Carol Maltesi "disinibita", Fontana si sentì "usato" e la uccise

Le motivazioni della sentenza con cui il killer della 26enne è stato condannato a 30 anni di carcere: "La amava perdutamente"

a cura della redazione
Fonte Ipa
Milano

Carol Maltesi "disinibita", Fontana si sentì "usato" e la uccise

"Fontana si è reso conto che la giovane e disinibita Carol si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato e ciò ha scatenato l’azione omicida. A spingere l’imputato non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte": questi alcuni passaggi delle motivazioni della sentenza con cui il 12 giugno scorso il tribunale di Busto Arsizio ha condannato il 43enne Davide Fontana a 30 anni di carcere - e non all'ergastolo - per avere ucciso la 26enne Carol Maltesi a Rescaldina, nel Milanese.

Le motivazioni sono state rese pubbliche nella giornata di mercoledì 12 luglio. Dopo una breve relazione, i due mantennero una relazione professionale: l'uomo aiutava la giovane a pubblicare contenuti hard che erano poi diffusi su varie piattaforme. Ma la giovane voleva allontanarsi e raggiungere il proprio figlio per andare a lavorare all'estero.

"Maltesi si stava allontanando da lui scaricandolo: una idea insopportabile per Fontana"

“L’uomo si rese conto che ormai, dopo averla in qualche misura usata, Maltesi si stava allontanando da lui, scaricandolo –  si legge ancora nelle motivazioni della sentenza, come riporta il quotidiano Il Giorno – L’idea di perdere i contatti stabili con colei che egli, per sua stessa ammissione e secondo l’amica testimone, amava perdutamente, da cui sostanzialmente dipendeva poiché gli aveva permesso di vincere la sostanziale solitudine in cui si consumava in precedenza e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante, si è rivelata insopportabile”.

Fontana e il mancato ergastolo: non ci fu premeditazione

"Il movente dell’omicidio e per la corte d’assise non può essere considerato abietto o futile in senso tecnico-giuridico né il delitto è stato premeditato: potrebbe essere stato frutto di una decisione maturata lentamente, ma fu conseguenza di condotta voluta dall’imputato sorretta da dolo diretto se non da dolo intenzionale, ma non di premeditazione". Questo di fatto il passaggio con cui il  presidente della corte di Busto Arsizio, Giuseppe Fazio spiega perchè Fontana non è stato condannato all'ergastolo.

"Fontana, compiuto l’omicidio, voleva liberarsi del cadavere definitivamente, definitivamente distruggendolo. Intanto cercava di nascondere in altro modo il decesso di Carol continuando a usare il suo smartphone e i suoi profili social. Tali condotte assorbono l’abbandono dei resti nella scarpata di Borno, perché voleva liberarsene e impedirne il ritrovamento".

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