“L’ultimo abito da Parigi” di Jade Beer: la recensione

Un romanzo coinvolgente e romantico per chi ama la moda edito da Mondadori

di Chiara Giacobelli
Libri & Editori

Sei abiti firmati da Dior saranno lo spunto per una ricerca nel passato della propria famiglia, della moda e della Parigi del dopoguerra. Jade Beer firma L’ultimo abito da Parigi, un bel romanzo edito da Mondadori.

Lucille è giù di tono e insoddisfatta della propria vita quando sua nonna Sylvie le chiede un favore: andare a Parigi per recuperare un abito che le appartenne. Non dice altro, non aggiunge informazioni, se non accertarsi che tutto sia prenotato per l’amata nipote; l’anziana donna sa bene che questo non sarà un viaggio come tanti altri, né un banale regalo di compleanno per Lucille, ma sarà lei a dover scoprire da sola la verità.

Inizia così L’ultimo abito da Parigi, un romanzo coinvolgente e piacevole da leggere firmato da Jade Beer, già apprezzata giornalista e scrittrice, nonché editor pluripremiata. Il suo decennale lavoro per riviste di moda patinate l’ha portata ad avvicinarsi a una realtà esclusiva, decidendo talvolta di svelarne i segreti e approfondire le storie nascoste dietro alle pieghe di un abito. È proprio così che è nato il suo ultimo romanzo, un successo internazionale in Italia edito da Mondadori; per la precisione, l’idea sbocciò tra gli allestimenti della mostra che nel gennaio del 2019 il Victoria and Albert Museum di Londra dedicò ad uno dei più celebri stilisti di sempre: Christian Dio: Designer of Dreams. Racconta l’autrice a tal proposito: “Uscendo dal museo quel giorno sapevo molte più cose sul lavoro di Christian Dior e sul suo ruolo nel definire un’era della moda. È stato scritto tanto sulla sua eredità. Ma che cosa si sa delle donne che vestiva?, mi chiesi. Che cosa succedeva a loro e ai magnifici abiti che lasciavano definitivamente l’atelier?”


 

È per rispondere a queste domande che Jade Beer ha deciso di scrivere un romanzo, dove una parte – quella soprattutto legata agli abiti – ha un fondamento storico, mentre l’altra è frutto della sua immaginazione. La narrazione si sviluppa su due piani temporali, a capitoli alternati: il primo è quello del presente, con la goffa Lucille che per la prima volta lascia Londra per qualche giorno e decide di godersi ogni attimo del suo fantastico regalo di compleanno, ritrovandosi suo malgrado sulle tracce di sei abiti, di una donna misteriosa, di un amore ostacolato dalla sorte incerta. Lucille sa che esiste uno stretto legame tra la storia che è chiamata a scoprire e la sua adorata nonna Sylvie, ma ci vorranno tutte le pagine del romanzo per arrivare a comprendere ogni passaggio e mettere al posto giusto i pezzi del puzzle. Il secondo piano è invece quello di Parigi nel 1957, quando Alice Ainsley, la bellissima moglie dell’ambasciatore britannico, arriva in un Paese straniero, senza famiglia se non quel marito che conosce appena, investita di un ruolo dalle altissime aspettative. Dapprima le sembra tutto una favola, ma non ci mette molto a rendersi conto che dell’uomo da cui era stata ammaliata durante il corteggiamento e il viaggio di nozze non c’è più traccia: al suo posto si ritrova un estraneo, che non la degna del minimo affetto, ne invidia la brillantezza sociale e non si fa scrupoli a tradirla apertamente.

Dunque due storie d’amore che parallelamente sbocciano, prendono fuoco e poi arrivano a un epilogo, nel bene e nel male; due giovani con tutta la vita davanti ma molte paure, angosce, dubbi da superare, un futuro incerto che chiede tutto il loro coraggio; due madri distanti e incapaci di dare alle proprie figlie ciò di cui avrebbero bisogno, creando così una staffetta di insani rapporti genitoriali che soltanto la protagonista, se scaverà a fondo nella storia della sua famiglia, sarà in grado di rompere. Sullo sfondo la Parigi di ieri e di oggi, con ogni suo angolo romantico, affascinante, ricca di storia: la Beer conosce bene la città e – attraverso dei bigliettini di poche righe associati agli abiti – crea dei legami tra i capi di Dior, le esperienze a cui sono legati e i luoghi in cui questi avvenimenti si sono verificati. Eccoci allora a passeggiare nel Jardin du Luxembourg, a visitare lo storico atelier di Christian Dior, ad ammirare le ninfee di Monet all’Orangerie o a godere dei colori, dei sapori e degli odori sprigionati da Les Halles, all’epoca un enorme mercato coperto. È appassionante seguire l’autrice nella sua guida alla Parigi del tempo, poiché ci mostra come sono cambiati i luoghi che tutti noi oggi conosciamo e allo stesso modo come si sono evolute le mode, i costumi, il pensiero dominante della società.

Leggero, frizzante, romantico e avvincente, L’ultimo abito da Parigi esplora le relazioni tra parenti, amici, amanti e conoscenti, segue il filo di una sorta di caccia al tesoro, si concentra sull’emancipazione delle donne, ma anche sulla fragilità delle stesse; al contempo, è un romanzo storico che trova la sua forza nella lunga ricerca effettuata dall’autrice, nelle sue approfondite competenze nel campo della moda, con un focus particolare su Christian Dior. Si rivelerà quindi una piacevole lettura per tutte coloro che amano la Ville Lumière, gli abiti di lusso, le serate di gala; insomma, quel sogno ad occhi aperti che alcuni stilisti sanno far durare per sempre. 

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