Il ritorno di Fini: ipotesi di candidatura alle Europee. Il piano di Meloni

L'operazione di Giorgia Meloni per una nuova “svolta di Fiuggi”. L'ex segretario di Alleanza nazionale parla da leader

Di Giuseppe Vatinno
Gianfranco Fini
Politica

Il ritorno di Gianfranco Fini

Ieri Gianfranco Fini si è materializzato a L’aria che tira, il programma condotto da Myrta Merlino su La7. In quel momento era collegato Maurizio Gasparri, quando la Merlino ha voluto fare una “sorpresa” a Gasparri stesso annunciando l’arrivo in studio dell’ex leader di Alleanza Nazionale. Momento di vero imbarazzo con Gasparri che ha detto “me lo saluti”.

Ovviamente dietro c’è la rottura di Fini con Berlusconi, a seguito del notissimo “che fai mi cacci?”, che è superato modernamente solo dallo “stai sereno” rivolto da Renzi al povero Enrico Letta. Dopo la vicenda della casa di Montecarlo e relativo processo Fini ha osservato un assoluto silenzio mediatico, il che –gliene va dato atto- non è impresa da poco per un politico. In ogni caso i due hanno scambiato qualche battuta sulla cosiddetta legge Bossi – Fini che entrambi hanno concordato vada cambiata perché i tempi sono mutati.

Ma al di là di questo particolare -chimiamolo catalitico- della vicenda c’è il fatto che Fini ha dato segnali di risveglio politico fin dalla vittoria del centro – destra di settembre 2022 in cui annunciò che aveva votato per Fratelli d’Italia. A febbraio di quest’anno lo si era rivisto presso la sede storica di via della Scrofa a Roma, tanto che Rino Barillari, re dei paparazzi, l’aveva fotografato due volte lo stesso giorno, segno di una visita lunga piuttosto che di una fugace apparizione.

IL VIDEO DI FINI SU LA7 E L'IMBARAZZO CON GASPARRI 

E non si era trattato di gossip, ma di un fatto politico. Ma riavvolgiamo ulteriormente il nastro. Fini, dopo la vittoria di settembre, era ricomparso in Tv dando consigli alla Meloni e facendosi vedere in diversi programmi. Aveva anche fatto un’analisi del voto: "Non mi meraviglia che la fascia dei garantiti voti a sinistra. I vulnerabili votano centrodestra. Il voto della terza fascia è il non voto e corrisponde al boom dei Cinque Stelle. La sinistra deve individuare certo il segretario ma anche i propri interlocutori. Il paradosso è che la sinistra tendeva a rappresentare gli ultimi e oggi tutto ciò si è ribaltato. Occorre che sinistra sia meno illuminista".

La voce che gira è che Fini potrebbe presentarsi alle prossime Europee del 2024 in quota FdI. E qui c’è un discorso politico che starà facendo la Meloni. L’ex presidente della Camera è stato una figura fondamentale della storia politica italiana. È stato l’uomo che ha traghettato il Movimento Sociale Italiano in Alleanza nazionale, una sorta di “Occhetto nero” che ha dapprima sdoganato Berlusconi e poi ha sdoganato gli ex fascisti, operazione che comunque, in doppiopetto o no, aveva già iniziato a fare Giorgio Almirante di cui Fini è stato il pupillo, il prediletto.

Forse, ha esagerato in zelo quando ha definito il fascismo “male assoluto” perché se è vero che si è guadagnato tanti consensi a sinistra è anche vero che a destra molti lo hanno vissuto come un vero tradimento. Ma in questi tempi così complessi Giorgia Meloni sta compiendo un’operazione che ha qualcosa a che fare con la “svolta di Fiuggi”: sta cercando di sdoganare FdI a livello atlantico, una sorta di “Fiuggi 2” che riapre anche un vecchio dibattito interno all’MSI appunto sull’atlantismo, che ebbe un acceso interlocutore in Pino Rauti.

Scriveva a suo tempo l’allievo di Julius Evola: «Il dialogo con i comunisti era un modo per uscire dalla logica dello scontro frontale, che permetteva alla DC di presentarsi come baluardo rispetto agli opposti estremismi. I tumulti di piazza intimorivano l'opinione pubblica, perché riproponevano la prospettiva della guerra civile, e a guadagnarci erano i democristiani. Quindi confrontarsi con la FGCI poteva essere utile, anche perché io pensavo che avessimo argomenti validi da sottoporre alla gioventù di sinistra. La critica al capitalismo, all'americanismo e all'atlantismo costituiva un possibile terreno d'intesa.»

Qui Rauti parlava della sua teoria del cosiddetto “sfondamento a sinistra” e la sua critica verteva proprio contro il capitalismo Usa e l’atlantismo. Posizione che anche allora era avversata da un giovane Fini e vista cautamente da Almirante. Quindi dietro Fini c’è tanta storia di destra, anzi possiamo dire c’è ancora la “storia di destra” e un suo eventuale ritorno in politica potrebbe rafforzare ulteriormente la scelta atlantica della Meloni, con soddisfazione degli Usa e soprattutto della Nato.

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