Siena capitale dell'IA, il Ceo di Saihub: "45% delle Pmi ha progetti in avvio"
Parla il Ceo di Saihub, organizzatore dell'evento che porterà a Siena i più grandi esperti e player del settore dell'intelligenza artificiale
Valletti, Ceo di Saihub: "Circa il 15% delle PMI ha progetti funzionanti e il 45% già in corso o da avviare durante l’anno"
È Siena il nuovo centro del futuro e la capitale dell’intelligenza artificiale. Il 3 luglio, infatti, la cittadina toscana ospiterà i massimi esperti di IA provenienti da tutto il mondo, che si incontreranno in occasione della SaiConference, organizzata da Siena Artificial Intelligence HUB.
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L’ospite d’eccezione sarà Yann LeCun, vicepresidente e capo del team AI di Meta e Premio Turing - il Nobel dell’informatica - per i suoi studi sul Deep Learning. Sarà l’etica al centro del dibattito, in quanto l’intelligenza artificiale è chiamata ad avere un ruolo di sempre maggiore interazione con l’uomo e la contemplazione di uno sviluppo etico della macchina è di vitale importanza. Ne abbiamo parlato con Riccardo Valletti, Ceo di SAIHUB.
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Perché a Siena è nato un hub per favorire lo sviluppo dell’intelligenza artificiale?
L’hub è nato dallo storico e allo stesso tempo dal potenziale di Siena, che storicamente ha competenze in biotecnologie, farmaceutiche ed apparati medicali che hanno portato allo sviluppo di industrie. A tutto ciò si è unita la capacità dell’università di Siena che ha realizzato un settore molto avanzato di informatica e ricerca. Da qui è nato un ecosistema che è stato capace di mettere insieme aziende di intelligenza artificiale, cluster di biotecnologie ed università, perché applicare l’IA nel mondo bio-tech sta diventando una vera e propria esigenza. Questa visione ha portato alla creazione di un polo tecnologico che ha attirato aziende da tutta Italia e anche dall’estero, tutte legate dallo sviluppo dell’IA: dalle borse di studio ad infrastrutture di data center di IA a progetti di ricerca di ampio respiro arrivati fin dagli Stati Uniti.
Quindi SAI-Hub ora è un network permanente?
Si, una rete di imprese connesse con una fondazione di indirizzo economico-scientifico. Dopo tre anni di lavoro, abbiamo dato vita - il prossimo 3 luglio - alla prima conferenza annuale sull’IA così da richiamare l’attenzione su Siena, che sta diventando un punto di riferimento internazionale, una piazza nevralgica in cui ragionare sul futuro dell’intelligenza artificiale. Basti pensare che alla conferenza parteciperanno anche 150 ricercatori provenienti da tutto il mondo per discutere delle applicazioni dell’IA nelle neuroscienze.
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Qual è la situazione italiana in merito all’intelligenza artificiale?
L’Italia è in corsa ad una velocità elevata. Nel 2018, un’azienda italiana su due dichiarava di avere interesse nell’IA, nel 2022 due su tre hanno già avviato un progetto concreto e, secondo i dati del’Osservatorio dell’IA del Politecnico di Milano e l’Associazione italiana per l’IA, il valore è di circa 500 milioni di euro, aumentato del 30% in più dell’anno precedente, che a sua volta era già cresciuto del 27%, e tutto questo senza neppure utilizzare i soldi del Pnrr. In quel caso le stime sarebbero di 2,4 miliardi di euro, cioè una maggiorazione pari a cinque volte il valore nazionale, se solo riuscissimo ad utilizzare quei fondi. Questa crescita riguarda anche le piccole e medie imprese che, grazie al processo di digitalizzazione delle Pmi, hanno assistito a una vera e propria democratizzazione delle nuove tecnologie dell’IA - specie nell’intelligent data processing. Ad oggi, infatti, circa il 15% delle PMI ha progetti funzionanti e il 45% già in corso o da avviare durante l’anno.
Il divario industriale nord-sud esiste anche nell’IA?
Si, soprattutto nella spinta imprenditoriale, anche se c’è un cluster fortissimo al Politecnico di Bari. Purtroppo vi sono diversi problemi legati ad infrastrutture ed architetture, per cui storicamente si ripropone questo divario nord-sud. Nel Pnrr, tra l’altro, è previsto lo sviluppo di infrastrutture per l’espansione al sud, ma la gran parte dei progetti non è partita. Il timore è che lo scollamento nord-sud continuerà a crescere anche sul versante tecnologico.
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Per chiudere, il 2023 è l’anno del boom?
Lo ricorderemo come l’anno della classica curva da manuale di economia. Sappiamo che crescerà ancora, perché tutti gli analisti globali stimano una rialzo del 15% anno su anno fino al 2040. L’Italia è rimasta indietro, quindi ora stiamo correndo, ma ci stabilizzeremo, ne sono certo.