Belpietro: “Con uno stile diretto e senza timori, stiamo guadagnando copie"

I segreti della crescita de "La Verità" e del gruppo editoriale: "Non siamo No Vax, ma raccontiamo le contraddizioni del sistema, senza reverenza verso nessuno"

Di Lorenzo Zacchetti
Maurizio Belpietro
MediaTech
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L'intervista di affaritaliani.it a Maurizio Belpietro, direttore de "La Verità" e "Panorama"

Il dibattito aperto da affaritaliani.it sul rapporto tra informazione e Covid-19, nonché sull’andamento delle vendite dei giornali, ha conquistato l’attenzione della Rete. Nel sondaggio lanciato sui direttori dei giornali che fanno riferimento all’area del centrodestra, stravince Maurizio Belpietro.

D’altra parte, è più in generale il mercato a premiare le scelte del direttore de “La Verità”, quotidiano in costante crescita. Si può ben dire che il suo direttore sia tra i personaggi di maggior successo del 2021 nell'editoria, visto anche il rilancio che operando del settore deli periodici, dopo anni di forte contrazione. Tutti questi temi sono stati approfonditi nella lunga intervista che Belpietro ha concesso ad affaritaliani.it, compresa la notizia sull'imminente completamento dell'acquisizione di “Donna moderna” e “Casa facile”.

Direttore, qual è il legame tra gli ottimi risultati di vendita de “La Verità” e una linea editoriale che non lesina critiche al pensiero mainstream sulla gestione della pandemia?

“Diciamo subito che il virus esiste, non è un’invenzione. Non credo al ‘Grande Reset’ e a cose del genere, ma credo invece che ci sia stata una straordinaria confusione. Dopo aver criticato la gestione di Domenico Arcuri, quando vedemmo il Commissario Figliuolo all'opera coi vaccini, dedicammo una copertina di ‘Panorama’ sul tema, col titolo ‘Vogliamo i Generali’. Era evidente che Figliuolo fosse in grado di organizzarne la distribuzione, mentre Arcuri inseguiva le primule e i banchi a rotelle. A nostro avviso, fino a giugno le cose sono andate secondo un certo verso, poi abbiamo cominciato a vedere delle decisioni un po’ sorprendenti, se non incomprensibili”.

Ad esempio sul Green Pass, che continua ad essere molto discusso? 

“Il Green Pass è ben lungi dall’essere uno strumento sanitario, come ammettono anche quei televirologi che non vogliono per forza dire sciocchezze. È uno strumento che poteva servire a convincere le persone a vaccinarsi in maniera ‘gentile’, come fu anche detto. Il problema è che è stato applicato in maniera contraddittoria, ad esempio imponendolo per i clienti dei ristoranti, ma non per i camerieri che ci lavorano. Oppure richiedendolo sui treni ad alta velocità, ma non sugli altri, pur pieni di pendolari. Abbiamo quindi cominciato a mettere insieme una serie di cose strane e a dirle senza problemi, come peraltro siamo abituati a fare, senza riverenze nei confronti di nessuno”. 

Elenchiamo alcune di queste contraddizioni…

“Se uno dice che il Green Pass ti consente di andare in giro con la certezza di non contagiare e di non essere contagiato… beh, sta dicendo una cosa che semplicemente non è vera! Ormai tutti si stanno rendendo conto che c’è qualcosa che non funziona: i vaccini sono uno strumento che si è rivelato utile, ma non danno una garanzia totale. Non solo: se poi mi dici che dopo un certo periodo perdono efficacia e comunque mi lasci invariata la durata del Green Pass, fai un’altra cosa che non mi convince. Ci siamo limitati a mettere in fila queste scelte poco convincenti e a raccontarle”.

E questo pare davvero pagare, perché “La Verità” continua ad aumentare le copie vendute, ribaltando le gerarchie nell’area dei giornali che guardano maggiormente al centrodestra. Ma è solo questo il segreto, oppure c’è altro?

“Mah, ‘La Verità’ era già in crescita da prima, come si vede dai dati degli ultimi anni. È dimostrato che, con uno stile giornalistico diretto e senza troppi timori, ‘La Verità’ guadagna copie. Era già successo sia l’anno scorso che quello precedente. Noi siamo nati nel 2016, quando sembrava impossibile dare vita a una nuova avventura nel settore della carta stampata, in un mercato affollato e per di più in calo. Invece abbiamo dimostrato che si può fare. Siamo sicuramente tra i giornali che vendono bene in quell’area, con un tasso di crescita che altri non hanno. La domanda bisognerebbe però farla a chi invece le copie le perde”.

La stiamo ponendo in questi giorni, attraverso i vari articoli di approfondimento sull’andamento delle varie testate e sul rapporto tra media e Covid. A questo proposito, le parole che più mi hanno colpito sono quelle di un medico: Vittorio Agnoletto, non certo un No Vax, che descrive i media mainstream come “megafono di Big Pharma”. In un panorama molto allineato, a far la differenza è quindi la capacità di distinguersi?

“Certo. Nemmeno io sono un No Vax: mi sono vaccinato appena è stato possibile e ho già fatto anche la terza dose. Non sono certo contro i vaccini, ma non mi fa piacere sapere che si nascondono alcune informazioni a riguardo. Siccome la pandemia riguarda tutti, bisognerebbe garantire la massima trasparenza nell’informazione. Invece purtroppo non è così. Soprattutto, mentre si capiva che le cose si andavano complicandosi (ad esempio con l'emergere della necessità della terza dose), i virologi hanno continuato a dare per certe delle cose che invece certe non erano, nascondendosi dietro un camice bianco. Si sono resi quasi più insopportabili dei politici. L’elenco delle cose che hanno detto e che si sono rivelate non vere è talmente imbarazzante che io, se fossi nei loro panni, eviterei di andare in televisione. La comunicazione scientifica non può basarsi su un’opinione. Non mi puoi dire che il Covid è simile a un’influenza, che non è la peste bubbonica, che nel 99,5% dei casi non uccide: allora i 140.000 morti chi li ha fatti? Queste sono cose dette da quei signori che vanno in televisione e poi cantano pure le canzoncine di Natale! Ma come si può dare credibilità a chi dice cose del genere?! Come puoi leggere un medico affermare prima che due dosi bastano e poi dire che ne serve una terza? Oppure che ti dice che sarai protetto per cinque o dieci anni, ma dopo afferma che forse bisognerà rivaccinarsi ogni anno? Ma sono certezze o sono opinioni? Sono opinioni, ma allora l’una vale l’altra!”.

Questa considerazione confligge con la linea di chi, specialmente in tv, dice che non si può mettere sullo stesso piano uno scienzato e un comune cittadino No Vax...

“Alcuni scienziati ci hanno detto che chi è vaccinato non contagia o contagia debolmente, ma l’ultima ricerca pubblicata da ‘Lancet’ dice invece che anche un vaccinato può contagiare il prossimo. E anche in maniera grave. Lo dice anche Anthony Fauci: i vaccinati, in rari casi, possono contagiare. Perché non vengono dette queste cose? Perché devo sopportare che una persona vaccinata come me mi si avvicini e si tolga la mascherina, dicendo che ‘tanto non ci succede niente perché siamo vaccinati’? No, le precauzioni servono ancora! Conosco varie persone vaccinate, alcune anche con tre dosi, che si sono ammalate. Questo sto dicendo, non certo che il Covid sia un’invenzione delle case farmaceutiche o che non uccida! Sto dicendo cose di buon senso. E aggiungo che forse sarebbe auspicabile una moratoria sulla presenza in televisione di queste persone che parlano con certezze granitiche”. 

Eppure l’essenza della scienza è il dubbio. Hai anche tu la sensazione che invece abbia prevalso una sorta di "horror vacui" che ha spinto ad occultare le enormi incertezze che abbiamo sul tema?

“Esatto! Io preferirei una persona che mi dicesse: ‘Guardate, questa malattia non la conosciamo e quindi ci stiamo muovendo con grande precauzione’. Invece prima ci spaventano con Omicron e poi ci dicono cose contrastanti su questa varianti. Siccome la scienza si nutre di dubbi, non di certezze, bisogna ammettere che se ne sa ancora poco. Invece ce la si prende con quelli che non si sono vaccinati. E ce ne sono in tutto il mondo, anche più che in Italia. Non si può dire che i contagi a Trieste dipendono solo dagli ‘irresponsabili’ che hanno manifestato: i portuali avranno anche sbagliato, ma perché non diciamo che dalla Slovenia arrivano ogni giorno persone non controllate? E, guarda caso, la Slovenia è uno dei paesi dove c’è un alto tasso di contaminazione da Covid. Prova a farti un giro a Brogeda e vedi se qualcuno ti controlla! Io l’ho fatto, perché sono abituato a verificare personalmente le notizie. Entro nelle farmacie per vedere se i tamponi sono disponibili così come, quando c’era Arcuri, andavo a verificare la disponibilità e il prezzo delle mascherine. Questo è quello che dovrebbero fare i giornalisti, scollando il sedere dalla poltrona. Invece c’è chi pensa di risolvere tutto con due telefonate: ma andate in giro, a vedere il Paese reale! Salite sul tram a verificare se davvero c’è il distanziamento del quale si parla! Io ho visto coi miei occhi gente che nemmeno aveva la mascherina. Se invece qualcuno smette di fare il giornalista e si accontenta dei comunicati stampa, poi non si lamenti se i lettori si voltano dall’altra parte e non comprano più il suo giornale!”.

In questo quadro, che effetto ti hanno fatto le parole del Presidente Mattarella sull'eccessivo spazio concesso ai No Vax?

“Mah, io faccio il mio mestiere e sui No Vax ho sempre detto la stessa cosa. Siccome in tutti i paesi ci sono, si poteva cercare di convincerli piano piano e usando la medicina di base, che invece è stata del tutto ignorata. Si sono usati solo i decreti. Il risultato è che ci sono medici di base che sono i primi a sconsigliare di fare il vaccino, ma, se non hai convinto nemmeno il medico di base, allora forse c’è un problema! I medici sono stati lasciati al loro destino fin dalla prima ondata, poi si è detto che bastava restare ‘in vigile attesa’, coi risultati che sappiamo… I No Vax sono italiani come gli altri, bisogna cercare di parlare con loro per capirne le ragioni e le paure: alcune di queste persone, più che No Vax, sono solamente spaventate, ma, se vai allo scontro muro contro muro, il risultato è la radicalizzazione. Che è esattamente quello che è successo”.

E adesso sembra davvero difficile recuperare un livello di dibattito minimamente costruttivo…

“Per forza: se a queste persone hai detto che sono cretini, li hai chiusi in casa e poi vedono che la situazione non è cambiata, è ovvio che pensino di avere ragione! Sono stati commessi errori enormi, dal mio punto di vista, mentre invece col buon senso si potevano convincere i dubbiosi”. 

Oltre al quotidiano “La Verità”, il tuo gruppo editoriale sta crescendo con importanti investimenti su testate periodiche: qual è il pensiero che sta dietro queste acquisizioni?

“Nel corso della mia carriera editoriale mi sono occupato un po’ di tutti i settori e negli anni ’80 ho visto molti periodici cambiare pelle, diventando veri e propri strumenti a disposizione della pubblicità. Nel 2020 la pubblicità è crollata, a causa della chiusura forzata di varie attività commerciali. Ma se tu torni a un rapporto più sano tra investimenti pubblicitari e copie vendute, allora secondo me delle potenzialità ci sono. Abbiamo comprato delle riviste molto belle e prestigiose: a parte ‘Panorama’, abbiamo puntato su ‘Sale e pepe’, ‘Starbene’, ‘Cucina moderna’, ‘Confidenze’, ‘TuStyle’ ed entro la fine del 2021 completeremo l’acquisizione di ‘Donna moderna’ e ‘Casa facile’. Siamo quindi entrati nei settori del food, della salute/wellness, della moda e adesso anche nell’arredamento, oltre ad affiancare un settimanale generalista femminile a ‘Panorama’. Io penso che se fai dei buoni giornali, specializzati e che conquistano la fiducia del pubblico, allora puoi avere un mercato. Il problema è che sempre più spesso ci rivolgiamo a un pubblico che non è quello che va in edicola, bensì agli investitori pubblicitari o a un target ‘politico’, per così dire. Bisogna tornare a parlare ai lettori, i quali hanno delle esigenze, che vanno capite e soddisfatte, in ogni specifico settore. E noi facciamo questo... perché questo è il nostro mestiere!”.

Spesso in editoria parliamo di “qualità", ma senza riuscire a definirla in modo preciso e univoco. Forse il modo migliore per fare qualità è proprio fornire al lettore il prodotto che vuole, sbaglio?

“E’ proprio così: ti fornisco il prodotto che vuoi. Anziché fornire informazione solo a chi ‘sta in alto’, la forniamo a chi ‘sta in basso’. Le persone che vanno a comprare il giornale hanno delle esigenze e noi dobbiamo capirle e soddisfarle. Io cerco di farlo quando i lettori mi scrivono, ma anche quando vado in giro e incontro la gente. Quando sono tornato a dirigere ‘Panorama’, dopo diversi anni, vari lettori mi hanno scritto felicitandosi perché il giornale era diventato più bello e questo è stato davvero molto gratificante: siamo tornati a conquistare l’interesse del nostro pubblico”. 

E nell’editoria periodica la fidelizzazione è fondamentale: se fatti bene, questi prodotti funzionano anche nell'era digitale…

“I dati dicono che ‘Sale e pepe’ va bene perché, in un mercato affollato come quello del food, non solo tiene le sue vendite, ma forse ne guadagna un po’ e si propone come uno strumento utile, sia per i lettori che per gli investimenti pubblicitari. Lo stesso vale per ‘Starbene’: a qualcuno sembrava un giornale un po’ desueto, ma in realtà sta facendo dei buoni risultati. Abbiamo migliorato ‘TuStyle’, sul quale abbiamo investito. Non è facile, abbiamo ancora delle questioni da risolvere, ma è il nostro lavoro e ci stiamo provando. Ovviamente lo facciamo guardando a tutte le potenzialità, dai podcast alla Rete (ad esempio abbiamo lanciato un sito internazionale per ‘Sale & Pepe’), affinché i contenuti che noi produciamo siano fruibili su più device: carta, radio, televisione, Internet, ecc. Di facile non c’è niente: quando nel 2016 proponevo di lanciare un nuovo quotidiano, spiegando che secondo me ce n’era lo spazio, mi hanno preso tutti per pazzo. Mi dicevano che al massimo avrei potuto fare un sito Internet, ma io obiettavo che un sito non si sarebbe ripagato, se non in un tempo molto lungo. E voi di affaritaliani.it lo sapete bene, visto che siete sul mercato online da tanti anni e capite come sia lungo e complesso arrivare al pareggio di bilancio. Se avessi iniziato nel 2016, chissà quando sarei arrivato a raggiungere il mio punto di pareggio! Ci sarebbero voluti anni, ma se invece avessimo azzeccato la formula del giornale, allora avremmo avuto persone che ogni giorno sarebbero andate a comprarlo. E così è stato”. 

In editoria ci occupiamo molto di alchimie di marketing - ed è giusto farlo - ma alla fine il segreto del successo è piuttosto semplice: ogni prodotto deve avere la sua "reason why" per distinguersi nel mercato. Sbaglio?

“Se vogliamo dirlo in poche parole, io penso che la gente compri un giornale se dentro ci trova delle notizie. O delle opinioni che non trova altrove. Ho letto che Vittorio Sgarbi ha detto, proprio ad affaritaliani.it, che dentro ‘La Verità’ si trovano delle notizie: è certamente questa la chiave, altrimenti che altro dovremmo fare? Il nostro mestiere è questo”.