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Perchè il Milan merita di vincere lo scudetto: il modello Elliott trionfa

Da Scaroni a Gazidiz, passando per Maldini e Massara, i gioielli rossoneri (Leao, Theo, Maignan...) e mago Pioli: ecco perché il Milan si merita lo scudetto

Milan-Inter, uno scudetto per due. Il derby tricolore al fotofinish

La cavalcata vincente del Diavolo verrà coronata dallo scudetto al Mapei Stadium nel match in programma domenica sera alle 18.00 contro il Sassuolo? Serve un solo punto ai rossoneri per render vano il probabile successo dell'Inter in casa contro la Sampdoria, quindi i tifosi stanno vivendo una settimana di passione, tra riti scaramantici e tensioni legate a una volata tricolore doppiamente stressante, visto che la rivale in questione è l'Inter. In ballo dunque c'è la supremazia cittadina, prima ancora che quella nazionale. Anche in termini di titoli conquistati visto che il Diavolo è a quota 18 e i cugini nerazzurri a 19 (se vincessero, si cucirebbero la seconda stella).

 

 

 

 

Perché il Milan merita di vincere lo scudetto

Già, ma perché il Milan si merita di vincere lo scudetto? Intanto parlano i derby giocati in campionato: pari all'andata e vittoria in rimonta in quello di ritorno, quando Giroud ribaltò la partita negli ultimi venti minuti (2-1). Un successo clamoroso: all'intervello il Diavolo era potenzialmente sotto di 10 punti (compreso l'eventuale vittoria dell'Inter a Bologna nel recupero, cosa poi non accaduta, ma questa è un'altra storia...).

Milan, Pioli tra i top mister europei

E poi questo sarebbe lo scudetto di Stefano Pioli. Arrivato a Milanello come traghettatore dopo l'esonero di Giampaolo e diventato vero e proprio condottiero della nouvelle vague rossonera. Il suo Milan gioca un calcio moderno, per velocità, capacità di verticalizzare e di adattarsi alle situazione. Un Diavolo camaleontico a immagine e somiglianza di un allenatore troppe volta sottovalutato in passato e ora chiaramente consacratosi non tra i migliori tecnici italiani, ma bensì europei.

I talenti del Milan: da Leao a Theo Hernandz, Maignan, Tomori e.... I gioielli esplosi con Pioli in panchina

Il Milan di Stefano Pioli poi è una fucina di talenti: tutti pagati poco o comunque arrivati a prezzi accettabili (grande merito in un calcio che vive di costi folli) e oggi decisamente più "cari". Da Rafael Leao (11 gol in stagione, giocate da fuoriclasse e i club degli sceicchi - Psg e Manchester City - incantati da lui) a Isma Bennacer (che venne preso per 16 milioni + 1 di bonus dall'Empoli nel 2019 e un mese dopo era già stato eletto miglior centrocampista della Coppa d'Africa), passando per Theo Hernandez (5 gol, 6 assist e quelle accelerazioni che al mondo sanno fare davvero pochi giocatori: piace a mezza Europa ma il Milan lo ha blindato a febbraio con rinnovo al 2026), Tonali (capitan futuro quest'anno ha incantato tutti per leadership, energia e tecnica: Pioli lo ha avvicinato a De Rossi, il sospetto è che nei prossimi anni sarà Sandro la pietra di paragone dei futuri talenti del centrocampo italiano) e Kalulu (arrivato come terzino 18enne dalle giovanili del Lione e oggi uno dei migliori difensori centrali d'Europa) solo per fare qualche nome. L'allenatore milanista è stato eccezionale anche nel costruire, giorno dopo giorno, una grande autostima in un gruppo giovane e cresciuto senza aver paura di niente e nessuno. Senza dimenticare quel Mike Maignan che si è consacrato miglior portiere del campionato italiano (16 clean sheet quest'anno, insuperabile tra i pali e fortissimo con i piedi: quell'assist di 70 metri che lanciò Rafa Leao in gol con la Samp è ancora nella testa di tutti), riuscendo a far dimenticare in un amen Gigio Donnarumma. O il 24enne Fikakayo Tomori perno insuperabile della difesa, preso in prestito dal Chelsea - dove non era titolare nel gennaio 2021 - e riscattato quell'estate a 28 milioni: oggi ne vale il doppio.

Milan, la vittoria di Elliott: da Scaroni a Gazidis, da Maldini a Massara... Il modello vincente del Diavolo

I meriti della società sono evidenti e totali. Maldini, Massara e la squadra scouting di Geoffrey Moncada ha pescato talenti a basso costo costruendo tassello dopo tassello un'orchestra vincente. Non solo. Il Milan di Elliott - guidato da manager di spessore mondiale quali Paolo Scaroni e Ivan Gazidis - è un modello economico e non solo sportivo: i conti tornano e questo è un merito clamoroso in un calcio che spesso piange per la crisi. Frutto di un lungo lavoro compiuto giorno dopo giorno da quel 18 luglio 2018, giorno in cui il fondo americano annunciò di aver preso il controllo del club. A livello di sponsor e marketing il Milan ha riguadagnato posizioni su posizioni. Ora, resta da chiarire la questione stadio (Sesto San Giovanni o ancora nel quartiere di San Siro): la casa rossonera su cui poggiare le basi per un futuro ancora più vincente. E sullo sfondo resta la questione proprietà con RedBird e Investcorp, pronte a investire oltre un miliardo (anche 1,2) per un club che Elliott può anche decidere di vendere, ma senza fretta né ansie particolari. Il giocattolo rossonero funziona...

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