La sfida Letta-Meloni lascia Draghi a Palazzo Chigi fino al 2028

Gongolano le forze centriste, Calenda, Renzi & Co.

Di Alberto Maggi
Matteo Renzi, Mario Draghi e Carlo Calenda
Politica
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Al centro di Calenda e Renzi basta il 10. E il gioco è fatto


Il 10% è sufficiente. Anzi, è perfetto. Le stime dell'area moderata di centro Azione-Più Europa con Italia Viva e civiche, dopo le elezioni comunali di domenica scorsa, parlano proprio del 10% alle prossime politiche. Non serve altro. Va benissimo così. La doppia cifra appena raggiunta è quanto basta per realizzare il progetto di Calenda e Renzi: Mario Draghi presidente del Consiglio per altri 5 anni fino al 2028. L'esito della tornata elettorale ha mostrato come Pd e Fratelli d'Italia siano egemoni nelle loro rispettive coalizioni, ma senza la forza necessaria e sufficiente per governare.

Con l'attuale legge elettorale o con il proporzionale con sbarramento due blocchi guidati da Enrico Letta e da Giorgia Meloni entrambi intorno al 40% consentiranno al nascente centro - al quale potrebbero aderire pezzi di Forza Italia, l'ex sindaco di Verona Flavio Tosi e il Governatore della Liguria Giovanni Toti - con il loro 10% di non far vincere nessuno (il restante 10%, probabilmente, verrà raccolto dai tanti partiti e movimenti spesso anti-sistema come Italexit e Sinistra Italiana).

Prendiamo ad esempio la Camera che con il taglio dei parlamentari sarà formata da 400 deputati. La coalizione di Letta (con M5S e altri pezzi di Centrosinistra) potrebbe arrivare a 170-180 seggi, esattamente il risultato, numero più numero meno, del Centrodestra a trazione Meloni con dentro la Lega e Forza Italia. A quel punto, con nessun schieramento che ha la maggioranza in Parlamento, il centro - stimato tra 25 e 30 deputati - farà la proposta ufficiale al presidente della Repubblica di restare con Draghi premier a capo di un governo di larghe intese.

Il Pd non potrebbe sottrarsi, così come Forza Italia e una fetta - quella governista - di Lega (Giancarlo Giorgetti-Governatori) e Movimento 5 Stelle (Luigi Di Maio). Un piano già scritto, un puzzle che lentamente deve comporsi e che ha avuto il primo tassello domenica scorsa alle Comunali (ad esempio con l'ottimo risultato della lista Bucci a Genova). Il tutto ovviamente con il via libera entusiasta dell'Unione europea, delle cancellerie, delle banche d'affari (Goldman Sachs in testa), dei mercati (pronti a far volare lo spread più di quanto stia già salendo con i sovranisti o i populisti al governo) e in generale dei cosiddetti poteri forti. Insomma, la contrapposizione Letta-Meloni fa il gioco di chi vuole che Draghi resti a Palazzo Chigi fino al 2028.

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