Repubblica, Ezio Mauro privato della stanza: sfrattato l'ex direttore

L'ex direttore del quotidiano, dopo aver lasciato la carica, si era recato tutti i giorni a lavorare e scrivere nella Stanza Imperiale

Di Giuseppe Vatinno
Ezio Mauro
MediaTech

Repubblica, Ezio Mauro privato della stanza: lo sfratto del "direttore emerito" è crudele

Come in un film di Fantozzi ad Ezio Mauro, una volta megadirettore globale e anche un po’ galattico, hanno tolto la stanza a Repubblica. La Stanza Imperiale –come riporta Professione Reporter- fu creata nel 1996, quando Eugenio Scalfari lasciò la tolda di comando, la stessa stanza dove venne creato il primo numero nel 1976. Ma il “ventennio” era destinato a ripetersi.

Fu infatti proprio Mauro a succedergli per quasi venti anni, fino al 2016. Gli arredi erano certo un po’ più spogli e mancava qualche pianta ornamentale, ma si sa, il grado e il prestigio hanno la loro importanza. Mauro ebbe quindi la sua Stanza e garantì la sua presenza fisica e a volte in spirito proprio come Papa Benedetto in Vaticano, mentre i nuovi direttori si affastellavano in “pontificati brevi”: Mario Calabresi, Carlo Verdelli e infine l’attuale Maurizio Molinari. Mauro nel frattempo aveva continuato a scrivere, ma quindici giorni fa, in vista dei 75 anni, l’amministratore delegato di Gedi, Maurizio Scanavino, gli ha dato il benservito.

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La fine dei potenti è spesso crudele. Due settimane fa Ezio ha parcheggiato la macchina vicino a via Cristoforo Colombo e ha eseguito i soliti movimenti. Chiusura dell’auto, fermata all’edicolante Arnaldo per la mazzetta dei giornali e poi colazione al baretto, vicino a quello dei Cesaroni. Ma Ezio ha capito che l’atmosfera era cambiata. I camerieri facevano finta di non vederlo e non lo servivano. Mauro era superato da tutti in fila e non capiva. Alla fine gli fu servito un cappuccino al caffè bruciato guarnito di una brioche spelacchiata, rinsecchita e semi cruda. Ezio l’ha guardata e mestamente ingurgitata. “A dottò” -gli ha poi gridato Proculo- il buon cameriere che lo aveva servito per lunghi 20 anni con devozione sottomessa: “Nun ce sta proprio più co’ la crapa, che fa me dà 100 euro pe ‘na comanda de 3 euri?”.

Ezio è confuso, mai Proculo lo aveva trattato così male. Ha pagato mestamente ed è salito al giornale. Il portiere ha fatto finta di non vederlo. Quando è entrato in redazione nessuno se l’è filato. Il “direttore emerito” era triste, cominciava a capire. Ha percorso il lungo corridoio strascicando i piedi e quando è giunto davanti alla “sua” stanza l’ha trovata chiusa.

La mazzetta gli è caduta per terra e nessuno ha raccolto i giornali. Quando il gatto di Erminia, la fedele segretaria, gli ha fatto la pipì sulla porta, Ezio ha capito che doveva mollare finalmente la cadrega e lasciare spazio anche agli altri. Mestamente si è raccolto i giornali da terra da solo, ha raggiunto l’ascensore e si è perso nella canicola africana dell’agosto romano. Sic transit gloria mundi.

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