meno quello del suo autore, vale tuttavia la pena inserirlo all’interno della nostra selezione in quanto è il vincitore del Booker Prize 2022, uno dei riconoscimenti letterari più importanti al mondo. In Italia è arrivato nelle librerie a giugno grazie a Fazi, che ne ha acquistato i diritti e lo ha tradotto scegliendo una cover a metà tra l’arte cubista e le influenze africane. D’altra parte, questo è un romanzo speciale, che non può essere racchiuso in alcuna categorizzazione, sebbene porti traccia di numerosi generi letterari: il thriller, il mistery, il fantasy, il giallo, ma anche l’epopea di un Paese in crisi e la presenza di una storia d’amore che tiene le fila della trama. Insomma, Shehan Karunatilaka ha dato vita a un’opera estremamente originale, dove ad emergere pagina dopo pagina sono le dinamiche e le verità nascoste dello Sri Lanka, sua terra di origine, sebbene si sia successivamente trasferito per lavoro tra Londra, Amsterdam e Singapore. La sua penna non è nuova a premi di un certo valore, dal momento che nel 2010 vinse già il Commonwealth Book Prize con il romanzo d’esordio Chinaman, poi divenuto un bestseller mondiale; lo stesso libro gli procurò anche il Gratiaen Prize e DSC Prize for South Asian Literature. Ora, con il suo secondo lavoro, arriva in vetta al Booker Prize con la seguente motivazione: “Ciò che i giudici hanno particolarmente ammirato e apprezzato nel romanzo è l’ambizione della sua portata e l’esilarante audacia delle sue tecniche narrative”.


 

Proviamo allora a raccontare qualcosa in più a proposito di Le sette lune di Maali Almeida, uno di quei libri che va letto per essere compreso appieno, al di là di qualunque recensione o anticipazione si possa fare. Di certo lo si può considerare un’opera di sperimentazione e avanguardia, che guarda al realismo magico di Rushdie e ancor più di Gabriel García Marquez, con un tocco di surrealismo e una volontà di sviscerare l’anima dei bassifondi. La storia prende vita nel 1990, quando il cadavere del giovane Maali Almeida sta affondando nelle acque del lago Beira. A questo punto si potrebbe pensare a un thriller o a un poliziesco, ma l’autore ci sorprende subito assumendo il punto di vista dell’uomo deceduto, che si trova temporaneamente in un ufficio visti celestiale. Il suo desiderio sarebbe quello di starsene tranquillo e sprofondare nell’aldilà, ma c’è un compito che lo attende, persino da morto: egli ha soltanto sette lune a disposizione – ovvero sette notti – per contattare l’uomo e la donna che più ama e condurli alla sua scatola segreta di fotografie. All’interno di questo tesoro scottante è infatti nascosta una collezione di immagini che, se di dominio pubblico, potrebbero sconvolgere non soltanto la città di Colombo, ma l’intero Sri Lanka. Inizia a questo punto l’avventura quasi impossibile di Maali, che verrà disturbato da ogni sorta di ostacolo e distrazione prima di riuscire a portare a termine la sua missione. Nel frattempo, però, nella sua mente si fa strada una domanda: chi l’ha ucciso?

I giornalisti delle varie testate internazionali si sono divertiti a trovare analogie tra questo libro e molti altri titoli celebri: Stranger Things, Le anime morte di Gogol’, Il Maestro e Margherita di Bulgakov, i gialli di Agatha Christie, Il tamburo di latta di Grass, I figli della mezzanotte di Rushdie e così via. La semplice verità è che quando nasce un autore geniale, il cui tratto appare sin dagli esordi unico e inconfondibile, non ha molto senso paragonarlo ad altri scrittori già vissuti, poiché nessuno sarà mai come lui. La forza di quest’opera sta proprio nella capacità di fondere insieme con armonia tanti generi diversi, motivo per cui semmai può essere considerato il risultato e il frutto di tanta letteratura precedente, dalla quale probabilmente Karunatilaka ha attinto grazie a una vita di appassionato lettore. Per di più, egli sceglie uno stile che strizza l’occhio al thriller, al giallo e al realismo magico per raccontare temi di una certa rilevanza in ambito politico, storico, religioso e mitologico, ponendo al centro delle sue riflessioni un Paese, lo Sri Lanka, ancora troppo poco conosciuto. C’è quindi qualcosa di veramente innovativo e contemporaneo in questo libro dalle mille sfaccettature, motivo per cui vale davvero la pena di leggerlo.  

Lo consigliamo perché: rappresenta la letteratura che avanza, che guarda al futuro e si evolve, prendendo spunto dal passato. L’autore, inoltre, con la mole di premi vinti a fronte di due soli libri, si sta rivelando una delle figure più interessanti di questo secolo.

4)  Il patto dell’acqua di Abraham Verghese (Neri Pozza)

Ci perdonerete se in questa selezione estiva non abbiamo inserito autori italiani, a fronte di un alto numero di pubblicazioni straniere tradotte per la prima volta nella nostra lingua e forti di premi tra i più prestigiosi al mondo. Romanzi inoltre richiesti a gran voce, diffusi in decine di Paesi, con milioni di copie vendute e soprattutto capaci di portare il mondo a casa nostra: dall’America allo Sri Lanka, dall’India alla Francia. Proprio per questo motivo ad agosto proporremo un altro speciale estivo, incentrato sulle letture adatte alle vacanze, dove compariranno svariati autori italiani. Torniamo ora in India con un’altra immensa opera pubblicata appena qualche giorno fa da Neri Pozza e molto attesa tanto dai media, quanto dai critici, dai librai e dai lettori, senza dimenticare i Bookclub, che hanno già organizzato letture condivise al riguardo. Il libro in questione è Il patto dell’acqua: si tratta di un volume di 734 pagine ambientato nell’India del XX secolo, raccontata attraverso la lunga vita di una ragazzina di dodici anni che, nelle prime pagine, va in sposa a un uomo di trent’anni più grande di lei. È un matrimonio combinato e, se dal nostro punto di vista potrebbe sembrare una crudeltà, nella tradizione indiana del tempo era invece la norma, qualcosa che nessuno – per lo meno per molti secoli – si è mai permesso di mettere in discussione.


 

“Il giorno più triste nella vita di una ragazza è il giorno del matrimonio” dice sua madre “Poi, se Dio vuole, le cose migliorano”. Ed è proprio così che andrà anche per la protagonista del nostro romanzo, di cui l’autore segue l’avvincente e complessa evoluzione, facendo di lei un punto di riferimento per ripercorrere in realtà anche la storia di un Paese, attraverso più generazioni. E non è una dimenticanza se qui non sveliamo il nome della ragazza, in quanto esso resta volutamente celato per oltre 400 pagine. Se da L’età del male trasudava una frenesia fatta di contrasti ed eccessi, qui è tutto il contrario: il tempo rallenta, accorda il ritmo a una storia che ha bisogno di calma e pazienza per essere apprezzata appieno, seguendo il flusso dell’acqua, la vera grande protagonista di molte pagine indimenticabili. L’india è infatti una penisola e la terra in cui è ambientato il romanzo è la Costa di Malabar, nel 1900. In quell’epoca – ma in parte lo stesso si potrebbe dire per la contemporaneità, specie a fronte dei recenti cambiamenti climatici – il movimento e la forza prorompente dell’acqua rappresentava il fulcro attorno al quale ruotavano le vite di intere comunità. Tra queste vi è quella a cui appartengono i nostri protagonisti, cristiani convertiti da San Tommaso ben diciotto secoli prima. C’è quindi tutto il peso, e il valore, di una storia tramandata di generazione in generazione; a poco a poco, però, tutti dovranno fare i conti con l’evoluzione di un Paese che assumerà connotati molto diversi rispetto alla tradizione da cui deriva.

Appena arrivato in commercio, Il patto dell’acqua è stato scelto da Oprha Winfrey per il suo Bookclub ed è subito divenuto un bestseller mondiale; in qualche modo, leggendolo, fa tornare in mente Shantaram, non soltanto per la mole, la cover e l’ambientazione indiana diluita in uno spazio letterario ampio, ma anche perché Abraham Verghese, diplomato allo Iowa Writers’ Workshop, oltre ad essere uno scrittore di grande successo è anche un medico e il vicepresidente del Dipartimento di Medicina presso la Stanford School of Medicine.

“I matrimonio combinati sono più felici di quelli che nascono dall’ebbrezza dell’amore” ha dichiarato in una recente intervista a La Stampa. Come contraddirlo certi di essere nel giusto, se in Occidente la percentuale dei divorzi supera ormai il 50%? In questa saga di passione, tradizione, fede e dovere, ogni certezza viene messa in discussione. A cominciare dalla convinzione che le maledizioni non esistano: la famiglia in questione sa che in ognuna delle sue generazioni una persona è destinata a morire affogata. Realtà, suggestione, semplice casualità? È questo desiderio di scompigliare le carte in tavola a condurci pagina dopo pagina verso un volontario – forse anche inconsapevole – allontanamento dalle nostre verità pragmatiche per assumere il punto di vista dei personaggi, dell’India, dell’acqua in quanto elemento vivo, e perderci dentro un’avvincente saga familiare che, al netto delle tragedie e dei momenti drammatici, è un grande racconto di amore, di coraggio, di solidarietà umana. In questo caso chi vince è il bene sul male, nonostante tutto ciò che quest’ultimo è in grado di provocare.

Di nuovo ci troviamo dunque di fronte a un libro-mondo che va letto per essere pienamente apprezzato e questo non può che essere un assaggio di quanto vi troverete ad affrontare. Ci vorranno tempo e dedizione per avventurarsi in questo viaggio di oltre un secolo, ma c’è tutta l’estate davanti per farlo e alla fine vi renderete conto che ne è valsa la pena.   

Lo consigliamo perché: è stato definito unanimemente dalla stampa e dalla critica “uno dei romanzi più belli mai letti”, dove la violenza delle guerre, dei monsoni, delle carestie, delle pestilenze, delle inondazioni e della natura che si ribella all’uomo non è sufficiente per spezzare la vita, ma al contrario dona ad essa un rinnovato significato. Quello che oggi forse molti di noi hanno perso. Questo libro è una preziosa occasione per recuperarlo.

5)  Labirinti di Franck Thilliez (Fazi)

Con quest’ultima proposta letteraria torniamo nell’ambito del conosciuto, ovvero del bestseller europeo. Franck Thilliez è tra i più amati autori di genere thriller a livello mondiale e Fazi pubblica ormai con costanza i suoi nuovi titoli nella collana Darkside. Nero in copertina e un labirinto che assomiglia alquanto alle opere di Maurits Cornelis Escher, a rappresentare il rompicapo nel quale ci stiamo per imbattere. Ogni lavoro di Thilliez è infatti studiato sin nei dettagli, con una logica e una genialità fuori dal comune, per disorientare il lettore fino alla fine e lanciargli una sfida che per molti è ormai diventato il gioco preferito dell’estate.


 

Stavolta la poliziotta protagonista del romanzo, a cui è affidato il compito di risolvere il caso e individuare l’assassino, è Camille Nijinski, solo una delle cinque donne che l’autore mette in campo in questo romanzo, quasi interamente al femminile. L’unico uomo degno di rilevanza che compare è il dottor Fibonacci – il nome non è stato certo scelto a caso! –, uno psichiatra al quale una misteriosa donna ha rilasciato la sua testimonianza prima di perdere all’improvviso la memoria. Ritrovata priva di sensi in un bosco accanto al cadavere di un uomo, costituisce un enorme punto interrogativo per Camille, in quanto la storia che la donna ha raccontato a Fibonacci prima di cadere nell’oblio sembra essere davvero incredibile. È da qui che prende avvio un bel libro costituito da tranelli e colpi di scena, illusioni e false verità, vicoli ciechi e improvvise rivelazioni, come nel classico stile di Thilliez.

Tipico noir di origine francese, Labirinti ci riporta in quelle atmosfere cupe e inquietanti che avevamo abbandonato avvicinandoci all’India del sole e del mare. Tutt’altro genere di lettura anche per numero di pagine (poco più di 300), ritmo, velocità e ovviamente tasso di adrenalina. Il gioco matematico-letterario che Thilliez costruisce nel corso della storia continua al termine del romanzo con un vero e proprio quiz/labirinto di enigmistica, cosicché ci sembra proprio il libro ideale da consigliare per un divertissement sotto l’ombrellone. Volume in questo caso a sé stante e non facente parte di una saga, può tuttavia essere accomunato al ciclo che comprende anche Il manoscritto (2019) e C’era due volte (2021): gli appassionati del re del thriller francese li avranno sicuramente già letti, chi invece è alla sua prima esperienza con questo autore, se rimarrà colpito tenga conto che può proseguire il gioco attraverso due ulteriori titoli.  

Lo consigliamo perché: è un thriller magnetico adatto ai mesi estivi, di facile e scorrevole lettura, nato dalla penna di un autore da milioni di copie vendute, considerato un fuoriclasse della narrativa noir. Chi ama il genere non resterà deluso.


 

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