Ameba mangia cervello, dove si trova e come proteggersi

Negli USA un uomo è morto dopo un bagno in uno stagno. Pochi giorni prima un 14enne è rimasto paralizzato

di Redazione Salute
Medicina

Ameba mangia cervello, tutto quello che c'è da sapere. Le raccomandazioni di Bassetti

L'ameba mangia cervello comincia a far paura. Negli Stati Uniti, e più precisamente in Georgia, una persona è morta proprio a causa di questo organismo unicellulare. La vittima, come conferma il Dipartimento della Salute americana, è stata infettata da Naegleria fowleri. Appena 10 giorni in fa in Florida un 14enne era stato colpito dalla stessa ameba mangia cervello e sebbene sia sopravvisuto è rimasto paralizzato.

Ameba mangia cervello come si prende

Stando alle analisi delle autorità sanitarie l'uomo si sarebbe infettato facendo un bagno in un lago o uno stagno. La Naegleria fowleri infatti non si trova nell'acqua salata e nemmeno nell'acqua potabile e nelle piscine se adeguatamente trattate.

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"Solo circa tre persone negli Stati Uniti vengono infettate ogni anno, ma queste infezioni sono generalmente fatali", affermano gli esperti. Tra il 1962 e il 2021 si sono regisrati 154 casi di infezione da ameba mangia cervello e solo 4 sono sopravvisuti.

Ameba mangia cervello sintomi

L'ameba mangia cervello distrugge il tessuto celebrale provocando un gonfiore dell'encefalo che di solito porta al decesso. "L’amebiasi può avere anche localizzazione addominale, oltre che cerebrale. - sottolinea Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino a Genova intervistato dal Quotidiano Nazionale - Naturalmente queste infezioni corrono anche in rapporto allo stato immunodepressivo del paziente. Questo micro-organismo è abbastanza frequente nei paesi in via di sviluppo".

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"Bisogna sapere che la cosiddetta ameba mangia cervello esiste ma non è così frequente. In passato abbiamo visto episodi anche in Italia. Ma non ne farei un caso. Piuttosto, bisogna investire di più sulla conoscenza".

"Ancora oggi – afferma il microbiologo– il 90% delle malattie infettive è sconosciuto. Percentuale che vale sicuramente per alcune parti del mondo, come ad esempio l’Africa. Penso ai vermi di mammut liberati dallo scioglimento del permafrost in Siberia e tornati a vivere dopo 46mila anni. Servono investimenti più importanti sulla ricerca. In futuro potremo riportare in vita anche virus di milioni di anni fa. Questo ci può consentire di studiare un mondo di cui non sappiamo ancora nulla".

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