Governo, anche lo "sponsor" Renzi passa all'attacco Draghi

Tutto è maggioranza, perché tutto è Draghi: la cifra di questa stagione politica

L'opinione di Daniele Marchetti
Politica
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Governo, l'elezione di Stefania Craxi alla presidenza Commissione Esteri del Senato è un altro capitolo della crisi di maggioranza

Stefania Craxi è la nuova presidente della Commissione Esteri del Senato. Apriti cielo! Volano gli stracci e qualcuno grida alla fine della maggioranza. Perché, in Italia c'è una maggioranza? Macché; in Italia c'è Mario Draghi. Il resto è contorno, comparsa, testimonianza politica. Quindi perché preoccuparsi delle minacce del leader dei 5Stelle Giuseppe Conte dopo la nuova sonora batosta parlamentare? Perché interrogarsi sulla tenuta della maggioranza che è talmente grande da -nei fatti- non esistere?

Tutto è maggioranza, perché tutto è Draghi: la cifra di questa stagione politica. Eppure qualcosa scricchiola. Sebbene l'intoccabilità dell'inquilino di Palazzo Chigi sia stata consolidata, rafforzata, cementata dalla riconferma -assai sofferta ed assai sopportata- del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l'aureola dell'ex mister BCE appare offuscata, indebolita, quasi logora come l'azione del suo governo. Tanto che persino il suo più accanito e convinto sponsor politico, quel Matteo Renzi che non parla mai a casaccio, ha iniziato un bombardamento a bassa intensità (tanto per rimanere in clima di guerra) a partire dal siluro lanciato sulla riforma Cartabia definita addirittura «inutile».

Del resto anche la recente visita a Washington, seppur molto reclamizzata, preparata ed enfatizzata, non è stata quel successo diplomatico e di prestigio che il Capo del governo si attendeva: nessun riconoscimento ufficiale (significativa la mancata conferenza stampa congiunta Biden-Draghi) ed una evidente distonia tra Palazzo Chigi e la Casa Bianca.

E se il bel tempo si vede dal mattino (distinguo sulle forniture di armi all’Ucraina, paletti sulle riforme, critiche sull’attuazione del PNRR) sonori temporali per l'Esecutivo (ovvero per Draghi) non tarderanno ma -si badi bene- non per far cadere il governo (per carità, quello deve restare in piedi a tutela dei molti -soprattutto Senatori- che in Parlamento non torneranno) quanto per "bollire" politicamente un Premier che nella sua ambizione quirinalizia ha disperso, dissolto e dilapidato molto di quell’alone di prestigio che aveva salutato -come un uragano- la sua ascesa.

Una situazione di evidente difficoltà e di “insofferenza” che ormai sembra trasparire a piene mani anche dall’espressione assai meno serena e sovente molto tesa del volto di Mario Draghi.

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