Cdx, "Berlusconi e Salvini provano a stare insieme per superare Meloni"
Marcello Veneziani analizza la situazione del centrodestra: "L'alleanza FI-Lega-FdI è condannata a durare. Dividersi sarebbe un autogol". L'intervista
Marcello Veneziani: “L’alleanza di centrodestra è condannata a durare. Andare ciascuno per i fatti propri significherebbe perdere. Sarebbe un autogol per favorire il Pd. Il campo largo del centrosinistra? E’ molto stretto. Per ora non va oltre Articolo 1”
Il caso delle elezioni in Sicilia, tra amministrative e prossime regionali, rischia di mandare in pezzi il centrodestra? Le distanze tra Fratelli d’Italia da un lato e Forza Italia e Lega dall’altro, restano profonde. Più di un campanello d’allarme, insomma, in vista delle elezioni politiche. Tant’è che per scongiurare il rischio di consegnare l’Italia per altri 12 anni al Pd, oggi è il leader di “Verde è popolare”, Gianfranco Rotondi, a lanciare dalle colonne di Libero la proposta di un nuovo Pdl, tra l’altro a guida Meloni: “Non dobbiamo mostrare dispiacere per il fatto che Giorgia sia cresciuta e possa anche conquistare i galloni della leadership - dice l’attuale vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera e democristiano di lungo corso -. Ragionando con metodo democristiano direi persino che dovremmo aiutarla perché fondamentalmente viene dalla nostra storia”.
Proprio dello stato di salute del centrodestra, Affaritaliani.it ha parlato con Marcello Veneziani. Secondo l’editorialista e scrittore, “le complicazioni ci sono e ci saranno”, ma l’alleanza FdI, Lega e FI “sarà condannata a durare”: “Sarebbe masochista, anzi suicida, dire: senza accordo andiamo ognuno per i fatti propri. Significherebbe perdere”.
Nel centrodestra volano quasi gli stracci. Cosa ne pensa della ricetta Rotondi?
Le complicazioni, ribadisco, ci sono e ci saranno. Anche tante. Ma rimane la necessità di coalizzarsi sapendo che insieme hanno la probabilità di vincere. Credo che tutte le contraddizioni di oggi verranno superate e che persino Berlusconi, che fa una sorta di doppio gioco, di fronte a una prospettiva di vittoria non si tirerà indietro.
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Qual è il doppio gioco di Berlusconi?
Un po’ gioca la partita dell’insider, di chi cioè è dentro l’establishment, e un po’ resta alleato di Salvini e Meloni. Comunque, alla fine, l’alleanza sarà condannata a durare.
E sulla leadership come finirà?
Bisognerà vedere. Certo, alla stato attuale, mi sembra che la persona più in forma e che ha più consensi sia Giorgia Meloni.
Un boccone amaro da digerire per Salvini e Berlusconi, però.
Credo che stiano tentando di fare altri giochi. L’alleanza Lega-Forza Italia mira proprio a creare un soggetto che sommando le due forze possa superare i voti di FdI e quindi indicare la leadership. Lo stesso Berlusconi ha capito che ormai Salvini è debole ed è molto più ‘maneggevole’ in questo momento. Ecco perché preferirebbe rimanere il padre ispiratore, avendo magari come leader il segretario della Lega.
Una federazione Fi-Lega, dunque, secondo lei è plausibile?
È una strada controversa. Giorgia Meloni non sarebbe contenta. Non so come finirà, ma qualunque sia l’esito finale, che la spunti la leader di FdI o Salvini, credo che l’alleanza resterà. Sarebbe infatti masochista, anzi suicida, da parte loro dire: non ci accordiamo e quindi andiamo ciascuno per i fatti propri. Significherebbe perdere. Sarebbe l’annuncio di una disfatta, un autogol per favorire il Pd.
Secondo lei Berlusconi ha ormai capito che il segretario della Lega è debole. Anche la disfatta di Le Pen è un nuovo elemento di difficoltà per Salvini?
Salvini ne ha sbagliate tante, ma il sostegno a Le Pen era una scelta di coerenza. Non poteva né tirarsi fuori e né dire tifiamo Macron. Comunque, non mi pare che sia un segno di disfatta per Salvini. Non solo perché la previsione della sconfitta era già evidente, ma anche perché non c’è stata nessuna disfatta della leader del Rassemblement National, che ha guadagnato quasi 10 punti rispetto all’altro ballottaggio. Resta, naturalmente, il problema che Le Pen da sola non potrà mai ribaltare il quadro dell’establishment francese. Il 43 per cento dei francesi però l’ha votata e questo è un dato di fatto.
Passiamo allo schieramento di centrosinistra. Anche qui non mancano i problemi. Che possibilità ha di nascere il campo largo cui aspira Enrico Letta?
Penso che a sinistra sarà difficile pensare di presentarsi alle elezioni con un’alleanza organica o per lo meno tattica e strategica con i Cinque Stelle. Il M5s, a mio avviso, ha una sola possibilità di sopravvivenza: separarsi da tutti e correre da solo. Allora potrà ottenere qualche risultato, anche se poi non sarà spendibile a livello di forza e alleanze. Una cosa è certa: Conte è del tutto permeabile, nel senso che è pronto a qualsiasi soluzione, non ha nessuna convinzione o coerenza da difendere, a differenza degli altri Cinque Stelle. Il campo largo, tuttavia, lo vedo molto stretto.
In che senso?
E’ semplice: fino a ora non si va oltre Articolo 1, che è una forza minoritaria, non in grado di dare consistenza a una coalizione di centrosinistra. L’unica speranza per i fan del campo largo, dunque, è che vada a buon fine il pressing sul M5s e cioè che si riesca a riconvertirli a forza satellite dell’alleanza.