Cairo: "Non è l'Arena chiuso per i bassi ascolti". Poi la bomba su Gramellini
Le rivelazioni del patron di La7 al Festival della tv di dogliani sul futuro della propria rete televisiva e non solo
"Giletti chiuso per bassi ascolti". La7, la rivelazione di Cairo
Francesca Fagnani fa vuotare il sacco a Urbano Cairo. Ospite al Festival della tv di Dogliani, il patron de La7 è stato inondato dalle domande “belvesche” della conduttrice di “Belve”, in onda su Rai 2.
La giornalista parte forte e gli chiede di confermare le voci, quasi urla ormai, dell'approdo di Massimo Gramellini su La7. Cairo le offre in risposta una mezza conferma: “Appena tutto quanto sarà formalizzato, lo comunicheremo. Sarebbe bellissimo, ma non è ancora fatto”.
E come scrive La Stampa, mancherebbe solo la firma, giacché il numero di maglia gli sarebbe già stato assegnato: dovrebbe essere quello della domenica sera, nella collocazione oraria di Massimo Giletti. Resterà invece un'occasione mancata il passaggio di Fabio Fazio alla corte di Cairo. Fagnani lo stuzzica, ed ecco il retroscena: “Questa volta non l'ho cercato, ma ci provai sei anni fa. Andai a pranzo a casa sua con il suo agente Beppe Caschetto, ma alla fine non se ne fece nulla”.
E Fagnani, da brava “belva”, lo incalza: “Non se lo poteva permettere?”. Cairo, comunque, non si lascia trovare impreparato: “Se mi sono potuto permettere Giletti, mi sarei potuto permettere anche Fazio”.
Poi, un altro argomento bollente: la chiusura di “Non è l’Arena”. Cairo ribadisce che nulla c'entrano le puntate sulla mafia con Salvatore Baiardo: “Non ho ricevuto lamentele”. E nega anche di essere stato a conoscenza della foto, mostrata da Baiardo a Giletti, che ritrarrebbe Silvio Berlusconi, con il generale dei carabinieri Delfino e il boss Giuseppe Graviano nel 1992
La fine del rapporto, dunque, sarebbe giunta per ragioni editoriali ed economiche. Ecco tutta la verità. “Gli ho dato piena libertà per 194 puntate in 6 anni”, ribadisce per poi entrare nel dettaglio: “I primi due anni il programma è andato alla grande, nel secondo biennio per colpa del Covid c'è stato il calo pubblicitario. Ma nel terzo biennio ha voluto cambiare giorno e andare in onda al mercoledì nonostante noi lo sconsigliassimo”.
“Ha perso due punti - ricostruisce Cairo - e poi, quando è tornato alla domenica, non ha più recuperato”. “Ho deciso di chiudere prima, parlandone con l'amministratore delegato e il direttore di rete, senza l'ingerenza di nessuno. La motivazione è solo editoriale”.
Il tycoon, scrive La Stampa, infervora: “Ho chiamato Mentana e gli ho detto ‘chiude Giletti, non La7. Se ci sono cose così importanti di cui parlare, ci sei tu, ci sono Floris, Purgatori, Formigli...”.
Passando alla politica, Cairo infine afferma: “Io non sono di destra né di sinistra. La7 viene considerata un po' più di sinistra, ma io l'ho trovata così, anzi lo era anche di più”. Nella filosofia cairesca, “il dna di una tv o di un giornale non lo puoi cambiare, Berlusconi portò a destra Panorama e perse un sacco di lettori”. C'è solo una cosa in più che vorrebbe se dovesse rinascere: “5 cm”.