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Esselunga e famiglie separate, spot giudicante? No, tutt'altro. Ecco perché

di Avv. Marzia Coppola*

Sono giorni che la nuova pubblicità targata Esselunga sta generando fiumi di polemiche: è davvero troppo giudicante per le coppie separate? No, ecco perché

La pubblicità di Esselunga non vuole promuovere (o ancor meno giudicare o condannare) le famiglie di separati, ma fotografa semplicemente la realtà: la bimba spera che la (ex) coppia si voglia comunque bene 

Sono due giorni che chiunque sente il diritto di condividere il proprio punto di vista sulla nuova pubblicità Esselunga, per lo più in termini polemici e drammatici. Diffondendone un’interpretazione malinconica, angosciante e ostile. Perché quella pubblicità sarebbe giudicante per le coppie dei genitori separati, sarebbe evocativa del senso di colpa di mamma e papà, sarebbe promiscuo rispetto alla confusione del ruolo genitoriale e di quello coniugale, sarebbe addirittura una pubblicità/campagna contro il divorzio e sarebbe la prova provata del fatto che i figli dei genitori separati soffrono.

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Non sottovaluto tutte queste situazioni, che esistono, che conosco e che affronto ogni giorno con il mio lavoro. Ma non le vedo, neanche un po’, in questa pubblicità. Penso che gli adulti, che hanno commentato drammaticamente la pubblicità, siano adulti concentrati sulle loro relazioni finite, su quello che pensano i loro figli stiano subendo a causa della separazione, sulle ragioni che hanno portato alla fine dei loro matrimoni e così via. Quindi il filtro di questi commentatori è offuscato.

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Tanto da non vedere che la pubblicità non vuole promuovere (o ancor meno giudicare o condannare) le famiglie di separati. La pubblicità fotografa un dato di fatto: i bambini dei genitori separati sperano che i genitori si vogliano bene e che mantengano un rapporto di sufficiente decenza tra loro. Niente di più. Sicuramente, il tutto, in maniera inconscia e non frutto di una riflessione articolata o verbalizzata. È la fotografia di un dato, di un episodio che tanti genitori possono aver vissuto con i loro bambini, magari in forme diverse.

Io, per esempio, ed è per questo che insisto, volevo che mia mamma e mio papà si stringessero la mano quando mio papà mi veniva a prendere per i fine settimana da trascorrere con lui (ora parlo da figlia di genitori separati, non da avvocato matrimonialista).

Nessun trauma, nessuna disperazione, nessuna ferita indelebile. Perché tutto questo, al massimo, lo avevo vissuto prima, quando i miei genitori litigavano in casa, passavano ore in stanze diverse, mangiavano cene con assordanti silenzi. Ma nel contesto ritratto nel video, tutto questo non c’è. Anzi, così come apprezzo e riconosco come molto realistico il gesto della bambina di offrire la pesca al papà (neanche così tanto emozionante, ma sicuramente molto dolce), apprezzo il movimento poco entusiasta (e altrettanto realistico) della testa della mamma per salutare il papà e il gesto della mano del papà per salutare la mamma (anche questo mite e non euforico).

La bambina è al centro dello spot e, a modo suo, con un gesto innocuo, ma al contempo elaborato, unisce la mamma e il papà. E questo non è niente di più di quello che succede nelle famiglie i cui genitori sono separati (o almeno in quelle più fortunate).

Non capisco perché si debba leggere, in tutto questo, un giudizio (negativo) per le famiglie nelle quali i genitori sono divorziati. È meglio non parlarne proprio? Non rappresentare ipotesi di una mamma e un papà che non vivono insieme e mostrare solo tavolate di famiglie con genitori uniti e almeno tre figli sorridenti? Oppure occuparsi solo dell’eccesso opposto come, per esempio, le violenze domestiche? Secondo me, questo sì, è destabilizzante per i bambini che guardano la televisione e non ritrovano mai il loro modello familiare.

Ma quello che più mi preoccupa, è il fatto che io penso (anzi, lo pensavo fino a ieri) di vivere in una società che ormai ha assunto come modello (comune, sano e sereno) anche quello delle famiglie nelle quali i genitori sono separati. E penso/ pensavo di non dovere aspettare che la televisione legittimasse (nel 2023) la famiglia separata. Né tanto meno immaginavo che qualcuno avrebbe potuto leggere in quello spot una campagna contro il divorzio.

L’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, con la quale lavoro da quando mi sono laureata, ha combattuto in prima persona per il diritto al divorzio. Battaglia vinta. Sono passati 50 anni. Davvero è ancora così sconvolgente immaginare che due genitori non trascorrano tutti i Natali insieme e si salutino dalla finestra solo con un cenno? Davvero è utile, costruttivo ed esemplare immaginare che quella bambina stia soffrendo le pene dell’inferno solo perché la mamma e il papà non stanno più insieme e porti nei suoi occhi dolore e vana speranza? Davvero i genitori separati devono ancora sentirsi (anche quando nessuno punta loro il dito) giudicati e colpevoli?

Mi sembra che l’interpretazione più diffusa in questi giorni, sia troppo adultocentrica. E, soprattutto, mi sembra non tenga conto della complessità delle situazioni familiari riducendo tutto, anche l’ipotesi rappresentata nello spot (che mi sembra una famiglia separata che cerca il quieto vivere, senza eccessi in positivo o in negativo), a un dramma. E, questo sì, lo trovo inutilmente greve per i bambini e per gli adulti.

*Studio legale Bernardini de Pace