Esselunga e lo spot della discordia, noi vittime di un buonismo duro a morire

Lo spot Esselunga divide il Paese ma in realtà siamo di fronte a un'idea geniale quanto banale: c'è una famiglia separata che tenta di riunirsi virtualmente

di Simone Rosti
MediaTech

Esselunga, lo spot è banale: ci viene mandato un messaggio patetico e illusorio di resistenza nel cuore di una società piena zeppa di contraddizioni

Lo spot della nota catena della grande distribuzione, Esselunga, è stato accolto con clamore, sia positivo che negativo. Anche la nostra premier ha trovato il tempo, in pieno caos della sessione di bilancio, di dire la sua con un tweet di consenso.

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Siamo di fronte a un’idea geniale quanto banale. Sulle orme di Barilla che raccontò negli anni passati la famiglia felice riunita intorno a un piatto di pasta, qui invece c’è una famiglia disgregata che si riunisce virtualmente grazie al gesto riparatore di una figlia. Entrambi i casi traboccano di aura strappacuori, si aggrappano ancora a un microcosmo famigliare che stavolta si “ricompone” in nuove forme grazie all’eroica bambinetta.

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Anche nelle condizioni avverse (una separazione) dello spot Esselunga, ci viene mandato un messaggio patetico e illusorio di resistenza nel cuore di una società piena zeppa di contraddizioni, individualismi, egoismi. Ormai i genitori si confondono con i figli, capita sempre più spesso di vedere adulti persi sugli smartphone, atteggiarsi da ventenni quando ne hanno oltre cinquanta, vestirsi da teenager senza senso del ridicolo. Quindi lasciamo stare le famiglie (unite e disunite), non tiriamole più in ballo per raccontarci armonie o disarmonie intrise di stucchevole buonismo. La premier poi, anziché spendere tempo a commentare spot, pensi piuttosto a riempire di contenuti le politiche famigliari, che devono partire dal sostegno all’istruzione e non dalle mancette a pioggia o piccoli bonus per chi ha due o tre figli senza alcuna strategia di lungo periodo.

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