Addio Maroni, la lezione di Bobo a protagonisti e comprimari del centrodestra
Maroni, oltre per la positiva stagione al Viminale, va ricordato come ministro del Welfare, all’epoca delle riforme del mercato del lavoro firmate Marco Biagi
La lezione di Bobo Maroni, scomparso a 67 anni, ai protagonisti e ai comprimari del centrodestra italiano
Oltre al celodurismo incolto di Bossi e alla squalifica salviniana, come “diversi”, di migranti e meridionali, può esserci spazio per una destra conservatrice, ma non reazionaria e xenofoba, collegata alle istanze più qualificate e meno retrive del Nord e dell’Europa.
Una stagione breve, quella di Maroni al vertice del Carroccio nel dopo-senatùr e prima del breve boom salviniaputinismo, ma da non archiviare, insieme all’addio dell’ex Governatore, “barbaro sognante”, della Lombardia. Il dirigente varesino della Lega, oltre per la sua positiva stagione al Viminale, va ricordato come ministro del Welfare, all’epoca delle riforme del mercato del lavoro, firmate da Marco Biagi: per il docente, innovatore coraggioso, Maroni aveva chiesto la scorta, che forse lo avrebbe salvato dalla condanna a morte, eseguita, a Bologna, dalle Brigate rosse.
Lo scomparso Bobo non avrebbe mai fatto una proposta ridicola come quella dei 20 mila euro alle coppie cattoliche, che si sposano in chiesa, fatta, e poi cestinata, da un deputato, imposto in Calabria da Salvini. Troppo acuto, intelligente, ironico rispetto alla attuale Lega!