Fazio, la Rai rischia grosso: i social di Che tempo che fa possono finire in tribunale
Fazio potrebbe ribaltare la situazione e ripristinare i canali social di Che tempo che fa? Gli scenari del professore dell'Università Statale Giovanni Ziccardi
Che tempo che fa, Fazio può portare la Rai in tribunale per i social oscurati. Ecco perché
Fazio può portare la Rai in tribunale. Dopo il caos scatenato dall’ingresso nella scuderia di Nove, il conduttore genovese ha acceso un’altra polemica che sta catturando non poca attenzione. Con un video pubblicato su Instagram, Fabio Fazio lancia un grido di “denuncia” contro viale Mazzini sostenendo che i canali social di “Che tempo che fa” stiano andando incontro a un tragico destino: l’oscuramento più totale con conseguente blocco.
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E qui la domanda sorge spontanea: Fazio possiede qualche appiglio a cui aggrapparsi per far cambiare idea ai dirigenti della televisione pubblica o le sue richieste non avranno alcun riscontro? Per capirne di più, Affaritaliani.it ha interpellato il Professor Giovanni Ziccardi, docente di Informatica giuridica all’Università degli Studi di Milano.
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“Fabio Fazio potrebbe avere dalla sua parte alcuni elementi utili per ribaltare la situazione”, sentenzia Ziccardi. “Certo che, senza avere in mano i contratti stipulati tra il conduttore e la televisione pubblica, è difficile dare una risposta certa. Ma è possibile fare degli scenari”, spiega il professore.
“Partiamo dalla prima ipotesi: Fazio e la Rai, nel contratto da loro stipulato, hanno inserito una postilla in cui si parla della regolamentazione dei suddetti canali social”, dice il professore. “Nel caso così fosse, Fazio potrebbe portare la Rai in tribunale per rinegoziare gli accordi”, spiega. “Infatti, queste pagine sui social network sono indubbiamente cresciute negli anni e questo avvallerebbe il fatto che le due parti potrebbero trattare per ridefinirne un valore economico che non era possibile definire prima”, aggiunge Ziccardi.
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“Al contrario, nella seconda ipotesi, il conduttore e la televisione pubblica non hanno, all’epoca, definito accordi sulla proprietà delle pagine social di Che tempo che fa”, continua il professore di Informatica giuridica. “In questo caso, Fazio potrebbe battersi davanti a un giudice proprio per sostenere il possesso (e non solo) di tali canali online avvalendosi, tra l’altro, anche della proprietà del marchio (posseduto a metà con la casa produttrice Banijay)”, analizza l’esperto.
“In ogni caso, ripeto, queste sono solo ipotesi, ma sarebbe veramente assurdo se il team di legali di Fabio Fazio non avesse studiato nei minimi dettagli una regolamentazione dei canali social per eventuali emergenze. Sarebbe un errore da veri principianti”, dice il professore.
“Questi, dunque, i due scenari più tecnici. Ma non è tutto”, suggerisce il professore della Statale. “Nella nostra epoca, i social network, per quanto immateriali, sono un patrimonio più concreto di quanto si possa pensare. Non penso esista ancora una calcolatrice in grado di definire il reale valore di una pagina su un social network, ma di sicuro un valore economico esiste. E se si parla di pagine come quelle di Che tempo che fa che contavano, più o meno, un totale di tre milioni di follower, allora non si tratta esattamente di spiccioli”, spiega ancora Ziccardi.
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“Comunque, quello che sta facendo la Rai con i contenuti presenti nelle pagine social dell’ex programma di Rai 3 va contro il DNA stesso della televisione pubblica, ovvero la divulgazione”, tuona il professore. “Infatti, in tutti questi anni Che tempo che fa ha raccolto le testimonianze, sotto forma di intervista, di innumerevoli personaggi (anche ormai scomparsi) che a loro modo hanno fatto la storia”, spiega.
“Da cittadino, sono contrariato riguardo questo modus operandi in quanto si tratta di vero e proprio patrimonio culturale pubblico e non privato. Lo sgarbo fatto dalla Rai non ha provocato un danno solo a Fabio Fazio, ma all’intera cultura italiana”, conclude.