Alluvione, Bonaccini commissario è un oltraggio alle vittime

Serve subito una Commissione di inchiesta

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Non è questo il momento delle carezze

 

C’è una foto che mette paura, Giorgia Meloni in camicetta verde che posa il suo braccio sinistro sulla spalla destra del Presidente dell’Emilia – Romagna Stefano Bonaccini che di rimando la guarda sorridendo, sullo sfondo il fango.

Se un alieno vedesse questa immagine penserebbe ad una coppia di fidanzati che si scambiano effusioni. C’è una sindrome che si chiama di Stoccolma che porta a fraternizzare con i propri carcerieri.

In questo caso non si sa se il paragone più si adatti ad una destra che si sente ancora succube della sinistra o si tratti di una sinistra che flirta con il Potere, sta di fatto che quella foto è eccessiva.

Come se la Meloni cercasse ad ogni costo di pacificare quando è invece il momento di colpire con la spada, come la protagonista bionda e vestita di giallo dl film Kill Bill di Quentin Tarantino. Quella con Bonaccini è una immagine pericolosa: non è bene sorridere quando si ha a che fare con la conta delle vittime (14) e degli sfollati (40.000) di una alluvione storica di questa portata.

È circolata anche una ipotesi cha ha fatto drizzare i capelli come in un film dell’orrore: Bonaccini commissario per l’alluvione, ipotesi smentita dal ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, ma il solo fatto che qualcuno c’abbia provato a farla girare la dice lunga.

Bonaccini è il principale responsabile di una alluvione che ha messo in crisi il cosiddetto “modello Emilia-Romagna”, quello degli “asili nido”, delle piadine fritte o cotte al forno, quello della mortadella, quella del vino e del salame e delle balere estive. L’acqua si è portata via anche questo.

Bonaccini ieri ha detto, auto-candidandosi: “Serve un commissario straordinario post -alluvione al più presto”, dimenticandosi però di dire che lui è già “commissario straordinario per il dissesto idrogeologico” e non contento è anche “commissario straordinario per il post terremoto”. Ma questo qui fa collezione di “commissariati straordinari”?

E con tutti questi titoli non è riuscito ad evitare un disastro ampiamente annunciato perché questa è la terra d’Italia a più alto rischio di frane e dissesto idrogeologico. La gente è affogata, le aziende sono in ginocchio e lui che fa? Cerca di collezionare un altro incarico.

E deve fare anche molta attenzione, come dicevamo, Giorgia Meloni a non abbracciare troppo il responsabile politico e amministrativo di quello che è accaduto perché, si sa, dal punto di vista mediatico poi è come se esistesse una sorta di fluido, il “fluido della responsabilità”, che ha la capacità di trasmigrare da un corpo all’altro. Non ci giriamo intorno: occorre al più presto una commissione di inchiesta parlamentare con i poteri della magistratura che indaghi velocemente e a fondo sulle responsabilità, non è questo il momento delle carezze.

E poi dove sono finiti i politici emiliani? La Schlein è di Bologna e tace ascoltando Occhetto – Mosè, Romano Prodi tace anche lui e dove sono finite le sardine nate e pasciute a Bologna? E soprattutto che fine ha fatto Mattia Santori, il loro capo entrato nel consiglio comunale bolognese? Il suo profilo sui Social non è aggiornato, dichiarazioni non ce ne sono.

Una vergogna per l’agitato ragazzotto che masaniellava nelle piazze. E Pierluigi Bersani? Ora le mucche non ce l’ha nel corridoio ma sono ancora a mollo nelle gelide acque padane. Bersani non parla delle responsabilità della sua sinistra, ma si glorifica dicendo che lui era tra gli spalatori della Firenze allagata del 1966. Occhetto non ha niente di meglio da dire che pontificare come appunto Mosè, ne ho parlato ieri qui. L’operazione che gli scaltri trinariciuti di sinistra stanno facendo è quella di tirarsi fuori, come se non avessero mai governato, come se non fossero i principali e unici responsabili di quello che è successo.

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