Giuliano Amato parla già da premier: "Ecco la mia ricetta sui migranti"

Governo Meloni ko? Amato parla già da primo ministro. Bacchetta l'esecutivo su Repubblica e presenta il suo piano per i migranti

di redazione politica
Giuliano Amato
Politica

Governo ko? Amato parla già da premier. Bacchetta Meloni su Repubblica e presenta il suo piano per i migranti

Un altro indizio che conferma la tesi lanciata da Affaritaliani.it. Giuliano Amato si scalda già per diventare premier al posto di Giorgia Meloni. Sembra proprio che il vento tiri verso un nuovo esecutivo di tecnici o professori e Amato è già pronto a riscendere in campo. Lo conferma anche la lunga intervista a doppia pagina di oggi a Repubblica in cui sembra parlare già da primo ministro in pectore quando illustra la sua ricetta (molto diversa da quella di Giorgia Meloni) sui migranti.

"Oggi si accoglie chi è perseguitato da un regime e si respinge chi è perseguitato dalla fame: questo è inammissibile sul piano dei diritti umani. L’Europa deve uscire da un grande equivoco e riconoscere finalmente lo status di rifugiato economico", dice Amato, che bacchetta Meloni: "Il recente pacchetto di provvedimenti sui migranti? Sono misure che servono solo a dimostrare l’esistenza di un problema, non a risolverlo. Il sociologo Niklas Luhmann l’ha spiegato bene: quando il potere sa di non essere in grado di trovare soluzioni alza il decibel del linguaggio politico per dare a tutti l’impressione di venirne a capo. Questo mi sembra uno di quei casi".

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Amato critica ancora Meloni su Repubblica, in quello che sembra già un manifesto programmatico per la sua ipotetica successione: "Il problema di Giorgia Meloni è comune a molte altre destre sovraniste in Europa, come segnalava un recente articolo dell’Economist: alle prese con la necessità di governare si accorgono che le loro soluzioni estreme non sono praticabili. E se prima urlavano contro l’Europa – il caso di Meloni è sotto i nostri occhi – poi sono costrette a invocarla come risolutore dei problemi. In Italia poi è la storia a complicare un po’ le cose. Lo spiega bene il libro di Paolo Macry sulla destra italiana. Quando scompare la Democrazia Cristiana, il partito che aveva inglobato anche il populismo conservatore di Guglielmo Giannini, questa destra antisistema è andata a mescolarsi con ciò che restava del fascismo: Fratelli d’Italia nasce da questo singolare impasto. Ma oggi non sarebbe interesse della democrazia italiana riuscire ad avere un partito conservatore che non è più un partito fascista?".

Amato parla anche delle contraddizioni di Meloni tra von der Leyen e Orbán: "Sì, è una situazione difficile per tutti. Per la premier, perché pressata a destra dalla Lega. E per lo stesso Salvini che sta conducendo all’alleanza con Marine Le Pen un partito radicato nella democrazia italiana. Questo non riesco a capirlo, ma non sono il solo". Sulle voci di sua ascesa al ruolo di premier, Amato però nega: "L’ho letto e non so se è più penoso o più comico. Capisco che l’Italia è sempre più un paese di anziani, ma la sola idea di affidare il governo a un uomo di 85 anni dimostra una sfiducia nelle generazioni più giovani che l’Italia non merita".

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